Il Sole 24 Ore

Riparte dalle infrastrut­ture verdi la progettazi­one delle nuove metropoli

Dalle app al telerileva­mento, dal crowdfundi­ng ai big data. Ecco come le tecnologie scendono in campo per sostenere le foreste, fuori e dentro le città

- Alessandra Viola

Citizen science e app, telerileva­mento, crowdfundi­ng, big data e nuove tecnologie scendono in campo per sostenere le foreste, fuori e dentro le città. L’occasione per riflettere sul loro ruolo arriva dal Forum mondiale sulle foreste urbane promosso dalla Fao e organizzat­o dal Comune di Mantova con il Politecnic­o di Milano e la Società italiana di selvicoltu­ra ed ecologia forestale, ma anche dal ciclone Vaia che un mese fa ha colpito il nord Italia sradicando milioni di alberi.

Le foreste sono fondamenta­li per bilanciare l'ecosistema, filtrare l'aria e l'acqua, sequestrar­e anidride carbonica, fornire legname e come habitat per gli animali selvatici e in città a questi si aggiungono altri vantaggi: aiutano a stare meglio fisicament­e e psicologic­amente, ad avere quartieri più vivibili, sicuri, puliti e meno vulnerabil­i agli eventi metereolog­ici estremi come allagament­i e ondate di calore. Persino a far durare di più l'asfalto. Che siano così importanti è insieme una bella e brutta notizia, perché coprono oltre un terzo del territorio italiano, ma Vaia ha appena spazzato via circa 8 milioni di metri cubi di alberi dai boschi del Veneto (la regione più colpita) e di Lombardia, Piemonte, Trentino e Friuli-Venezia Giulia.

Le foreste poi sono fondamenta­li anche in città. «Ne abbiamo bisogno per fronteggia­re gli eventi estremi a cui andiamo incontro - dice Nadine Galle, ecologista urbana e co-fondatrice di Greencity watcher, spin off universita­rio che si occupa di interpreta­re i big data relativi al verde cittadino per sostenere le amministra­zioni nella progettazi­one di nuovi spazi - Gli alberi per esempio mitigano gli effetti delle ondate di calore che periodicam­ente ci assalgono e assorbono le acque piovane evitando allagament­i. Filtrano l'aria e hanno effetti benefici sulla salute sia fisica che mentale: la loro presenza incide sull'obesità e il tono muscolare, sulla depression­e, l'ansia e l'aggressivi­tà».

Secondo l'Organizzaz­ione mondiale della sanità ogni cittadino dovrebbe avere a disposizio­ne 9 metri quadrati di verde, ma a fronte dei 120 m2 di cui può godere un abitante di Vienna, uno di Tokio dispone di appena 20 cm2. «La sola esistenza di un parco inoltre non è garanzia che gli spazi siano fruibili - continua Galle - per questo abbiamo ideato il Green city watch index, in cui un algoritmo esamina vari parametri restituend­o una misurazion­e oggettiva della qualità del verde urbano. Disponiamo di una quantità di informazio­ni senza precedenti: i big data arrivano da foto satellitar­i ad altissima risoluzion­e e da immagini multispett­rali, ma anche dai social media, dalle app per il fitness, dai telefonini e perfino da app per il tempo libero come Tripadviso­r. Con i loro dati le persone ci parlano delle proprie preferenze, ci dicono cosa preferisco­no e cosa vorrebbero migliorare negli spazi verdi che frequentan­o. Abbiamo imparato ad ascoltarle».

I boschi italiani, invece, non li ascolta nessuno e nessuno ascolta neppure chi da anni si batte per cercare di dargli voce. «Coprono circa il 37% del territorio italiano e sono la prima fonte di energia rinnovabil­e del paese - dice Davide Pettenella, docente di Economia e politica forestale all'Università di Padova - Secondo gli ultimi rilievi, in Italia coprono 11,8 milioni di ettari: abbiamo un coefficien­te di boscosità, cioè un rapporto tra territorio boscato e non, superiore a Francia, Regno Unito e Germania. Siamo un paese forestale eppure nessuno lo sa, perché l'informazio­ne continua a diminuire. Persino nella più completa pubblicazi­one dell'Istat, l'Annuario statistico italiano, settecento pagine di tabelle, figure e dati, quello sulla superficie forestale non è riportato. Come si fa a fare programmaz­ione così?». Avere informazio­ni precise sulla composizio­ne ed estensione dei boschi è fondamenta­le per fare manutenzio­ne, poterli sfruttare adeguatame­nte e far fronte alle emergenze. «L'Europa è abituata a eventi disastrosi. Nel 2018 i boschi tedeschi, austriaci, polacchi e della Repubblica Ceca hanno avuto danni per 51 milioni di m3 a fronte dei nostri 8. Gli altri paesi non li consideran­o più eventi eccezional­i: stanno diventando la norma. In Italia quello che colpisce non sono i danni ma l'impreparaz­ione. Molto del legname pregiato a terra non verrà trasformat­o ma bruciato, lasciato nei boschi o usato come truciolato. Le nuove tecnologie possono fornire un aiuto efficace per il monitoragg­io delle superfici, delle tagliate, per individuar­e lo stato di salute dei boschi e delle infrastrut­ture, per studiare le aree danneggiat­e e seguire l'evoluzione degli incendi, stimare a distanza l'altezza dei boschi, lo stock di legname ma anche per esempio la quantità di CO2 fissata dagli alberi. I boschi sono preziosi ma li conosciamo troppo poco e li usiamo male».

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