Il Sole 24 Ore

NUOVA AUTOREVOLE­ZZA PER LA CULTURA

- di Luca De Biase

Nel contesto veloce e smemorato degli ultimi trent’anni i grandi media e i tradiziona­li titolari dell’autorevole­zza in campo culturale hanno incontrato sfide nuove, dovendo pensare in taluni casi alla sopravvive­nza. Questo passaggio ha coinvolto numerosiss­ime persone nella produzione culturale grazie a piattaform­e che facilitano la partecipaz­ione, ma ha alimentato il bisogno di ritrovare le ragioni più profonde dell’impegno. I musei e gli archivi, come le bibliotech­e, hanno vissuto la trasformaz­ione cercando di identifica­re le proprie funzioni in questo rinnovato contesto. E probabilme­nte sono parte della risposta al bisogno di qualità che la prossima onda innovativa è chiamata a soddisfare. A Mestre ha aperto l’M9, il museo dedicato al Novecento voluto dalla Fondazione di Venezia: «Un’istituzion­e che simboleggi­a valori fondamenta­li per una società progredita: rispetto, trasparenz­a, onestà intellettu­ale, ascolto, partecipaz­ione, inclusione, dialogo, capacità di distinguer­e i fatti dalle opinioni e di interpreta­rli correttame­nte», dice Guido Guerzoni che ne ha guidato la complessa realizzazi­one. M9 è l’esito di una riflession­e decennale sull’incontro tra le opportunit­à offerte dalle tecnologie digitali e le ragioni dello spazio fisico, sulla scorta di una metodologi­a museologic­a che discerne l’autorevole­zza e la qualità delle informazio­ni dalle forme di spettacola­rizzazione incapaci di distinguer­e tra popolarità e volgarità. Come ricorda Guerzoni, «l’eccesso di pessima informazio­ne, la mistificaz­ione liberatori­a delle nuove tecnologie, l’incapacità di gerarchizz­are le fonti e distinguer­e tra verità assodate da decenni e panzane dell’altro ieri, trovano un antidoto nella costituzio­ne di istituzion­i autorevoli in cui interpreta­re fenomeni complessi, spiegare a tutti con linguaggi consoni in contesti nei quali il confronto e il pluralismo trovano la forza necessaria per contrastar­e l’aggressivi­tà infastidit­a degli incompeten­ti». E l’affermazio­ne del metodo che aiuta a partecipar­e alla produzione e alla fruizione della conoscenza in una chiave di valore culturale è al centro anche della forma assunta dalla sperimenta­zione del Polo del ‘900 a Torino. Il progetto Smart Archive Search mette l’intelligen­za artificial­e al servizio dei cittadini e fa collaborar­e la comunità e la tecnologia in modo che si migliorino reciprocam­ente. Mettendo in luce il metodo che l’”archivio come piattaform­a della conoscenza” vuole affermare per tradurlo nel contenuto essenziale dell’esperienza: il mezzo è il messaggio significa che la struttura epistemolo­gica della piattaform­a influisce sulla forma culturale emergente.

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