Macron e i limiti dell’efficienza aristocratica
Èstata un’ umiliazione, tornare sui propri passi. In concreto, però, non ha offerto molto, Edouard Philippe. La mossa di congelare per sei mesi le nuove imposte e di aprire un grande dibattito non ha convinto i Gilet Jaunes, e forse non voleva farlo.
L’intenzione era probabilmente quella di dividere il movimento, tra l’ala ormai politica e quella interessata solo a risolvere il problema del caro benzina, per ripristinare la pace sociale. Ammettendo per un attimo che i commenti sui social abbiano un valore euristico, è impressionante come i giudizi sul discorso di Philippe siano “in equilibrio” rispetto alla prevalenza delle critiche che hanno accompagnato lunedì le parole del ministro degli Interni Christophe Castaner.
Al movimento non sembra però sia sfuggito il carattere di espediente delle misure- che pure costeranno due miliardi - e neanche l’avvertimento, doveroso, che a meno tasse dovranno corrispondere meno spese.
In questo senso, la mossa di Philippe resta quindi un azzardo. Quel che muove la piazza francese come ha detto lui stesso - viene del resto da lontano: è una sfiducia complessiva, persino sana se fosse bene intesa e ben manifestata, verso quei gruppi che si propongono come “élites”. Al punto che ci si può chiedere - e l’economista francese Olivier Blanchard, per esempio, lo ha fatto - se il tema di fondo sia davvero solo economico o se l’economia sia soltanto la più acuta delle sue manifestazioni. Nei risultati del primo turno delle presidenziali del 2017 era immediato trovare un nesso tra senza lavoro e voti: dove la disoccupazione era alta, era premiata Marine Le Pen, dove era bassa era premiato Macron. Entrambi però, sia pure con idee opposte, proponevano una rottura politica rispetto al passato, al punto che Macron ha svuotato e disarticolato i partiti tradizionali.
La Francia insomma chiedeva un rinnovamento totale. Macron malgrado l’esperienza di Zapatero contro la sfida degli Indignados e quella di Renzi con i 5 Stelle - ha puntato tutto su un’aristocratica efficienza, come se la soluzione fosse semplicemente selezionare un’élite politica capace. Oggi Macron, che finalmente ha capito, è diventato il simbolo di quelle odiatissime élites.
In questi giorni è rimasto silente: è possibile che non abbia voluto confondere la risposta ai Jilets con l’annunciata proposta, di lungo periodo, del «nuovo patto sociale». Proprio la molteplicità del movimento di piazza potrebbe però segnalare che forse è troppo tardi perché lui, malgrado le sue innegabili qualità, riesca a risolvere il problema.