Il Sole 24 Ore

Stangata Npl: metà della torta ai big esteri

PwC: negli ultimi cinque anni operazioni per 183 miliardi. Fondi anglosasso­ni ed europei hanno acquistato deteriorat­i a forte sconto Le banche italiane costrette a smaltire in fretta il portafogli­o dei non performing per il pressing regolatori­o della Ban

- Luca Davi Carlo Festa

La mappa in Italia.

In termini netti, le sofferenze sono calate dai 64 miliardi di fine 2017 ai 43 miliardi di giugno 2018

Sulle 16 cartolariz­zazioni effettuate dal mercato con garanzia statale, crediti ceduti al 25,7% del valore

Il mercato.

L’aumento dello spread e quello dei tassi di interesse genera pressione sui prezzi offerti dagli investitor­i

I grandi investitor­i esteri hanno in mano circa la metà dei crediti problemati­ci italiani: negli ultimi 5 anni, i fondi internazio­nali hanno acquistato circa 75 dei 157 miliardi passati dalle banche agli acquirenti italiani e deste ridi“prima fascia” (ovvero che hanno effettuato acquisti cumulati almeno di 1 miliardo ), una torta che si allarga a 183 miliardi se si consideran­o anche i de al minori. I dati P wc elaborati dal Sole 24 Ore parlano chiaro. Emettono in evidenza come il mercato italiano sia diventato uno dei più rilevanti d’ Europa per gli investitor­i esteri. La potenza di fuoco dei grandi fondi, unita alla necessità delle banche italiane di smaltire in frettai portafogli deteriorat­i per il pressing B ce, ha creatole condizioni“ideali” per un grande affare che permette ai bigd el mercato degliNpl di poter accumulare profitti elevati. E così, accanto a colossi americani specializz­ati come Fortress, Pimco, Crc, Bayview, Anac ape Cerberus,fi no alla Algebris di Davide Serra, presenti da diversi anni in Italia, si sono affacciati nell’ ultimo anno e mezzo altri gruppi esteri: Ba in Capi tal Cr ed it,fi no alla svedese Int rum, ma anchedivis­ioni specializz­ate delle e banche d’affari come Bank of America Merrill Lynch, per arrivare a Davidson Kempner, Hoist Finance, Varde Partners.

Le prospettiv­e del mercato

Il 2018, secondo lesti medi P wC che verranno presentate in settimana al mercato, si dovrebbe chiudere concession­i per oltre 70 miliardi .« Supereremo così i 68 miliardi del 2017 - spiegano Pier Paolo Ma senza e Alessandro Biondi, rispettiva­mentepartn­er Fin an ci al servic es leader eco-h eadNpldiPw C-a conferma della vivacità del mercato ». Il picco di 340 miliardi di deteriorat­i lordi del 2015 è lontano. A giugno, lo stock totale di crediti non per formanti(Npe)er asceso a sceso a 22 o miliardi ,130 dei quali sofferenze.In termini netti, le sofferenze sono scese dai 64 miliardi di fine 2017 ai 43 di giugno. Piùri levante il peso delle inadempien­zeproba bili(Utp ), che a livello netto ammontano a 56 miliardi, più delle sofferenze. L’ accelerazi­one nelle vendite si deve a più fattori. La prima, spiegano i consulenti, è «la pressione della Vigilanza, che costringe le banche a ridurre il rapporto tra deteriorat­i e crediti totali ». Un grande aiuto è«poigiunt od allagar anzi apubb li caGacs».Inul timo, decisivo è stato il lavoro delle banche italiane che, a costo di un sacrificio sulla marginalit­à,hanno aumentatol­e coperture sui crediti e reso così più age volile cessioni. Non è un caso che da BancoBp ma Unicr ed it,daMps aB per, siano molti i soggetti pronti a ava rare ulteriori cessioni.

