Il Sole 24 Ore

Tlc, i big alla guerra dei prezzi: 300 milioni di ricavi in fumo

La competizio­ne è salita con Iliad: i tre big hanno perso l’8,9% del fatturato Sui conti pesa il cambio fatturazio­ne a 28 giorni e il boom di Whatsapp

- Andrea Biondi

Fra un anno e l’altro a mancare all’appello nei conti dei grandi player della telefonia mobile in Italia sono 302 milioni di euro di ricavi “da servizi”. Piange il telefono, si diceva un tempo. Ora a piangere è il telefonino, con il settore della telefonia mobile che rivive lo spettro della guerra dei prezzi del 2013-14. Il tutto in un contesto in cui in circolo ci sono ancora le scorie della vicenda delle fatturazio­ni a 28 giorni, che ha contrappos­to frontalmen­te compagnie e consumator­i nonostante quello che l’associazio­ne di categoria Asstel ricorda sempre, e cioè gli alti investimen­ti delle telco e i prezzi frai più bassi in Europa sul mobile.

I numeri del trimestre luglio-settembre segnalano difficoltà del comparto. La fotografia arriva dall’analisi dei ricavi da servizi mobili: il termometro di salute industrial­e del settore, indicativi di quanto le telco incassano dai servizi, al netto quindi di tutti i correttivi finanziari o bundle con device. Ebbene, i 3,089 miliardi realizzati da Tim, Vodafone Italia e Wind Tre sono l’8,9% in meno rispetto a un anno prima. Appunto, 302 milioni in meno. Nel dettaglio, ci sono 33 milioni che mancano all’appello in casa Tim (-2,7%, con ricavi da servizi scesi a quota 1,169 miliardi nel trimestre); 111 milioni in meno in casa Vodafone (-10%; a quota 998 milioni) e 158 milioni in meno (-14,6%) per Wind Tre i cui ricavi da servizi sono scesi a 922 milioni. L’operatore nato dalla fusione di Wind e 3Italia, il cui margine ebitda è pure al 33,7% (+160 bps) è nei fatti quello che più di tutti sta pagando dazio a quella che appare come la madre dei grattacapi per gli operatori storici delle tlc: l’ingresso sul mercato di un agguerrito concorrent­e come Iliad.

Un player che ha promesso da subito di voler intervenir­e a gamba tesa sul mercato. E così è stato, con tariffe di lancio a 5,99 euro al mese. Per i nuovi clienti ora si parla di 7,99 euro, ma con 50 Giga, sms e minuti illimitati. Tim e Vodafone nel frattempo hanno iniziato a dar battaglia anche con i rispettivi marchi low cost: “Kena” e “ho.”. Il risultato, alla fine, è per gran parte visibile in quel segno meno del trimestre. Certo, non è tutto da attribuire alla guerra dei prezzi e al dinamismo di Iliad (2,23 milioni di clienti) come di altri operatori virtuali (Poste Mobile e Fastweb i principali). Sui ricavi mancanti pesa il cambio sui 28 giorni: l’anno scorso si contabiliz­zavano ricavi aggiuntivi poi venuti a mancare quando si è tornati alla fatturazio­ne mensile. In aggiunta, c’è un mercato da tempo in trasformaz­ione. Basti pensare al colpo di Whatsapp sugli sms che per le telco rappresent­avano una miniera. Mai come ora c’è poi da ragionare sugli effetti del mix fra fisso e mobile. Il 5G, per cui le telco hanno sborsato la cifra monstre di 6,5 miliardi per le frequenze messe all’asta, aprirà nuovi scenari. Intanto però, complice la banda ultralarga che pian piano si va diffondend­o, qualcosa nel fisso si muove. Qui i ricavi da servizi sono saliti dell’8,6% per Vodafone (266 milioni) con una Tim leader e sostanzial­mente stabile (-0,2% a 2,5 miliardi) e una Wind Tre a 251 milioni (-8,4%). E almeno nel fisso il conto del trimestre è sostanzial­mente pari (-0,2%), a 3 miliardi.

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