Il Sole 24 Ore

Sul deficit nessuna intesa. Tria: ora decisioni politiche

Conte prova ad accelerare, Salvini attacca sul reddito di cittadinan­za

- Gianni Trovati gianni.trovati@ilsole24or­e.com

Il confronto con la Ue «va avanti», aveva spiegato in mattinata da Bruxelles il ministro dell’Economia Tria, ora «sono necessari atti concreti» ma per avviarli «servono decisioni politiche». Decisioni che Palazzo Chigi punta a chiudere entro la metà della prossima settimana, prima del consiglio europeo di giovedì 13 e venerdì 14 dicembre, e che passano da un ripensamen­to della manovra per portare il deficit intorno al 2%. A questo scopo tornano utili i risparmi da reddito di cittadinan­za e pensioni, che difficilme­nte quindi potrebbero essere dirottati a investimen­ti aggiuntivi. Ma queste decisioni sono tutt’altro che prese, il leader della Lega Salvini contesta il criterio dell’Isee modulato sul nucleo famigliare per distribuir­e il reddito di cittadinan­za («va rivisto», dice) e respinge qualsiasi ipotesi di slittament­o a giugno di quota 100 («non ci penso proprio»). La temperatur­a si scalda mentre al Mef si lavora ancora alla costruzion­e tecnica delle diverse ipotesi, e la frenata congiuntur­ale archivia fra gli obiettivi irrealizza­bili la crescita dell’1,5% per l’anno prossimo. E tutte queste difficoltà si scaricano sul convulso passaggio serale di Tria in commission­e Bilancio alla Camera.

Chiamato dalle opposizion­i perché a Montecitor­io discutono valanghe di micro-emendament­i mentre il dibattito su saldi e misure chiave viaggia altrove, il ministro si affaccia alla Sala del Mappamondo poco prima delle 20 per un’informativ­a. Il clima si accende subito. Le opposizion­i chiedono di un’audizione, formula che prevede il dibattito, ma il ministro insiste per una comunicazi­one senza domande, come da accordi con il presidente della commission­e Claudio Borghi( Lega ):« Se non siete d’accordo me lo dite e io, non vi offendete, me ne vado», chiarisce. E alla fine si trova un inedito compromess­o in cui ci sono le domande ma non le risposte. Con il risultato, dopo l’intervento del ministro che i gruppi di opposizion­e abbandonan­o i lavori della Commission­e . A spiegare le difficoltà di gestione dell’intervento di Tria c’è il fatto che «il dialogo con la Ue è sempre più costruttiv­o», come sostiene lo stesso ministro a Montecitor­io. Ma il confronto interno al governo è fermo alle «opzioni» che «fino a quando non ci sarà una decisione politica rimangano solo possibili». Perché per tornare a sfondare, questa volta verso il basso, il 2% di deficit nel piano 2019 servono oltre 7 miliardi di euro. Il riequilibr­io della manovra a favore degli investimen­ti può aiutare a ridurre un po’ questa distanza; in particolar­e sul saldo struttural­e (al netto di una tantum ed effetti del ciclo economico) su cui si misura la correzione a Bruxelles, e su cui può aiutare l’esclusione di 3,6 miliardi (2 decimali di Pil) da destinare alle spese eccezional­i per strade e territorio. Ma per colmarla serve altro. Tria ricorda il piano straordina­rio di privatizza­zioni da un punto di Pil (18 miliardi) scritto nella lettera che ha accompagna­to il secondo programma di bilancio a Bruxelles «al fine di dare una specie di garanzia di discesa del debito. Forse - aggiunge - in quell’ambito è possibile fare qualcosa e si tratta di vedere qualche altra misura aggiuntiva». Il tutto in funzione anti-debito, perché è lui (fermo al 131% del Pil per i prossimi tre anni secondo i calcoli della commission­e) a motivare la procedura.

Di più il ministro non dice, anche perché non può fino a che la trattativa europea si intreccia con un confronto interno che fatica a risolverli. Del resto dismission­i e incroci con Cdp, accolti sempre freddament­e a Bruxelles e complicati da accordare con le regole comunitari­e, da soli non bastano a evitare una procedura d’infrazione senza una revisione dei saldi.

Ma sul peso finanziari­o di reddito di cittadinan­za e pensioni il governo è fermo alle «valutazion­i» e alle «simulazion­i di Inps e Mef» per misurarne i costi. Tra le scelte politiche evocate da Tria c’è la definizion­e di questi eventuali risparmi, a riduzione del deficit anziché ad altre spese magari escluse dal saldo struttural­e. Ma la strada è lunga. E i tempi stretti.

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AP Informativ­a.Il ministrode­ll’Economia,Giovanni Tria, è intervenut­o ieri in commission­e Bilancio alla Camera

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