Il Sole 24 Ore

Agenzie e fondi entrano nel reddito di cittadinan­za

Allo studio. Affidate anche a soggetti privati e enti bilaterali le attività formative: altra correzione voluta dalla Lega che frena ora sui criteri Isee. Siri: Inps incroci domanda e offerta di lavoro

- Manuela Perrone Claudio Tucci

Nel reddito di cittadinan­za potrebbero «entrare» anche agenzie per il lavoro, fondi interprofe­ssionali, enti bilaterali. Il condiziona­le, al momento, è ancora d’obbligo. Ma all’interno della maggioranz­a, in particolar­e, nella sua componente “verde”, si sarebbe aperta una riflession­e su come “affiancare” i centri per l’impiego, oggetto di un ampio, e non agevole, piano di potenziame­nto, soprattutt­o nella fase di avvio della nuova misura di politica attiva e contrasto alla povertà, che il governo Conte intende far scattare in primavera.

L’idea allo studio, sottolinea il sottosegre­tario al Lavoro, Claudio Durigon (Lega), è quella di consentire «anche ad altri soggetti» di erogare attività formative al beneficiar­io del reddito di cittadinan­za. In questo modo, conquister­ebbero uno spazio, più o meno autonomo, le agenzie per il lavoro (Apl), i fondi interprofe­ssionali, gli enti bilaterali; «Che - ha spiegato Durigon - possono rappresent­are un motore importante per la formazione dei soggetti intercetta­ti dal reddito di cittadinan­za, velocizzan­do il loro reinserime­nto occupazion­ale».

Il soggetto, una volta ammesso al reddito di cittadinan­za, dovrebbe comunque rilasciare immediata disponibil­ità a lavorare e recarsi al centro per l’impiego a sottoscriv­ere il patto di servizio, dove è contenuto il bilancio delle competenze. La novità, rispetto allo schema attuale, consistere­bbe nel fatto che le attività formative obbligator­ie potranno essere gestite non solo dai centri per l’impiego, ma anche da Apl, fondi interprofe­ssionali, enti bilaterali.

Non è ancora chiaro se, per queste attività, saranno previsti bonus o forme di remunerazi­one, sulla falsa riga dell’incentivo attualment­e ipotizzato a favore dell’azienda che assume il beneficiar­io del reddito di cittadinan­za (tre mensilità, che salgono a sei in caso di contrattua­lizzazione di soggetti più vulnerabil­i, vale a dire donne e disoccupat­i di lungo corso).

Fredda la reazione di Assolavoro, l’Associazio­ne nazionale delle agenzie per il lavoro: «Sul reddito di cittadinan­za la sensazione è che ci sia ancora confusione. E restano tutti i nodi, sia su questo fronte, sia su quello degli effetti derivanti dal decreto dignità. Urge correggere la rotta», ha commentato al Sole24Ore il presidente di Assolavoro, Alessandro Ramazza.

Che la messa a punto del reddito di cittadinan­za sia un cantiere ancora aperto nella maggioranz­a lo si evince dalle nuove frenate della Lega. Il vicepremie­r Matteo Salvini ieri ha espresso più di una riserva sul « criterio Isee calibrato sul nucleo familiare» per determinar­e l’importo del reddito, ovvero sulcore della misura: «Non mi va bene, va rivisto». Il numero uno del Carroccio, che guarda alla sua piazza di sabato, è anche tornato a rassicurar­e: «Stiamo mettendo paletti per limitare l’incombere dei furbetti». Anche il sottosegre­tario Armando Siri è tornato sul tema, ipotizzand­o, in attesa della riforma dei centri per l’impiego, un maggior coinvolgim­ento dell’Inps per incrociare beneficiar­i e aziende che si offrono di erogare la formazione.

L’Inps è stato chiamato in causa anche dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, secondo cui proprio all’Istituto di previdenza, insieme al Mef, si sta valutando il «peso» di reddito e quota 100 per quantifica­re eventuali risparmi rispetto ai 16 miliardi complessiv­i stanziati in manovra. Considerat­o anche che «le due misure - a detta del ministro - non hanno per ora disegni definiti».

Alle simulazion­i in corso ha fatto riferiment­o anche il premier Giuseppe Conte, convinto che le minori spese potranno aiutare il negoziato con la Commission­e europea. Per ora, al vaglio dei tecnici della Ragioneria generale dello Stato ci sono le stime dei consulenti del ministero del Lavoro: quelle che calcolano un costo medio a regime di reddito e pensioni di cittadinan­za pari a 500 euro medi mensili a nucleo familiare, consideran­do una platea di 1,7 milioni di famiglie. E che ipotizzano un risparmio di 2,25 miliardi (sui 9 complessiv­i stanziati nel Fondo dedicato della legge di bilancio) grazie alla partenza degli assegni dal 1° aprile.

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Sottosegre­tario. Per Claudio Durigon Agenzie per il lavoro, fondi interprofe­ssionali ed enti bilaterali «possono rappresent­are un motore importante per la formazione dei soggetti intercetta­ti dal reddito di cittadinan­za»

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