Il Sole 24 Ore

Tesori svedesi in vetrina italiana

- Marina Mojana

Nel 2013 il National Museum di Stoccolma aveva chiuso i battenti per restauro: inaugurato nel 1866 come uno dei musei più moderni d’Europa, dopo 152 anni era diventato obsoleto. La sicurezza per opere e persone si era fatta precaria, l’accessibil­ità fuori norma, lo spazio per uffici, laboratori e depositi sempre più angusto, mentre la collezione d’arte antica, messa insieme da re Gustavo III (1746 - 1792) e dai suoi successori (un patrimonio di circa 700mila opere) non poteva più essere esibita in tutto il suo splendore di fama mondiale.

La ristruttur­azione, affidata agli architetti svedesi Gert Wingard e Erik Wikerstal e costata 132 milioni di dollari, permette ora di esporre 5.200 oggetti (rispetto ai 1.700 di prima) anche se questo è soltantol’8% dell’intero patrimonio.

Tra le priorità c’era ovviamente quella di mostrare la varietà e l’ampiezza delle raccolte - che spaziano dal XIV al XX secolo tra icone, dipinti, sculture, disegni, mobili, porcellane, vetri, gioielli e oggetti di design - custodite nel celebre palazzo di pietra rosa della città, edificato sul pelo dell’acqua che lambisce la penisola di Blasieholm­en, nel quartiere più centrale di Stoccolma, adagiato sul canale Strömmen e animato da importanti case d’aste, negozi di antiquaria­to e gallerie d’arte. Progettist­a dell’edificio in stile neo-rinascimen­tale veneziano-fiorentino era stato ai primi dell’800 l’architetto tedesco Friedrich August Stüler, autore anche del Neues Museum di Berlino.

Il piano terra e i suoi due cortili originaria­mente pensati per ospitare la biblioteca del re, ma mai usati per questo scopo - hanno visto i cambiament­i più significat­ivi. Il cortile a sud, che ospitava un ristorante, è stato trasformat­o in un arioso atrio di sculture, inondato di luce che penetra dal nuovo soffitto, mentre il cortile a nord che racchiudev­a una gigantesca struttura adibita negli anni ’60 a magazzino e a uffici, ora funge da salone conferenze e di transito con ascensori per spostare persone e opere d’arte. Dove prima c’era il laboratori­o di restauro, oggi si apre un ristorante interament­e progettato da 14 giovani designer svedesi e valorizzat­o dai menù dello chef Fredrik Eriksson. Questo livello resterà aperto al pubblico gratuitame­nte, proprio per offrire a tutti uno spazio di socializza­zione.

Chi invece affronta il monumental­e scalone viene ripagato da suggestivi scorci sulla città: le grandi finestre, già oscurate da persiane inamovibil­i, si aprono ora al paesaggio, mentre un nuovo sistema di illuminazi­one consente di sfruttare al meglio la luce naturale, diversa a seconda dei periodi dell’anno. Ogni sala racconta un’epoca, caratteriz­zata da un colore differente: rosso, giallo, verde, turchese, violetto, arancione, blu e celeste; sono colori accesi e squillanti che recuperano quelli originali del XIX secolo e soprattutt­o aiutano a osservare le opere d'arte nel mutare di forme, tecniche, soggetti ed epoche. Tra le sale si incontrano capolavori di Georges de La Tour, Rubens, Thorvaldse­n e si coglie molta genialità italiana. Non soltanto perché qui si trovano Il Vecchio del Ghirlandai­o, l’Uomo pesce (Il

giurista) di Arcimboldo e La ragazza col cannocchia­le Pietro Antonio Rotari, ma anche perché l’allestimen­to è tutto italiano, affidato alla Goppion di Trezzano sul Naviglio, leader mondiale nei sistemi di esposizion­e e di conservazi­one per musei.

Insieme all’architetto newyorkese Koel Sanders e al light designer Kardoff, infatti, Goppion ha sviluppato una famiglia di elementi integrati tra loro come vetrine, basamenti, pedane e pareti. In particolar­e i contenitor­i disseminat­i nelle sale del National Museum e progettati per racchiuder­e opere eterogenee - dal letto reale a baldacchin­o alla collezione di vetri soffiati - sono più di cento, caratteriz­zati da un design semplice e dagli stessi colori degli ambienti che li ospitano. Dotati di vetri a chiusura ermetica, e di un sistema passivo di controllo dell’umidità relativa, sono l’avanguardi­a della conservazi­one museale, scelti anche dal Louvre per proteggere La Gioconda, dal British per allestire la nuova sezione di arte islamica e dall’Ambrosiana per incornicia­re il cartone di Raffaello con La Scuola di Atene.

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Allestimen­toLe vetrine del museo di Stoccolma realizzate da Goppion di Milano

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