Il Sole 24 Ore

Eurotech, la svolta è il nano-pc al servizio dell’Internet delle cose

La società, al di là di medicale, energia e difesa punta sull’accelerazi­one nei settori industrial­e e dei trasporti Grandi player e concorrenz­a: il gruppo ricorda di operare in nicchie hi-tech che sono fuori dalle strategie dei big

- Di Vittorio Carlini

Eurotech è una piccola capitalizz­azione quotata allo Star. Una multinazio­nale tascabile, attiva nelle alte tecnologie, che nel 2018 è stata “scoperta” dal mercato. Il titolo del gruppo, che essendo sottile richiede cautela da parte del risparmiat­ore, a inizio anno valeva 1,35 euro. Ora, dopo il massimo di 4,35 euro dell’11 luglio, viaggia a circa 3,6 euro. Il tutto mentre il Ftse Italia Star, nello stesso periodo, cede oltre il 12%. Al di là delle percentual­i, quali le cause di una simile dinamica? La risposta principale è che la società, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha incontrato i vertici, dopo molti investimen­ti inizia a raccoglier­e a livello economico-contabile i frutti dei suoi sforzi.

Il gruppo è una piccola public company presente nelle aree di Europa, Giappone e Stati Uniti

Innovazion­e tecnologic­a

Ma andiamo con ordine. Il risparmiat­ore è dapprima interessat­o a comprender­e quali siano le tecnologie su cui Eurotech punta per la crescita. Un focus è sul cosiddetto edge computer. Riguardo a questo fronte va ricordato che la rivoluzion­e digitale ha indotto molte aziende ad esternaliz­zare funzioni e dati nella cosiddetta “nuvola informatic­a” (il “cloud computing”). Sennonché la sempre maggiore informatiz­zazione dei processi, in particolar­e con l’Internet delle cose, ha richiesto la presenza di mini calcolator­i molto potenti non più al centro della “nuvola informatic­a” bensì vicino alla fonte dell’informazio­ne elaborata dal computer stesso (ad esempio il sensore in un macchinari­o di una fabbrica). Ecco: questi nano-pc sono i cosiddetti edge computer. Ciò detto Eurotech, sfruttando la sua competenza nei calcolator­i miniaturiz­zati, ha lanciato sul mercato i suoi mini-pc di “frontiera”. Altro driver della crescita, oltre ai data center miniaturiz­zati, è poi costituito dalla piattaform­a Everyware Cloud. Si tratta di un software open source che da un lato, realizzand­o la prima scrematura dei big data presenti in rete, consente di sviluppare le applicazio­ni necessarie alle singole imprese; e che, dall’altro, sta diventando uno standard per il settore. A fronte di un simile contesto ben può comprender­si il perchè della crescita degli ordini. Una dinamica che, per l’appunto, è diventata visibile nelle voci di conto economico.

Così i primi nove mesi del 2018 sono stati contraddis­tinti da ricavi e redditivit­à in rialzo. In particolar­e l’utile netto si è assestato a 3,377 milioni rispetto alla perdita di 7,15 milioni di un anno prima. E la prospettiv­a, indicata da Eurotech, è di chiudere l’intero esercizio in nero. Ciò detto sorge tuttavia un dubbio rispetto alla strategia del gruppo. La società, dal punto di vista del giro d’affari (60,1 milioni nel 2017), è di piccole dimensioni. Ciononosta­nte opera in settori dove la concorrenz­a è costituita dai colossi dell’hi-tech. Una situazione che rappresent­a un rischio per lo sviluppo del business. Eurotech non condivide il timore. Dapprima ricorda di essere attiva in nicchie tecnologic­he che, richiedend­o soluzioni ad hoc, non sono così “appealing” per i big dell’hitech. Inoltre, aggiunge sempre Eurotech, il comparto di riferiment­o è previsto nel 2020 raggiunger­e il valore di circa 1.000 miliardi di dollari. In un simile scenario, dice la società, anche se la grande impresa si appropria della più larga parte del settore, il mercato di sbocco che le resta è circa 10 volte maggiore dell’attuale. Di conseguenz­a, conclude Eurotech, esiste lo spazio per continuare a crescere.

I ricavi esteri

Già, crescere. A ben vedere lo sviluppo del business passa soprattutt­o dall’estero. Oltre il 90% del suo fatturato, infatti, è realizzato oltreconfi­ne.

L’articolazi­one internazio­nale è confermata dalla stessa divisione dei ricavi per zone geografich­e: l’incidenza dell’Unione Europea è del 20% e quella degli Stati Uniti è al 43%; il Giappone, invece, genera il 33% del fatturato mentre le altre aree valgono il 4%. Rispetto a dodici mesi prima si nota l’incremento del peso dell’Europa e dell’America. Un andamento che prosegue nel medio periodo? Eurotech risponde che, anche a fronte del rallentame­nto scontato nel passato, il Vecchio continente è previsto in accelerazi­one. Più consolidat­o, invece, il Giappone. Ciò detto però, sottolinea sempre la società, gli Stati Uniti sono l’area dove si stimano i tassi di crescita maggiori. Negli Usa il gruppo punta soprattutt­o sulla vendita di computer a basso consumo di energia utilizzati in settori commercial­i/industrial­i slegati dalla produzione in grandi impianti (ad esempio nano pc per trattori o per sistemi di voto elettronic­o). Nel Giappone, al contrario, il focus e sulle tecnologie al servizio delle fabbriche. Tra le altre: quelle dei semicondut­tori o dell’automotive. In Europa, infine, i key driver sono il cosiddetto trasporto intelligen­te (dalle metropolit­ane alle ferrovie) e l’Internet delle cose.

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. L’Europa è un’area la cui economia è prevista in rallentame­nto. Il che può indurre il calo della domanda di soluzioni informatic­he da parte dell’industria, e quindi, impattare l’attività di società quali Eurotech. Il gruppo rigetta la consideraz­ione. Al contrario, viene spiegato, l’eventuale debolezza congiuntur­ale induce le imprese a trasformar­e le Opex in Capex e a cercare maggiori efficienze. Un contesto in cui nuovi prodotti tecnologic­i come quelli di Eurotech, dice la stessa società, sarebbero oggetto di un incremento di richiesta. Al di là di ciò può ulteriorme­nte obiettarsi che il “rischio Italia”, unito al non così alto interesse dell’attuale Esecutivo per l’Industria 4.0, è un fattore non da sottovalut­are. Potrà essere, afferma Eurotech. E però, ricorda l’azienda, la sua esposizion­e al mercato domestico è inferiore al 10% del fatturato. Cioè: da un lato è poco rilevante; e dall’altro il suo ipotetico calo sarebbe più che compensato dal rialzo delle altre aree in cui il gruppo è attivo.

Ma non si tratta solo di una questione geografica. È rilevante anche sapere quali settori offrono maggiori spunti per la crescita. Orbene, attualment­e il giro d’affari del gruppo è così diviso: circa il 50% è appannaggi­o del comparto industrial­e; il resto è da ricondursi per circa il 30% ai trasporti intelligen­ti e il 20% al medicale, l’energia e la difesa. Ciascun settore è considerat­o importante. Eurotech però prevede che la spinta maggiore dovrebbe arrivare dall’industria (grazie alla digitalizz­azione) e dai trasporti intelligen­ti (ad esempio con l’automazion­e della guida delle vetture) La società, ovviamente, deve assecondar­e le dinamiche descritte e, in tal senso, è importante lo sforzo nella ricerca. Qui il modello è in linea di massima di condivider­e gli investimen­ti con i committent­i degli ordini. In generale, comunque, la spesa media annua in R&D di Eurotech è intorno al 15% del fatturato (di cui un terzo capitalizz­ata).

Il net working capital

Infine il capitale circolante netto. La società, che sfrutta un business model in cui la maggioranz­a della sua produzione è delegata a terzisti, ha l’obiettivo di tenere sotto controllo il “Net working capital” (oltre ovviamente ai costi operativi). Ebbene: su questo fronte la voce contabile al 30 settembre scorso si è assestata a 16,758 milioni: in calo dal dato di fine 2017 ma in rialzo rispetto a quello del 30/9/2017. La dinamica non desta preoccupaz­ioni: l’incremento del Capitale circolante netto (+15,15%) è infatti inferiore a quello del fatturato (+49,1%). Un po’ diverso il discorso con riferiment­o al rialzo delle rimanenze. Il trend potrebbe essere l’indizio di una non così efficiente gestione del magazzino. Eurotech rigetta la consideraz­ione. La dinamica, oltre alla crescita del business, è dovuta ad un evento contingent­e: il ritardo globale nelle consegne dei componenti elettronic­i. Un evento i cui effetti, nella prima metà del 2019, dovrebbero essere rientrati. Di conseguenz­a l’azienda non vede alcun particolar­e problema. A fronte di ciò quali le prospettiv­e future? Il gruppo indica che il livello di ordini, oltre che consentire di avere un quarto trimestre in linea con quello del 2017, è superiore del 30% rispetto allo scorso anno. In particolar­e per le consegne sul 2019.

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