A ognuno la sua divisa
Quasi sempre un cane da valanga (ma vale anche per altri tipi di “professioni” in cui i cani sono impegnati, come il soccorso dopo disastri naturali o in mare) ha per tutta la sua carriera un unico compagno, che deve affinare la resistenza e la concentrazione del cane. Lo scopo è creare una sintonia perfetta, indispensabile per la cosiddetta unità cinofila operativa, ovvero la coppia di professionisti del soccorso a due e quattro zampe. Alla base dell’allenamento c’è il rinforzo positivo, principio di etologia canina per il quale l'animale impara grazie alle gratificazioni ricevute(quasi sempre cibo, ma dato con oculatezza) per il suo operato. I cani da valanga indossano una pettorina per facilitare il riconoscimento tra le nevi e al buio. L’immagine del San Bernardo con piccola botticella al collo, presumibilmente contenente una bevanda alcolica in grado di risvegliare le persone sepolte sotto la neve, è affascinante ma non appartiene alla realtà. È il conduttore ad avere uno zaino con oggetti di prima necessità (alimenti, liquidi, vestiti, per sé, per il compagno a quattro zampe e per le persone da trovare), oltre naturalmente alla radio e a sistemi di geolocalizzazione.
Piccoli eroi crescono
In inglese talento puro si può tradurre, semplicemnte, con natural: parola che dà l’idea di qualcosa di innato, di un dono, che spesso sboccia senza lo sforzo richiesto a chi ha meno talento, ma più forza di volontà. Ai cani viene, appunto, naturale aiutare, cercare, salvare. Nemmeno il più vivace e altruista dei cani però può improvvisarsi soccorritore in caso di valanga. L’addestramento è complesso: inizia quando il cane è poco più che cucciolo, verso i sette mesi (equivalenti ai 12-14 anni di una persona, quando si tratta di cani di taglia grande, come quelli scelti per i salvataggi in montagna) e prosegue con “corsi di formazione continua”, diremmo per un essere umano, per tutta la carriera di soccorritore, che può durare fino ai sette-otto anni di età, pari a circa 55 anni. Conditio sine qua non per gli aspiranti soccorritori è l’olfatto particolarmente sviluppato, che consente di individuare persone sepolte da considerevoli strati di neve. Ma l’addestramento è basato soprattutto sul rapporto con il conduttore: come il migliore degli insegnanti fa con i bambini delle elementari e delle medie, deve riuscire a tirar fuori il meglio dal cane e a renderlo consapevole del suo valore.
I pionieri delle Alpi svizzere
Il primo e forse più famoso cane da valanga è Barry, un temerario San Bernardo che nel diciannovesimo secolo salvò moltissime vite sulle Alpi Svizzere. Forte di un vero e proprio addestramento “ante litteram” messo a punto e praticato dai monaci del passo del Gran San Bernardo, continuò la sua attività anche dopo la morte del proprio addestratore spegnendosi n servizio al fianco di una persona da soccorrere. Tale fu l’affetto e l’ammirazione per Barry che gli abitanti della zona decisero di imbalsamarlo e ancora oggi è esposto al museo di storia naturale di Berna.
Resta invece avvolta nella leggenda l’esistenza di Mohrele, un meticcio che nel 1960, si narra, ritrovò il corpo di un sacerdote disperso da un anno, in coincidenza della caduta di una slavina. Questo particolare aneddoto fu l’inizio della formazione delle unità cinofile italiane, seguito, nel 1966, dalla creazione del primo corso nazionale dedicato, in Alto Adige. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito www.almonature.it, unica azienda di prodotti per animali domestici e destinare gli utili a progetti a loro favore.
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