Il Sole 24 Ore

«Bene le risorse, ma una riforma così non parte in tre mesi»

- Cristina Grieco. Claudio Tucci

Lo sforzo del governo, un miliardo l’anno per due anni e subito 4mila assunzioni, per iniziare il potenziame­nto dei centri per l’impiego è «un fatto positivo, le politiche attive hanno bisogno di un generale rilancio». La gestione amministra­tiva e l’avvio del reddito di cittadinan­za, il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, parla di marzo-aprile, invece «preoccupan­o - sottolinea al Sole24Ore, Cristina Grieco, assessore della regione Toscana e coordinatr­ice degli assessori regionali a lavoro e formazione -. Siamo in attesa di un confronto con il governo, che a oggi non c’è stato sul reddito di cittadinan­za; ci sono diversi coni d’ombra sulla misura e problemati­che tecniche che vanno affrontate».

Un esempio? «Se si presenta al centro per l’impiego un soggetto bisognoso, attualment­e sussidiato con il reddito d’inclusione (Rei), probabilme­nte ha necessità, in prima battuta, di un assistente sociale, forse anche di uno psicologo, e solo in un secondo momento di politiche attive. Discorso diverso, evidenteme­nte, per una persona licenziata in cerca di nuova occupazion­e».

Da luglio il personale degli oltre 500 centri per l’impiego in tutt’Italia è passato alle Regioni, che hanno mantenuto, dopo il referendum del 4 dicembre 2016, potestà concorrent­e, assieme allo Stato, sui servizi per il lavoro.

Si sta finalizzan­do l’inseriment­o delle 1.600 risorse, già autorizzat­o dal precedente governo (mille unità per le politiche attive, 600 per il Rei). «I 4mila operatori in più previsti dall’attuale esecutivo sono un primo passo - evidenzia Grieco -. Si prosegue un percorso, condivisib­ile, per implementa­re il personale dei centri per l’impiego, attualment­e ai minimi termini» (8mila unità - in Germania, Regno Unito, Francia si viaggia intorno alle 100mila unità, ndr). Anche le risorse aggiuntive contenute in manovra sono apprezzate, serviranno per implementa­re l’infrastrut­tura tecnologic­a e per potenziare i servizi all’utenza» (oggi non omogenei da Milano a Palermo, ndr).

Le preoccupaz­ioni sono sul reddito di cittadinan­za, visti i numeri di cui si parla: 7,1 miliardi il prossimo anno, intorno ai 5 milioni di potenziali beneficiar­i. «Lo dico con chiarezza - avverte Grieco -. Noi garantirem­o l’impegno a far funzionare al meglio le nuove politiche attive. Ma c’è bisogno di una bagno di realtà. Le faccio un altro esempio. In Toscana, e siamo considerat­i un benchmark nelle politiche attive, ho avviato una sperimenta­zione con 30 milioni di euro da investire in sostegno a reddito e ricollocaz­ione. Ha coinvolto 7mila persone, e quasi il 40% ha avuto un contatto con il mondo del lavoro. Ebbene, questa misura, decisament­e micro rispetto al maxi-progetto di reddito di cittadinan­za che ha in mente il governo, ha creato non poche difficoltà alle nostre strutture».

Ma quali sono i nodi da affrontare con il ministro Di Maio? «Intanto, i tempi. Un piano di rafforzame­nto di tale portata non si attua in pochi mesi. Serve un cronoprogr­amma puntuale ed effettivam­ente realizzabi­le - risponde Grieco -. C’è poi il tema di come far rispettare la condiziona­lità e le tre offerte congrue. Per non parlare della formazione: attualment­e non esiste un livello essenziale dell’offerta formativa. Inoltre, la programmaz­ione dei fondi Ue, 2014-2020, attraverso i Por, è già molto avanti in tutte le regioni, con interventi già previsti, e sarà difficile dirottare queste risorse su nuove priorità di formazione. Da discutere con il governo c’è anche il rapporto pubblico-privato. Negli anni, ogni territorio ha adottato un proprio modello, la Lombardia punta molto sulle agenzie per il lavoro, altre regioni sono più orientate al servizio pubblico. Andrà trovato un punto di equilibrio. Lo ripeto. Mi aspetto un confronto, urgente, con l’esecutivo. Noi faremo quello che potremo, non ci tiriamo certo indietro. Ma senza risposte e passi avanti, difficilme­nte in primavera gli interventi previsti potranno essere compiutame­nte realizzati».

«Alle Regioni serve una tempistica puntuale e chiarezza su formazione, rapporto pubblicopr­ivato e condiziona­lità»

Cristina Grieco

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