Quando l’Italia fa sistema e conta anche a Bruxelles
Le nuove normative europee che riguardano le banche accolgono molte delle richieste italiane che puntavano a tener conto della specificità di un’economia reale basata più che altrove sul credito bancario alle piccole e medie imprese. Vanno in questa direzione le decisioni assunte a livello Ue su una ponderazione sul capitale più favorevole nel caso di prestiti alle Pmi. Ed altrettanto rilievo per l’Italia, dove le banche hanno ceduto negli ultimi due anni oltre 160 miliardi lordi di crediti in sofferenza, ha il provvedimento apparentemente tecnico, ma di grande sostanza ai fini dei requisiti patrimoniali - che non invalida i moderni interni di rating sullo stock di Npl che resta nel portafoglio delle banche. Un doppio risultato positivo per l’Italia del credito cui a breve, probabilmente già in dicembre, si aggiungerà la nuova disciplina europea (calendar provisioning) sul trattamento in bilancio dei nuovi crediti deteriorati. Normativa, tuttora all’esame del trilogo, che uscirà ammorbidita rispetto alla prima bozza di documento predisposta dai tecnici di Bruxelles in materia di accantonamenti su prestiti assistiti da garanzie (immobiliari e non) e non garantiti.
Se la sostanza di questi tre provvedimenti era ormai nota da giorni, è da apprezzare il metodo che per una volta il sistema Italia, senza sbattere i pugni o e senza conflitti ideologici, è riuscito con pragmatismo ad adottare nel lungo e complesso negoziato a livello europeo. Il punto di partenza era l’obiettivo strategico: evitare che un irrigidimento delle normative avesse ripercussioni negative sul credito all’economia reale, a partire dalle piccole e medie imprese. Su questo obiettivo l’Italia ha fatto sistema sia a livello politico, senza divisioni nel corso degli ultimi anni tra maggioranze e opposizioni, sia a livello di banche e di imprese. L’Abi ha dato battaglia ed evitando l’isolamento in Europa ha coinvolto, anche in sede di Federazione bancaria europea, altre associazioni bancarie del continente (a partire dalla Francia) a condividere lo stesso obiettivo. Stesso impegno si è registrato da parte di Confindustria, Confcommercio e Confartigianato per giocare una partita comune con le imprese di molti altri Paesi europei nella tutela del credito alle Pmi.
Avendo alle spalle un sistema Paese compatto e dialogante con le altre nazioni europee, i rappresentanti italiani nella Ue a partire dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e dal presidente della commissione problemi economici della Ue Roberto Gualtieri - pur nel rispetto istituzionale dei propri ruoli hanno potuto opporsi all’avanzata della Vigilanza Bce che con la prima versione dell’addendum sui crediti deteriorati aveva travalicato il proprio ruolo.
Agire compatti come sistema Italia e trovare alleanze con altri Paesi europei: un metodo da tenere a memoria negli attuali e futuri confronti con la Ue.