Con l’architettura lean più risorse all’integrativo
Grazie alla «rivoluzione» lean avviata otto anni fa, la multinazionale bolognese dei cancelli Faac prima ha recuperato in fabbrica margini del 30% di redditività poi ha avviato architetture pilota per efficienza “snella” nell’area R&S e ora travasa i benefici in un integrativo aziendale volto a promuovere l’ascensore sociale tra i dipendenti in aderenza ai Sustainable Goals dell’Onu: nel contratto passato con il 94% dei consensi entrano formazione continua per tutti, borse di studio (figli inclusi e senza paletti nella scelta dei percorsi), supporto alla genitorialità, flessibilità, welfare. Oltre a un premio di risultato che sale a 2.350 euro nel triennio 2018/2020, con un bonus aggiuntivo di 200 euro per i lavoratori in produzione e un extra incentivo finale di 225 euro per tutti, indicizzati sempre più direttamente all’operating cash flow, oltre che a utili e puntualità e qualità degli ordini.
Non è la proprietà a fare la differenza (il trust della Curia controlla il 100% del gruppo specializzato in controlli automatici degli accessi da oltre 400 milioni di fatturato). «La gestione è totalmente delegata ai manager senza alcuna interferenza dell’azionista», precisa il direttore HR Luca Bauckneht, cui si deve la svolta dell’integrativo, uno dei pochissimi in Italia basato sui Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, e l’opera di persuasione della Fiom (unico sindacato in azienda, 400 dipendenti in Italia su 2.400 nel mondo) per arrivare alla completa convertibilità del premio aziendale in welfare e per incentivare il riallineamento professionale delle madri lavoratrici al rientro dalla maternità invece che rimpolpare i congedi. «Stiamo sperimentando un nuovo modello di organizzazione snella in ogni ambito, che ha già smontato tutti i classici ruoli aziendali. L’obiettivo sarebbe arrivare a un unico parametro per misurare la creazione del valore uguale per tutti, dall’azionista al tecnico di processo», spiega il presidente Andrea Moschetti, mostrando le nuovissime Obeya Room. Sei grandi stanze dedicate alla R&S in logica snella dove i ricercatori (43) lavorano assieme in team interfunzionali, con pareti-lavagne per potenziare la comunicazione visiva. I recuperi di produttività sono straordinari: si triplicheranno i nuovi progetti sviluppati in un anno con tempi dimezzati (da 18-24 mesi a 12 mesi).