Il Sole 24 Ore

Quando la pubblicità non era solo la pubblicità

- Stefano Salis

Lo so, lo so, che quanto segue potrà sembra un inno nostalgico ai tempi che furono: e ciascuno, come può, si porta dietro il periodo della sua infanzia, terra incontamin­ata dove abituarsi a immagini, parole, sensazioni. Che poi restano, e scavano, anzi, nel profondo: eppure Caballero e Carmencita, il simpatico ippopotamo azzurro Pippo (cui contribuì, nella sua prima realizzazi­one Santo Alligo, destinato poi a diventare, infatti, scultore e artista), il geometrico Punt e Mes, non sono solo icone pubblicita­rie.

È che il genio di Armando Testa (1917-1992) – avrete capito che mi riferisco alla sua aurea produzione – è stato troppo importante e”invasivo” per poter essere confinato solo nell’ambito della réclame. Lo rilevava già Germano Celant: «Testa riesce a mantenere un sottofondo metafisico rispetto alle esigenze commercial­i» e la mostra «Tutti gli -ismi di Armando Testa» (fino al 24 febbraio 2019 a Torino nelle sale Chiablese dei Musei Reali) lo dimostra in maniera lampante. E sì che si tratta di una mostra persino “piccola”: tale è stata la produzione di Testa che la selezione Gemma De Angelis Testa e Gianfranco Maraniello riesce appena a fornire un’idea della grandezza e dell’importanza oggettiva che ebbe Testa nell’anticipare e, spesso, a dettare, forme e immagini che andavano praticamen­te di pari passo con gli artisti d’avanguardi­a. Con forme semplici (i tondi di Papalla, i coni di Carmencita...), con attenzione agli animali o al cibo, con la parodia e la freschezza pittorica di molte sue creazioni, Testa ha dettato uno stile, il suo, inconfondi­bile e fondativo: perciò ancora oggi lo sentiamo dappertutt­o, e fa effetto anche in chi, quei tempi, quelle pubblicità, non le ha vissute. La forza delle sue immagini e creazioni, la consapevol­ezza con la quale sapeva di favorire il dialogo continuo e la contaminaz­ione tra arte e pubblicità, le ritroviamo, dal lato più del brand, stavolta, in un libro che ricorda un’azienda e dei prodotti che, in chiunque abbia più di 40 anni sono parte dell’identità, personale e collettiva, indipenden­temente dai gusti. Il

Cynar e i suoi fratelli (Morellini editore), con testi di Antonio Dalle Molle, Giustina Porcelli, Simone Marzari e molte immagini, racconta la storia del Gruppo Grandi Marche dei fratelli Dalle Molle (ceduto poi tra gli anni 70 e 80 alla Erven Lucas Bols e, in seguito, acquisito dal Gruppo Davide Campari), un periodo irripetibi­le per una fabbrica italiana di liquori che poteva vantare marchi “pazzeschi” come lo stesso Cynar (aperitivo a base di carciofo: ma pensa te!), VOV, il liquore “confortant­e” allo zabaione, e l’indimentic­abile Biancorsar­ti, aperitivo «vigoroso» di cui era ghiotto l’altrettant­o indimentic­abile Telly Savalas, alias tenente Kojak.

Erano prodotti di un’Italia più”ingenua”, forse, che sapeva però di avercela fatta. È la nostra stessa storia: «salata come l’emozione, dolce come i bei ricordi, amara come un elisir» recita la quarta di copertina. È stata la via italiana contro il logorio della vita moderna: e ha funzionato. Eccome.

 ??  ?? Carota-elefante Un’opera fotografic­a di Armando Testa in mostra a Torino
Carota-elefante Un’opera fotografic­a di Armando Testa in mostra a Torino
 ??  ?? Pippo! L’ippopotamo della Lines (ideato da Testa, realizzato da Alligo)
Pippo! L’ippopotamo della Lines (ideato da Testa, realizzato da Alligo)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy