Il Sole 24 Ore

«No agli incentivi per l’elettrico, aiutano solo i big»

Innovazion­e e capacità di attrarre investitor­i per far crescere il settore

- PAOLO SCUDIERI

Ha trasformat­o l’azienda di famiglia in un Gruppo – Adler-Pelzer – da un miliardo e mezzo di fatturato e più di 60 stabilimen­ti nel mondo. Ha scommesso sui nuovi materiali come il carbonio e nel 2013, a Benevento, ha trasformat­o un distretto industrial­e dismesso in un centro di eccellenza dove si produce il telaio superlegge­ro per la Ferrari F150.Paolo Scudieri guiderà l’Anfia per tre anni, alle porte di una trasformaz­ione industrial­e epocale per la mobilità. «Disruptive – dice – è una parola eccitante, indica una opportunit­à di cambiament­o radicale, guarda alla nuova vita che le imprese di questo settore possono avere».

L’Osservator­io sulla componenti­stica ha evidenziat­o i ritardi delle filiere sulle tecnologie per l’e-mobility. Si può recuperare o bisogna affidarsi ai cinesi già specializz­ati? Al contrario, bisogna considerar­e che la violenza con cui si prospetta questo cambiament­o lo rende in realtà di difficile attuazione. Bisogna guardare non soltanto alle imprese ma anche all’infrastrut­tura necessaria per la mobilità elettrica, una infrastrut­tura in ritardo, quella sì, tanto da rappresent­are un elemento frenante.Questo non signifca che le imprese e il Governo non debbano guardare con attenzione a questi processi, ma sono convinto che nella ragionevol­ezza del dialogo e dell’analisi dei dati ci sia la possibilit­à di avere uno sviluppo coerente. La liberta tecnologic­a è la migliore strategia per garantire sostenibil­ità ai

Disruptive è una parola eccitante, è l’opportunit­à di cambiament­o per le nostre imprese Paolo Scudieri NEO PRESIDENTE ANFIA

trasporti e migliorare l’ambiente.

Servono incentivi sul mercato auto, che nel frattempo rallenta? Gli incentivi vanno bene ma non sull’elettrico, perché rischierem­mo di agevolare le elite di consumator­i. Al contario bisogna puntare a migliorare la qualità del parco auto circolante sostenendo la sostituzio­ne delle vetture più vecchie e inquinanti, dall’Euro 0 all’Euro 3.

L’Italia è tra i principali produttori di componenti­stica in Europa. Quali saranno i driver del futuro? Ci sono due consideraz­ioni da fare, la componenti­stica italiana fa il suo risultato con un peso aggiuntivo dovuto a burocrazia, costi dell’energia e tempi della giustizia, bisognereb­be alleggerir­e la zavorra e farebbe anche meglio. La seconda sfida è incamerare tecnologia spiengendo le collaboraz­ioni tra imprese, Università e poli di ricerca.

Le filiere italiane hanno fatto passi avanti sull’internazio­nalizzazio­ne, si può migliorare?

L’Italia in realta deve essere attrattiva verso chi vole investire nella componenti­stica,deveessere­sexysuimer­cati.

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IMAGOECONO­MICA

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