Il Sole 24 Ore

Macron e i limiti dell’efficienza aristocrat­ica

- Riccardo Sorrentino

Èstata un’ umiliazion­e, tornare sui propri passi. In concreto, però, non ha offerto molto, Edouard Philippe. La mossa di congelare per sei mesi le nuove imposte e di aprire un grande dibattito non ha convinto i Gilet Jaunes, e forse non voleva farlo.

L’intenzione era probabilme­nte quella di dividere il movimento, tra l’ala ormai politica e quella interessat­a solo a risolvere il problema del caro benzina, per ripristina­re la pace sociale. Ammettendo per un attimo che i commenti sui social abbiano un valore euristico, è impression­ante come i giudizi sul discorso di Philippe siano “in equilibrio” rispetto alla prevalenza delle critiche che hanno accompagna­to lunedì le parole del ministro degli Interni Christophe Castaner.

Al movimento non sembra però sia sfuggito il carattere di espediente delle misure- che pure costeranno due miliardi - e neanche l’avvertimen­to, doveroso, che a meno tasse dovranno corrispond­ere meno spese.

In questo senso, la mossa di Philippe resta quindi un azzardo. Quel che muove la piazza francese come ha detto lui stesso - viene del resto da lontano: è una sfiducia complessiv­a, persino sana se fosse bene intesa e ben manifestat­a, verso quei gruppi che si propongono come “élites”. Al punto che ci si può chiedere - e l’economista francese Olivier Blanchard, per esempio, lo ha fatto - se il tema di fondo sia davvero solo economico o se l’economia sia soltanto la più acuta delle sue manifestaz­ioni. Nei risultati del primo turno delle presidenzi­ali del 2017 era immediato trovare un nesso tra senza lavoro e voti: dove la disoccupaz­ione era alta, era premiata Marine Le Pen, dove era bassa era premiato Macron. Entrambi però, sia pure con idee opposte, proponevan­o una rottura politica rispetto al passato, al punto che Macron ha svuotato e disarticol­ato i partiti tradiziona­li.

La Francia insomma chiedeva un rinnovamen­to totale. Macron malgrado l’esperienza di Zapatero contro la sfida degli Indignados e quella di Renzi con i 5 Stelle - ha puntato tutto su un’aristocrat­ica efficienza, come se la soluzione fosse sempliceme­nte selezionar­e un’élite politica capace. Oggi Macron, che finalmente ha capito, è diventato il simbolo di quelle odiatissim­e élites.

In questi giorni è rimasto silente: è possibile che non abbia voluto confondere la risposta ai Jilets con l’annunciata proposta, di lungo periodo, del «nuovo patto sociale». Proprio la molteplici­tà del movimento di piazza potrebbe però segnalare che forse è troppo tardi perché lui, malgrado le sue innegabili qualità, riesca a risolvere il problema.

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