Mediaset ora chiede di chiudere il contratto con Vivendi su Premium
Il Biscione contesta a Bolloré l’inadempienza dell’accordo del 2016 Il giudice fissa la nuova udienza al Tribunale di Milano il 12 marzo
Mediaset passa direttamente alla richiesta danni. Nella causa su Premium contro Vivendi, il gruppo di Cologno Monzese non chiede più il rispetto dell’accordo firmato l’8 aprile del 2016, bensì la dichiarazione di risoluzione del contratto per inadempienza con relativo risarcimento. Un cambiamento di linea che prende atto della mutata realtà oggetto del contendere.
Premium - che i francesi si erano impegnati a rilevare tramite uno scambio azionario reciproco tra i due gruppi del 3,5% che valorizzava 730 milioni la pay-tv del Biscione - non ha più la stessa fisionomia di due anni e mezzo fa. A fine novembre infatti Mediaset ha esercitato l’opzione per cedere a Sky la piattaforma tecnologica di Premium con un organico di 120-130 dipendenti per un controvalore di 22,9 milioni nell’ambito di un accordo più complessivo di concessione di utilizzo di contenuti. In sostanza uno stop loss dopo che la paytv del Biscione non è riuscita ad aggiudicarsi i diritti del calcio a prezzi compatibili. Gli oltre 2 milioni di abbonati della primavera di due anni fa, senza le partite se non le tre alla settimana di Dazon offerte gratis ai clienti del calcio muniti di connessione Internet, si sono di conseguenza rarefatti a un numero stimato compreso tra 500 e mille, probabilmente destinato a ridursi ancora. In Premium oggi restano dunque i clienti, ma molti meno di prima, e i rapporti in esclusiva con le major americane.
Già il primo anno, quando il supposto venditore si era limitato a gestire in ordinaria amministrazione Premium, in raccordo con il supposto compratore, Mediaset aveva stimato un impatto negativo sui conti del solo 2016, per via di oneri straordinari legati all’inadempimento, di 341 milioni. A luglio del 2016 Vivendi aveva chiesto di rivedere i termini dell’accordo che invece Mediaset riteneva definitivo essendo stato firmato un contratto e a dicembre, quando i due promessi sposi erano ormai ai ferri corti, la media company che fa capo a Vincent Bollorè aveva rastrellato il 28,8% del capitale del Biscione, fermandosi solo alla soglia d’Opa del 29,9% dei diritti di voto. I successivi tentativi di ridisegnare un accordo coinvolgendo anche Telecom sono tutti finiti nel nulla. Mentre Mediaset aveva chiesto di applicare una penale mensile di 50 milioni dal luglio del 2016, Fininvest aveva contestato anche il calo delle azioni seguito allo stallo nei rapporti con Parigi. Complessivamente - è stata Vivendi a quantificarlo nelle sue relazioni di bilancio - i danni reclamati da Mediaset e dalla sua controllante ammonterebbero a 3 miliardi.
All’udienza che si è tenuta ieri al Tribunale di Milano, il giudice Daniela Marconi ha deciso quindi di rinviare a nuova udienza, fissata per il prossimo 12 marzo, per chiudere in sostanza la fase istruttoria e dare il tempo alle parti di depositare memorie aggiuntive. Mediaset avrà tempo fino al 30 gennaio per produrre le sue memorie, Vivendi invece fino al 28 febbraio.
Anche la società Premium, a questo punto - è stato fatto notare - potrà a sua volta accodarsi nella richiesta di risarcimento.