Sul deficit nessuna intesa. Tria: ora decisioni politiche
Conte prova ad accelerare, Salvini attacca sul reddito di cittadinanza
Il confronto con la Ue «va avanti», aveva spiegato in mattinata da Bruxelles il ministro dell’Economia Tria, ora «sono necessari atti concreti» ma per avviarli «servono decisioni politiche». Decisioni che Palazzo Chigi punta a chiudere entro la metà della prossima settimana, prima del consiglio europeo di giovedì 13 e venerdì 14 dicembre, e che passano da un ripensamento della manovra per portare il deficit intorno al 2%. A questo scopo tornano utili i risparmi da reddito di cittadinanza e pensioni, che difficilmente quindi potrebbero essere dirottati a investimenti aggiuntivi. Ma queste decisioni sono tutt’altro che prese, il leader della Lega Salvini contesta il criterio dell’Isee modulato sul nucleo famigliare per distribuire il reddito di cittadinanza («va rivisto», dice) e respinge qualsiasi ipotesi di slittamento a giugno di quota 100 («non ci penso proprio»). La temperatura si scalda mentre al Mef si lavora ancora alla costruzione tecnica delle diverse ipotesi, e la frenata congiunturale archivia fra gli obiettivi irrealizzabili la crescita dell’1,5% per l’anno prossimo. E tutte queste difficoltà si scaricano sul convulso passaggio serale di Tria in commissione Bilancio alla Camera.
Chiamato dalle opposizioni perché a Montecitorio discutono valanghe di micro-emendamenti mentre il dibattito su saldi e misure chiave viaggia altrove, il ministro si affaccia alla Sala del Mappamondo poco prima delle 20 per un’informativa. Il clima si accende subito. Le opposizioni chiedono di un’audizione, formula che prevede il dibattito, ma il ministro insiste per una comunicazione senza domande, come da accordi con il presidente della commissione Claudio Borghi( Lega ):« Se non siete d’accordo me lo dite e io, non vi offendete, me ne vado», chiarisce. E alla fine si trova un inedito compromesso in cui ci sono le domande ma non le risposte. Con il risultato, dopo l’intervento del ministro che i gruppi di opposizione abbandonano i lavori della Commissione . A spiegare le difficoltà di gestione dell’intervento di Tria c’è il fatto che «il dialogo con la Ue è sempre più costruttivo», come sostiene lo stesso ministro a Montecitorio. Ma il confronto interno al governo è fermo alle «opzioni» che «fino a quando non ci sarà una decisione politica rimangano solo possibili». Perché per tornare a sfondare, questa volta verso il basso, il 2% di deficit nel piano 2019 servono oltre 7 miliardi di euro. Il riequilibrio della manovra a favore degli investimenti può aiutare a ridurre un po’ questa distanza; in particolare sul saldo strutturale (al netto di una tantum ed effetti del ciclo economico) su cui si misura la correzione a Bruxelles, e su cui può aiutare l’esclusione di 3,6 miliardi (2 decimali di Pil) da destinare alle spese eccezionali per strade e territorio. Ma per colmarla serve altro. Tria ricorda il piano straordinario di privatizzazioni da un punto di Pil (18 miliardi) scritto nella lettera che ha accompagnato il secondo programma di bilancio a Bruxelles «al fine di dare una specie di garanzia di discesa del debito. Forse - aggiunge - in quell’ambito è possibile fare qualcosa e si tratta di vedere qualche altra misura aggiuntiva». Il tutto in funzione anti-debito, perché è lui (fermo al 131% del Pil per i prossimi tre anni secondo i calcoli della commissione) a motivare la procedura.
Di più il ministro non dice, anche perché non può fino a che la trattativa europea si intreccia con un confronto interno che fatica a risolverli. Del resto dismissioni e incroci con Cdp, accolti sempre freddamente a Bruxelles e complicati da accordare con le regole comunitarie, da soli non bastano a evitare una procedura d’infrazione senza una revisione dei saldi.
Ma sul peso finanziario di reddito di cittadinanza e pensioni il governo è fermo alle «valutazioni» e alle «simulazioni di Inps e Mef» per misurarne i costi. Tra le scelte politiche evocate da Tria c’è la definizione di questi eventuali risparmi, a riduzione del deficit anziché ad altre spese magari escluse dal saldo strutturale. Ma la strada è lunga. E i tempi stretti.