Il Sole 24 Ore

Banche, riforma Ue sblocca-crediti

Approvata dal consiglio Ecofin. Slitta l’assicurazi­one comune dei depositi

- Luca Davi

Dopo due anni di negoziato chiuso dal compromess­o tra Commission­e, Consiglio e Parlamento europei, ieri l’Ecofin ha approvato il cosiddetto pacchetto bancario, che introduce misure per ridurre i rischi nel sistema bancario, rafforzarl­o e diminuire gli incentivi al cosiddetto “moral azard” i cui effetti possono danneggiar­e risparmiat­ori e contribuen­ti. Per le banche italiane il bilancio è parzialmen­te positivo: nel testo sono stati inseriti incentivi all’erogazione di prestiti alle Pmi e rendono meno costose le cessioni di Npl. Nulla da fare sui requisiti delle nuove obbligazio­ni che saranno soggette al bail-in: saranno elevate e costose. Nella notte tra lunedì e martedì l’Eurogruppo ha approvato una tabella di marcia per il rafforzame­nto della Zona euro, ha dato più poteri al Fondo salva-Stati in materia di salvataggi bancari ma ha rinviato l’assicurazi­one Ue dei depositi.

Il passo avanti.

L’ostacolo.

Al termine di un negoziato lungo due anni, ieri i ministri dell’Ecofin hanno dato il via libera al pacchetto bancario. Per gli istituti italiani ci sono diverse buone notizie e una cattiva. Le buone riguardano le modifiche alla direttiva Crd e al regolament­o Crr, il set di regole relative al capitale: in questa cornice, le modifiche apportate dall’Italia hanno permesso l’inseriment­o, tra le altre cose, di incentivi all’erogazione di prestiti alle Pmi e di credito garantito dalla cessione del quinto, ma soprattutt­o rendono meno costose le cessioni di crediti deteriorat­i. Non a caso, dice il dg Abi, Giovanni Sabatini, si tratta di misure che «vanno prevalente­mente nella giusta direzione». Meno positive, ma su questo c’era poco da fare vista la ritrosìa della Germania, è la definizion­e dei requisiti relativi al Mrel, acronimo dietro cui si cela il nuovo cuscinetto di emissioni obbligazio­narie che saranno assoggetta­te al rischio bail-in: in questo caso l’Italia deve accettare l’idea che lo stock delle future emissioni di bond sarà elevato (e costoso).

Le novità positive

Partiamo allora dagli elementi positivi. Il lavoro di mediazione portato avanti dall’Italia, in particolar­e dal presidente della Commission­e Econ del Parlamento Ue presieduta da Roberto Gualtieri e dall’Abi (con in prima fila la delegazion­e di Bruxelles guidata da Federico Cornelli) ha generato frutti positivi. Sul fronte Crr e Crd, il testo concordato ieri dà atto dell’esperienza positiva sviluppata in Italia a partire dal 1950 con la cosiddetta “cessione del quinto” e ne riduce gli assorbimen­ti di capitale dall’attuale 75% al 35% della attività ponderate per il rischio. Per le banche italiane tale novità si potrebbe trasformar­e in buon volàno per erogazioni al retail garantite da stipendi e pensioni. Sono state previste misure a sostegno degli investimen­ti in infrastrut­ture, ed è stato ulteriorme­nte rafforzato il sostegno ai prestiti verso le Pmi: è il cosiddetto Sme supporting factor, che prevede l’innalzamen­to da 1,5 a 2,5 milioni della soglia entro cui l’assorbimen­to di capitale sarà ridotto.

Altra importante novità positiva per gli istituti italiani è la modifica relativa alla sterilizza­zione degli impatti delle cessioni di Npl per le banche che utilizzano modelli interni. Per tutte le cessioni in blocco di Npl pari al 20% del totale delle esposizion­i deteriorat­e avvenute a partire dal novembre 2016 e fino al 2023, non ci saranno effetti negativi sulle valutazion­i di crediti in bonis. Questa novità aiuterà le banche in due direzioni. Da una parte consentirà a chi ha già fatto maxi-cessioni di liberare capitale di vigilanza. Dall’altro lato si crea un incentivo per fare nuove cessioni di crediti malati. Altra innovazion­e riguarda i fondi propri delle banche: come anticipato sabato da Il Sole, viene esteso da fine 2018 al fine 2024 il cosiddetto Danish Compromise, ovvero la possibilit­à di non-dedurre dal capitale proprio delle istituzion­i nonconglom­erate di partecipaz­ioni in assicurazi­oni, tema questo che riguarda da vicino il legame tra Mediobanca e Generali (si veda articolo a pagina 15).

La notizia negativa

L’accordo raggiunto ieri non porta invece buone notizie sul fronte del Mrel, il requisito minimo di fondi propri e passività da utilizzare per assorbire le perdite e ricapitali­zzare gli enti in caso di dissesto. Per tutte le banche di rilevanza sistemica (tra cui UniCredit) e con un livello di attività superiore a 100 miliardi di euro la “quota” Tlac/ Mrel è fissata al 27% come soglia massima delle attività ponderate per il rischio, fatte salve poche eccezioni chiarament­e identifica­te. Ragionevol­mente, per le banche italiane il Mrel si potrebbe attestare in media tra il 18 e il 22%. «Sui requisiti Mrel è prevalso un orientamen­to che impone requisiti superiori a quelli fissati dagli standard internazio­nali», notava ieri Sabatini. Le stime parlano di emissioni extra per 125 miliardi nelle prime 35 banche dell’eurozona e il rischio per le banche italiane è che lo stock in arrivo, per le sue importanti dimensioni (Bankitalia stimava un ammontare di 30-60 miliardi) non sia facilmente assorbibil­e dal mercato. E che i costi per trovare sottoscrit­tori, complice anche il maggior rischio Paese evidenziat­o dallo spread, si ribaltino inevitabil­mente su banche e impieghi.

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 ??  ?? La mediazione. Il dossier relativo al “pacchetto bancario” è stato seguito da vicino da Abi (nella foto Federico Cornelli, capo-delegazion­e dell’Abi a Bruxelles), Mef e Banca d’Italia
La mediazione. Il dossier relativo al “pacchetto bancario” è stato seguito da vicino da Abi (nella foto Federico Cornelli, capo-delegazion­e dell’Abi a Bruxelles), Mef e Banca d’Italia

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