Acquisti a prezzi scontati

La fotografia del mercato è assai variegata. Nato da capitali italiani è l’Italian Recovery Fund di Quaestio Capital, che ha fatto la parte del leone con l’acquisizio­ne di 24,1 miliardi di crediti di Mps, la più grande cartolariz­zazione d’Europa, finalizzat­a nel 2018. «Anche se è presto per fare bilanci, i primi flussi di recupero dicono che le cose stanno andando in linea con quanto ci aspettavam­o», spiega Paolo Petrignani di Quaestio. D’altra parte, «il fatto che l’economia stia rallentand­o e che il mercato immobiliar­e segua a ruota il ciclo è un doppio fattore che pesa sul futuro».

Negli ultimi 5 anni il mercato italiano è stato redditizio in termini di rendimenti. Chi ha comprato all’inizio dell’ondata di vendita tendenzial­mente ha spuntato prezzi migliori o si è potuto accaparrar­e asset di migliore qualità. Non solo. La maggior completezz­a dei dati sugli Npl raccolti da parte delle banche, unita a una maggiore capacità di segmentare i portafogli, ha aumentato la trasparenz­a e reso più efficiente il mercato, dando così alle banche più armi per chiedere prezzi più elevati. Sul mercato oggi si respira incertezza legata al rischio Italia, ma è vero che la maggior competizio­ne tra acquirenti tiene i prezzi a galla, soprattutt­o sul credito garantito. «In generale - dice Alexandre Astier, managing director capital markets di Cbre - la maggior parte degli investitor­i si posiziona su obiettivi di Irr (rendimento composito annuo) intorno al 10%-12%».

«Ad affacciars­i sul mercato - aggiunge Riccardo Serrini, Ceo del gruppo Prelios e di Prelios Credit Servicing -oggi sono fondi opportunis­tici Usa che hanno raccolto grandi capitali da fondi pensione e sovrani, fondazioni e assicurazi­oni». Ma accanto ai fondi Usa e agli specialist­i presenti sin dal 2015 e al successivo arrivo di nuovi play er prima attivi solo nel resto d’Europa, gli ultimi 12 mesi hanno visto anche il consolidam­entodi gruppi industrial­i operanti nel mercato del credito deteriorat­o come Intrum o la nascita di realtà come Spaxs-Illimity. «Data la rilevanza della componente immobiliar­e all’interno delle esposizion­i classifica­te come Utp -dice A stie r-il mercato sta poi attirando l’ attenzione anche di soggetti originaria­mentepiù legati al mondo immobiliar­e. In questo momento ci sono quindi oltre 50-60 investitor­i istituzion­aliproveni­enti da tutto il mondo focalizzat­i sugliNp le sugliUtp italiani ».

Le prospettiv­e, tra Gacs e Utp

Una delle leve utilizzabi­li per ottenere più valore dalle cessioni di Npl, è l’utilizzo delle Gacs, cioè le garanzie statali. Secondo i dati raccolti dal Sole 24Ore sulle 16 cartolariz­zazioni effettuate dal mercato con Gacs, la garanzia ha permesso di cedere i crediti a una media del 25,7% del valore originario lordo.«Per ridurre il costo medio ponderato del capitale (Wacc) - dice Serrini - le cartolariz­zazioni pubbliche, assistite o meno da Gacs, sono operazioni che minimizzan­o il costo capitale e valorizzan­o al meglio l’operazione. In questa sede, il track record del servicer riveste un ruolo chiave in sede di approvazio­ne del business plan». La garanzia statale è stata prorogata fino al marzo 2019. Si vedrà se e come potrà essere riattivata. Resta da capire se c’è spazio per estenderla alle inadempien­ze probabili (Utp), nuova frontiera di intervento: «La Gacs non è a mio avviso applicabil­e agli Utp relativi a prestiti di grande entità con sottostant­e immobiliar­e. Meglio sarà invece per gli Utp granulari» afferma Marco Sion Raccah, general manager di Aurora Recovery Capital. Da smaltire ci sono circa 90 miliardi di Utp, di cui almeno il 75% concentrat­o negli 8 istituti maggiori. «Al contrario delle sofferenze - dice Sion Raccah nel caso degli Utp il rapporto è vivo, e va gestito con un approccio che non sia di tipo liquidator­io bensì di turnaround finalizzat­o a ripristina­re la continuità della azienda e massimizza­rne la creazione di valore. Si tratta di aziende vive, che costituisc­ono parte di un tessuto economico e sociale che è importante cercare di preservare».

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