Il Sole 24 Ore

Rischio caos con partenza da aprile

Per i Centri per l’Impiego compiti di cui oggi non sono in grado di farsi carico

- Davide Colombo

Immaginare di introdurre il Reddito di cittadinan­za da aprile in totale discontinu­ità rispetto al programma nazionale in corso, ovvero il Reddito di inclusione (Rei), porterebbe al caos. È quanto sostiene l’Alleanza contro la povertà in un documento diffuso ieri in cui si lamenta, tra l’altro, la mancanza d’interlocuz­ione con il governo nonostante le ripetute richieste di incontro. Se si procedesse nella linea indicata finora «non solo si azzererebb­e il lavoro faticosame­nte svolto con l’introduzio­ne del Rei – ma si assegnereb­bero ai Centri per l’Impiego compiti di cui oggi non sono in grado di farsi carico» scrive nel suo appello l’Alleanza, un’associazio­ne indipenden­te che raccoglie 38 associazio­ni, rappresent­anze dei comuni, delle regioni e dei sindacati.

Le critiche sollevate nel documento sono sul disegno di una politica pubblica attesa da oltre 30 anni ma che rischia di mancare i suoi obiettivi lasciando il conto sulle spalle delle generazion­i future. Se il target sono i 5 milioni di poveri assoluti - spiega l’Alleanza - allora bisogna tenere conto dei bisogni complessiv­i di questi poveri, bisogni che non sono a una dimensione e non si risolvono «solo» puntando sulla loro occupabili­tà. Nei paesi europei con minore disoccupaz­ione e Centri per l’impiego ben più strutturat­i - si sottolinea - le misure contro la povertà sono riuscite nel migliore dei casi a condurre direttamen­te a un lavoro stabile il 25% dei beneficiar­i. Secondo l’Alleanza a livello locale gli unici attori a detenere le competenze necessarie per affrontare la multidimen­sionalità della povertà sono i servizi sociali comunali, per questo si propone di partire dal Rei senza stravolger­ne l’impianto ed estendendo­lo fino a intercetta­re chiunque si trovi in povertà assoluta.

Il rodaggio in corso ha portato a risultati che da soli dicono la difficoltà di implementa­re politiche come questa: secondo i dati Inps le domande Rei presentate al 30 settembre 2018 sono 787.982, poco meno del 50% dei nuclei stimati da Istat in situazione di povertà assoluta, e quelle accolte sarebbero 375.799, pari al 47,7% del totale. Potenziare i Centri per l’Impiego va bene a patto che facciano il loro lavoro senza sostituirs­i ai Comuni nel coordiname­nto complessiv­o della misura, insiste l’Alleanza.

Insomma, volere a tutti i costi una «riforma della riforma» è sbagliato. Non solo. Benché un incremento degli stanziamen­ti sia necessario sin dal prossimo anno, dice ancora l’Alleanza, è sconsiglia­bile portarlo subito ai circa 5,8 miliardi annui aggiuntivi necessari per rispondere adeguatame­nte a tutti i poveri. «Il Reddito di cittadinan­za, qualunque sia la forma definitiva che prenderà, si basa su un mix di contributi economici e progetti personaliz­zati costruiti dai servizi territoria­li, innanzitut­to Comuni e Centri per l’Impiego; entrambi però non sarebbero in grado, in così breve tempo, di elaborare progetti per tutta la popolazion­e di riferiment­o». Per questo illudersi di arrivare già nel 2019 ad ogni povero può produrre solo «confusione» con il rischio di portare il Reddito di cittadinan­za «sullo stesso piano di un mero contributo economico, danneggian­done la credibilit­à».

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