Macron cede: stop per 6 mesi al caro benzina
Il premier Edouard Philippe: sospensione per sei mesi Costo per lo Stato: 2 miliardi Parigi lascia però intendere che un calo delle imposte comporterà meno spesa
Il presidente Macron cerca di guadagnare tempo per risolvere la crisi dei “gilet gialli” che infiamma la Francia: il governo ha rinviato per 6 mesi per l’aumento delle accise sui carburanti e congelato le tariffe di gas ed elettricità.
Emmanuel Macron cerca di comprare tempo. Un po’ nascosto, per così dire, dietro l’alta figura del suo presidente del consiglio, lascia che Edouard Philippe offra ai Gilets Jaunes una moratoria di sei mesi per l’aumento delle accise su benzina, gasolio e gasolio da riscaldamento (oltre ad alcune imposte speciali e norme sui controlli delle auto) e un congelamento delle tariffe di gas ed elettricità. Sono misure che costeranno due miliardi.
Comprare tempo serve per calmare la piazza, ma come? Il presidente del consiglio - consapevole che il tema è il potere d’acquisto - ha voluto ricordare che il salario minimo Smic netto (attualmente pari a 1.184,93 euro al mese per 151,67 ore di lavoro) salirà del 3% a gennaio. È uno degli incrementi «più importanti degli ultimi 25 anni», ha detto Philippe, anche se è tutto automatico, non aiutato da quelle “spintarelle” a cui in passato hanno fatto ricorso, di tanto in tanto, i governi francesi.
L’altra idea - spesso utilizzata da Macron e il suo governo - è quella di aprire, dal 15 dicembre e fino al 1° marzo, un grande dibattito, anche a livello locale, come quello sull’Europa (tema che, peraltro, non è mai stato al centro delle contestazioni), con l’obiettivo di affiancare agli aumenti delle tasse, che per il momento restano solo sospesi, «misure di accompagnamento giuste ed efficaci»: «Se non le troveremo, ne trarremo le conseguenze», ha aggiunto Philippe, secondo il quale le soluzioni devono essere diverse tra grandi città e campagne. Bisogna conservare però, ha detto, le ambizioni della «transizione ecologica», su cui Macron ha molto puntato.
Non è una marcia indietro definitiva, ma è comunque una concessione importante, rispetto alle rigidità mostrate in passato: «Nessuna tassa merita di mettere in pericolo l’unità della nazione», ha detto Philippe che ha tentato di ricucire gli strappi parlando dei «francesi che hanno infilato un gilet giallo» come di persone che «amano il loro Paese». La loro, ha aggiunto, «è la collera della Francia che lavora, e lavora duro, e non riesce a far quadrare i conti», ed esprime «l’ingiustizia, quella di non poter vivere dei frutti del proprio lavoro, di non poter provvedere ai bisogni dei figli quando le giornate di lavoro iniziano presto e finiscono tardi, soprattutto se si aggiungono i tempi di viaggio».
Il Governo non rinuncia, in ogni caso, a tener conto dei vincoli, politici ed economici. Il dibattito si allargherà al più grande tema delle imposte e spese pubbliche. «Occorre più trasparenza sulle imposte: le nostre tasse e imposte sono le più alte d’Europa. Il nostro sistema fiscale è terribilmente complicato ed è spesso criticato perché ingiusto», ha ammesso Philippe, secondo il quale «se gli ultimi avvenimenti hanno mostrato una cosa, è che i francesi non vogliono né nuove imposte, né nuove tasse». I conti, ha però avvertito, devono tornare: «Se le imposte calano, occorrerà che le spese calino perché non vogliamo lasciare in eredità debiti ai nostri figli: questi debiti sono già notevoli», ha detto Philippe (il debito pubblico francese è pari al 96% circa del Pil). Tema che diventa più attuale, ha aggiunto, perché è emersa la domanda di una maggior presenza dello Stato, soprattutto dalle zone rurali «che più hanno subito negli ultimi anni un impoverimento dei servizi pubblici».
Le violenze, in ogni caso, «devono finire». Philippe ha ricordato che lo Stato è «garante della pace pubblica» e che le manifestazioni di sabato dovranno svolgersi «nella calma». Su questo punto, il premier ha avuto anche il sostegno di Laurent Wauquiez, leader dei gollisti, per il quale occorre «portare la pace nel paese». Poco convinti, invece, i Gilets Jaunes, che confermano le manifestazioni di sabato; mentre domenica, a Tolosa, il gruppo occitano eleggerà un portavoce, una portavoce e cinque rappresentanti, per portare avanti i temi, ormai tutti politici, del movimento.