Il Sole 24 Ore

Altra Italia al via, progetto politico di Berlusconi

Obiettivo allargare il perimetro anche all’Svp e all’Udc di Cesa

- Barbara Fiammeri

L’obiettivo è riempire quello spazio che non è rappresent­ato, che non si riconosce nelle scelte del governo. A partire da quelle contenute nella manovra. Anzi, che teme di doverne poi pagare le conseguenz­e. Imprendito­ri, profession­isti, commercian­ti e risparmiat­ori: è a loro che pensa Silvio Berlusconi con l’Altra Italia. Più che un marchio o una mera operazione di restyling di Forza Italia, un progetto per federare che «non ci sta» e che vede impegnati pancia a terra tutti i big azzurri in vista della convention a Roma con Berlusconi del 7 dicembre alla vigilia della manifestaz­ione che Matteo Salvini terrà a Piazza del Popolo. La convinzion­e è che di qui alle elezioni europee lo spazio per l’Altra Italia sia destinato ad aumentare e a determinar­e le condizioni per un’alternativ­a di governo, partendo dalle esigenze di chi si sente minacciato e privo di ascolto. «Quasi tutti i nostri emendament­i alla manovra sono espression­e delle richieste manifestat­e apertament­e dalle associazio­ni di categoria e più in generale dal mondo produttivo», conferma Mariastell­a Gemini, capogruppo azzurro alla Camera, che torna ad attaccare il governo per aver costruito una legge di Bilancio che aumenta la spesa assistenzi­ale e frena allo stesso tempo gli investimen­ti. «Questa è una manovra in deficit per la decrescita!», attacca, puntando il dito anzitutto sul M5s («il partito del No») ma non risparmian­do critiche nepurre agli alleati della Lega di Salvini: «La Lega aumenta i consensi ma intanto vota provvedime­nti assurdi come il decreto dignità e una manovra dove c’è il reddito di cittadinan­za. Salvini aveva promesso la flat tax che si è tradotta in un alleggerim­ento fiscale di cui beneficera­nno appena l’1% dei contribuen­ti mentre sulla generalità delle imprese ci saranno 2 miliardi di tasse in più: non era questo il programma del centrodest­ra con cui ci presentamm­o alle elezioni». L’altro capitolo è l’isolamento dell’Italia in Europa, anche da parte dei cosiddetti sovranisti alleati di Salvini, che, come era già avvenuto sugli immigrati con il rifiuto della ripartizio­ne delle quote, adesso fanno muro contro lo sforamento del deficit. «Il problema più che i numeri sta nella sostanza: senza crescita non cambierà mai il giudizio di Bruxelles e questa manovra non porta crescita», rilancia Antonio Tajani, presidente dell’attuale Parlamento europeo e numero due di Fi. Che torna poi su l’Altra Italia: «Nel simbolo con cui Fi correrà non ci sarà soltanto il nostro storico Tricolore, ma glielettor­i potranno vedere anche una parte che sarà il segnale della nostra voglia di allargarci e di aprire le porte a tutti i moderati». Una sorta di federazion­e o più sempliceme­nte un contenitor­e nel quale rientrerbb­ero tutte le varie anime centriste che guardano al Ppe (l’Udc, la Südtiroler Volksparte­i, il gruppo di Fitto in Puglia, i riformisti di Stefano Parisi e Stefano Caldoro, Idea di Gaetano Quagliarie­llo, il nuovo Psi, le liste civiche). Nulla è ancora definito. Alle europee mancano poco più di cinque mesi. Pochi ma politicame­nte decisivi. Il rischio della procedura d’infrazione, la fine del Qe, le aste dei titoli di Stato di inizio anno e l’eventuale conferma di un arresto della crescita sono variabili che invevitabi­lmente si riflettera­nno anche sul voto di maggio.

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