NUOVA AUTOREVOLEZZA PER LA CULTURA
Nel contesto veloce e smemorato degli ultimi trent’anni i grandi media e i tradizionali titolari dell’autorevolezza in campo culturale hanno incontrato sfide nuove, dovendo pensare in taluni casi alla sopravvivenza. Questo passaggio ha coinvolto numerosissime persone nella produzione culturale grazie a piattaforme che facilitano la partecipazione, ma ha alimentato il bisogno di ritrovare le ragioni più profonde dell’impegno. I musei e gli archivi, come le biblioteche, hanno vissuto la trasformazione cercando di identificare le proprie funzioni in questo rinnovato contesto. E probabilmente sono parte della risposta al bisogno di qualità che la prossima onda innovativa è chiamata a soddisfare. A Mestre ha aperto l’M9, il museo dedicato al Novecento voluto dalla Fondazione di Venezia: «Un’istituzione che simboleggia valori fondamentali per una società progredita: rispetto, trasparenza, onestà intellettuale, ascolto, partecipazione, inclusione, dialogo, capacità di distinguere i fatti dalle opinioni e di interpretarli correttamente», dice Guido Guerzoni che ne ha guidato la complessa realizzazione. M9 è l’esito di una riflessione decennale sull’incontro tra le opportunità offerte dalle tecnologie digitali e le ragioni dello spazio fisico, sulla scorta di una metodologia museologica che discerne l’autorevolezza e la qualità delle informazioni dalle forme di spettacolarizzazione incapaci di distinguere tra popolarità e volgarità. Come ricorda Guerzoni, «l’eccesso di pessima informazione, la mistificazione liberatoria delle nuove tecnologie, l’incapacità di gerarchizzare le fonti e distinguere tra verità assodate da decenni e panzane dell’altro ieri, trovano un antidoto nella costituzione di istituzioni autorevoli in cui interpretare fenomeni complessi, spiegare a tutti con linguaggi consoni in contesti nei quali il confronto e il pluralismo trovano la forza necessaria per contrastare l’aggressività infastidita degli incompetenti». E l’affermazione del metodo che aiuta a partecipare alla produzione e alla fruizione della conoscenza in una chiave di valore culturale è al centro anche della forma assunta dalla sperimentazione del Polo del ‘900 a Torino. Il progetto Smart Archive Search mette l’intelligenza artificiale al servizio dei cittadini e fa collaborare la comunità e la tecnologia in modo che si migliorino reciprocamente. Mettendo in luce il metodo che l’”archivio come piattaforma della conoscenza” vuole affermare per tradurlo nel contenuto essenziale dell’esperienza: il mezzo è il messaggio significa che la struttura epistemologica della piattaforma influisce sulla forma culturale emergente.