Riparte dalle infrastrutture verdi la progettazione delle nuove metropoli
Dalle app al telerilevamento, dal crowdfunding ai big data. Ecco come le tecnologie scendono in campo per sostenere le foreste, fuori e dentro le città
Citizen science e app, telerilevamento, crowdfunding, big data e nuove tecnologie scendono in campo per sostenere le foreste, fuori e dentro le città. L’occasione per riflettere sul loro ruolo arriva dal Forum mondiale sulle foreste urbane promosso dalla Fao e organizzato dal Comune di Mantova con il Politecnico di Milano e la Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale, ma anche dal ciclone Vaia che un mese fa ha colpito il nord Italia sradicando milioni di alberi.
Le foreste sono fondamentali per bilanciare l'ecosistema, filtrare l'aria e l'acqua, sequestrare anidride carbonica, fornire legname e come habitat per gli animali selvatici e in città a questi si aggiungono altri vantaggi: aiutano a stare meglio fisicamente e psicologicamente, ad avere quartieri più vivibili, sicuri, puliti e meno vulnerabili agli eventi metereologici estremi come allagamenti e ondate di calore. Persino a far durare di più l'asfalto. Che siano così importanti è insieme una bella e brutta notizia, perché coprono oltre un terzo del territorio italiano, ma Vaia ha appena spazzato via circa 8 milioni di metri cubi di alberi dai boschi del Veneto (la regione più colpita) e di Lombardia, Piemonte, Trentino e Friuli-Venezia Giulia.
Le foreste poi sono fondamentali anche in città. «Ne abbiamo bisogno per fronteggiare gli eventi estremi a cui andiamo incontro - dice Nadine Galle, ecologista urbana e co-fondatrice di Greencity watcher, spin off universitario che si occupa di interpretare i big data relativi al verde cittadino per sostenere le amministrazioni nella progettazione di nuovi spazi - Gli alberi per esempio mitigano gli effetti delle ondate di calore che periodicamente ci assalgono e assorbono le acque piovane evitando allagamenti. Filtrano l'aria e hanno effetti benefici sulla salute sia fisica che mentale: la loro presenza incide sull'obesità e il tono muscolare, sulla depressione, l'ansia e l'aggressività».
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità ogni cittadino dovrebbe avere a disposizione 9 metri quadrati di verde, ma a fronte dei 120 m2 di cui può godere un abitante di Vienna, uno di Tokio dispone di appena 20 cm2. «La sola esistenza di un parco inoltre non è garanzia che gli spazi siano fruibili - continua Galle - per questo abbiamo ideato il Green city watch index, in cui un algoritmo esamina vari parametri restituendo una misurazione oggettiva della qualità del verde urbano. Disponiamo di una quantità di informazioni senza precedenti: i big data arrivano da foto satellitari ad altissima risoluzione e da immagini multispettrali, ma anche dai social media, dalle app per il fitness, dai telefonini e perfino da app per il tempo libero come Tripadvisor. Con i loro dati le persone ci parlano delle proprie preferenze, ci dicono cosa preferiscono e cosa vorrebbero migliorare negli spazi verdi che frequentano. Abbiamo imparato ad ascoltarle».
I boschi italiani, invece, non li ascolta nessuno e nessuno ascolta neppure chi da anni si batte per cercare di dargli voce. «Coprono circa il 37% del territorio italiano e sono la prima fonte di energia rinnovabile del paese - dice Davide Pettenella, docente di Economia e politica forestale all'Università di Padova - Secondo gli ultimi rilievi, in Italia coprono 11,8 milioni di ettari: abbiamo un coefficiente di boscosità, cioè un rapporto tra territorio boscato e non, superiore a Francia, Regno Unito e Germania. Siamo un paese forestale eppure nessuno lo sa, perché l'informazione continua a diminuire. Persino nella più completa pubblicazione dell'Istat, l'Annuario statistico italiano, settecento pagine di tabelle, figure e dati, quello sulla superficie forestale non è riportato. Come si fa a fare programmazione così?». Avere informazioni precise sulla composizione ed estensione dei boschi è fondamentale per fare manutenzione, poterli sfruttare adeguatamente e far fronte alle emergenze. «L'Europa è abituata a eventi disastrosi. Nel 2018 i boschi tedeschi, austriaci, polacchi e della Repubblica Ceca hanno avuto danni per 51 milioni di m3 a fronte dei nostri 8. Gli altri paesi non li considerano più eventi eccezionali: stanno diventando la norma. In Italia quello che colpisce non sono i danni ma l'impreparazione. Molto del legname pregiato a terra non verrà trasformato ma bruciato, lasciato nei boschi o usato come truciolato. Le nuove tecnologie possono fornire un aiuto efficace per il monitoraggio delle superfici, delle tagliate, per individuare lo stato di salute dei boschi e delle infrastrutture, per studiare le aree danneggiate e seguire l'evoluzione degli incendi, stimare a distanza l'altezza dei boschi, lo stock di legname ma anche per esempio la quantità di CO2 fissata dagli alberi. I boschi sono preziosi ma li conosciamo troppo poco e li usiamo male».