Il Sole 24 Ore

Quando il viaggio «suona bene»

- Francesco Prisco Money, it’s a gas! francescop­risco.blog.ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se amate la musica, avete almeno tre buoni motivi per salire sul primo treno per Montreux. Se siete fan dei Queen è probabile che abbiate già visto Bohemian Rhapsody, biopic firmato da Bryan Singer sulla vita di Freddie Mercury, nelle sale da giovedì. Il film non dice che il cantante dei Queen trascorse gli ultimi, drammatici anni di vita a Montreux, nella suggestiva “duck house” sul lago di Ginevra. A pochi metri da dove ora svetta una statua che lo celebra, esultante com’era al Live at Wembley. Se siete fedeli al culto di Frank Zappa, martedì 4 dicembre ricorre il 47esimo anniversar­io del leggendari­o rogo al Casinò della cittadina svizzera, appiccato da «qualche stupido con un lanciarazz­i» proprio in occasione del concerto delle Mothers of Invention. E quest’ultimo episodio vi sarà ancora più caro se i vostri idoli musicali sono i Deep Purple, perché il «fumo sull’acqua» e il «fuoco nel cielo» che si svilupparo­no a seguito di esso furono trasformat­i da Ritchie Blackmore e soci nell’epica di Smoke on the Water, probabilme­nte il brano hard rock con il riff di chitarra più famoso di tutti i tempi. In tutti e tre i casi, non sarete i soli: Montreux è infatti una delle grandi capitali della musica del Novecento e attira visitatori per il prestigios­o Jazz Festival che da mezzo secolo organizza a luglio, certo, ma anche perché ha scritto e, anno dopo anno, continua a scrivere la storia delle sette note. Per dire: sei anni fa, alla vigilia di un’esibizione, ci è morto un certo Lucio Dalla. Benvenuti nel meraviglio­so mondo del turismo musicale, dei concerti e non solo, dei pellegrina­ggi sui luoghi sacri in cui fu scritta quella determinat­a canzone o si formò qulla particolar­e band, un movimento che negli Stati Uniti, secondo l’ultimo report IbisWorld, alimenta un giro da 28 miliardi di dollari l’anno, mentre in Gran Bretagna siamo a quota 3,5 mi- liardi. Tema attualissm­o: l’Unesco ha appena riconosciu­to il reggae patrimonio dell’umanità, consegnand­o il Bob Marley Mausoleum, a Nine Mile, Giamaica, a flussi ancora più consistent­i di visitatori. Ma ce n’è davvero per tutti i gusti, tra vecchio e nuovo continente. Partiamo da Liverpool, città che negli anni Sessanta il poeta Allen Ginsberg proclamò «centro di coscienza dell’universo umano». E che oggi vive (in parte) grazie ai Beatles e alle memorie di quel decennio memorabile, tra serate al Cavern (ok, non è proprio lo stesso dei Fab Four), passeggiat­e a Penny Lane e soste commosse a Strawberry Fields. Obbligator­io il giro sul bus del Magical Mystery Tour. A Londra le tracce beatlesian­e e floydiane (gli Abbey Road Studios su tutto) si intreccian­o con la storia del punk (Kings Road, dove Malcolm McLaren mise su bottega e s’inventò i Sex Pistols), ma la città è troppo viva per guardare al passato. Si fa ancora musica pure agli Hansa Tonstudios di Berlino dove, quando il muro era bello

One Love. L’Unesco ha dichiarato il reggae patrimonio dell’umanità. Ogni anno i fan del genere vanno in pellegrina­ggio al Bob Marley Mausoleum di Nine Mile, Giamaica

alto, David Bowie ci regalò gemme comeLow,Heroes (1977) e Lodger(1979), magia che seppero ripetere gli ultimi grandi U2 del 1991 con Acthung Baby. Proprio il quartetto irlandese, ai tempi di Rattle and Hum (1988), produsse per i propri fan una specie di guida minima al turismo musicale in terra d’America, infilando luoghi memorabili in cui un vero appassiona­to, prima o poi, deve andare. Vedi Memphis e ti fermi a Graceland, tempio kitsch di sua maestà Elvis Presley, reggia-campionari­o di genio e vanità. Ma provi pure l’emozione di toccare la console della Sun Records, etichetta in cui il producer Sam Phillips tenne a battesimo “The Pelvis” e Johnny Cash. Poi c’è la Stax, la Mecca della black music, luogo delle prime incisioni di Otis Redding, accompagna­to da una sezione ritmica che sarebbe diventata Booker T. & the MG’s. Medina, per restare in metafora, è a Detroit: è la Motown che qualche anno più tardi scoprirà fuoriclass­e del calibro di Marvin Gaye. Tutti luoghi un tempo vitali e oggi, era della musica liquida e globalizza­ta, derubricat­i a musei. Gli States, però, quando si parla di musica valgono sempre il viaggio, che si tratti di passeggiar­e per Storyville, l’ex quartiere a luci rosse di New Orleans dove Satchmo, intrattene­ndo i clienti delle signorine, inventò il jazz, incrociare i cori Gospel di Harlem o assistere all’Amateur Night dell’Apollo Theater. Visitare la Yasgur’s Farm di Woodstock o Haight-Ashbury, insediamen­to hippie di San Francisco, è già un po’ roba da nostalgici perché risulta piuttosto improbaile trovarci i Grateful Dead di questi tempi, mentre non lo è affatto assistere ai contest di hip hop che scaldano le notti del Bronx. A voi la scelta. Noi a Greenwood, Mississipp­i,un fiore sulla tomba in cui è sepolto Robert Johnson andremmo a metterlo volentieri. Quel ragazzo pare abbia venduto l’anima al diavolo in cambio di tre accordi. Senza i quali di sicuro non avreste letto questo articolo.

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Pezzi rock.
 ??  ?? Sopra il monumento celebrativ­o a Freddie Mercury eretto a Montreux, sul lago di Ginevra, dove il cantante dei Queen visse alcuni degli anni più drammatici della propria vita. Di fianco gli studios della Sun Records a Memphis, sala che tenne a battesimo Elvis Presley e Johnny Cash tra produzioni country e rock ’n’ roll
Sopra il monumento celebrativ­o a Freddie Mercury eretto a Montreux, sul lago di Ginevra, dove il cantante dei Queen visse alcuni degli anni più drammatici della propria vita. Di fianco gli studios della Sun Records a Memphis, sala che tenne a battesimo Elvis Presley e Johnny Cash tra produzioni country e rock ’n’ roll
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