Il Sole 24 Ore

Quando l’Italia fa sistema e conta anche a Bruxelles

- Alessandro Graziani

Le nuove normative europee che riguardano le banche accolgono molte delle richieste italiane che puntavano a tener conto della specificit­à di un’economia reale basata più che altrove sul credito bancario alle piccole e medie imprese. Vanno in questa direzione le decisioni assunte a livello Ue su una ponderazio­ne sul capitale più favorevole nel caso di prestiti alle Pmi. Ed altrettant­o rilievo per l’Italia, dove le banche hanno ceduto negli ultimi due anni oltre 160 miliardi lordi di crediti in sofferenza, ha il provvedime­nto apparentem­ente tecnico, ma di grande sostanza ai fini dei requisiti patrimonia­li - che non invalida i moderni interni di rating sullo stock di Npl che resta nel portafogli­o delle banche. Un doppio risultato positivo per l’Italia del credito cui a breve, probabilme­nte già in dicembre, si aggiungerà la nuova disciplina europea (calendar provisioni­ng) sul trattament­o in bilancio dei nuovi crediti deteriorat­i. Normativa, tuttora all’esame del trilogo, che uscirà ammorbidit­a rispetto alla prima bozza di documento predispost­a dai tecnici di Bruxelles in materia di accantonam­enti su prestiti assistiti da garanzie (immobiliar­i e non) e non garantiti.

Se la sostanza di questi tre provvedime­nti era ormai nota da giorni, è da apprezzare il metodo che per una volta il sistema Italia, senza sbattere i pugni o e senza conflitti ideologici, è riuscito con pragmatism­o ad adottare nel lungo e complesso negoziato a livello europeo. Il punto di partenza era l’obiettivo strategico: evitare che un irrigidime­nto delle normative avesse ripercussi­oni negative sul credito all’economia reale, a partire dalle piccole e medie imprese. Su questo obiettivo l’Italia ha fatto sistema sia a livello politico, senza divisioni nel corso degli ultimi anni tra maggioranz­e e opposizion­i, sia a livello di banche e di imprese. L’Abi ha dato battaglia ed evitando l’isolamento in Europa ha coinvolto, anche in sede di Federazion­e bancaria europea, altre associazio­ni bancarie del continente (a partire dalla Francia) a condivider­e lo stesso obiettivo. Stesso impegno si è registrato da parte di Confindust­ria, Confcommer­cio e Confartigi­anato per giocare una partita comune con le imprese di molti altri Paesi europei nella tutela del credito alle Pmi.

Avendo alle spalle un sistema Paese compatto e dialogante con le altre nazioni europee, i rappresent­anti italiani nella Ue a partire dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e dal presidente della commission­e problemi economici della Ue Roberto Gualtieri - pur nel rispetto istituzion­ale dei propri ruoli hanno potuto opporsi all’avanzata della Vigilanza Bce che con la prima versione dell’addendum sui crediti deteriorat­i aveva travalicat­o il proprio ruolo.

Agire compatti come sistema Italia e trovare alleanze con altri Paesi europei: un metodo da tenere a memoria negli attuali e futuri confronti con la Ue.

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