Costruzioni Salini Impregilo, Ihi e Vinci in corsa per il salvataggio di Astaldi
Gli advisor sono al lavoro per presentare al Tribunale il piano di ristrutturazione
Si apre una fase chiave per il futuro di Astaldi. Gli advisor sono al lavoro per presentare al Tribunale di Roma entro il 15 dicembre un progetto di ristrutturazione che sia credibile. Passaggio indispensabile perché la società possa poi incassare la necessaria proroga che posticipi a metà febbraio il deposito di un piano definitivo di salvataggio.
Perché tutto ciò avvenga, la trattativa procede su due binari ma entrambi presentano delle incognite. Da un lato si sta cercando di trovare l’intesa con un alternative lenders per ottenere le fonti di finanziamento indispensabili al proseguimento della gestione corrente del gruppo. Dall’altro è stata aperta una data room per raccogliere manifestazioni di interesse di altri operatori del settore.
Rispetto al primo punto, sarebbe ormai stata raggiunta un’intesa di massima con Fortress pronta a mettere sul piatto fino a 270 milioni di euro di denari freschi. In particolare, Fortress con Sound Point Capital dovrebbero garantire subito 70 milioni di euro e nel 2019 dovrebbero poi elargire altri 200 milioni di euro (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Il tema chiave, in proposito, sono le condizioni alle quali le due entità sono disposte a dare nuova linfa ad Astaldi. A riguardo, risulta che il tasso sia di poco inferiore all’11%. Da capire, quindi, se il Tribunale di Roma possa mettere il sigillo a un finanziamento offerto a simili valori, tanto più perchè evidentemente per ottenere il prestito ponte il gruppo di costruzioni dovrà offrire diverse garanzie, tratte da quel che resta della parte sana del gruppo.
Cruciale, dunque, potrebbe rivelarsi il piano di salvataggio che accompagnerà l’accordo di finanziamento. In merito, risultano essere un tassello fondamentale le proposte che arriveranno sul tavolo degli advisor. Al momento sarebbero due: Salini Impregilo e il gruppo giapponese Ihi. Secondo alcune indiscrezioni si sarebbe affacciato sul dossier anche Vinci ma l’interesse del gruppo francese, in ogni caso, sarebbe solo per una parte del portafoglio ordini. Quanto agli altri due soggetti, le posizioni al momento sarebbero differenti. Ihi, che già la scorsa estate aveva siglato un’intesa con Astaldi per il salvataggio del gruppo, avrebbe presentato un progetto industriale che in qualche modo preserverebbe la presenza della famiglia Astaldi all’interno del capitale del gruppo di costruzioni.
Diversamente Salini Impregilo, che per ora ha presentato solo un’offerta non binding, sarebbe al lavoro per depositare una nuova proposta più dettagliata della prima. Ancora una volta, però, focus centrale dell’operazione sarebbe la parte costruzioni. In particolare, come ha riferito un portavoce della società, «l’unica ipotesi sul tavolo per Astaldi è una prospettiva industriale volta a preservare continuità operativa e buon esito dei contratti, nell’interesse dei lavoratori e dei clienti». Lo sguardo, dunque, sarebbe rivolto alla possibilità di convogliare il ramo d’azienda delle costruzioni in una newco che verrebbe poi rilevata da Salini Impregilo. Aspetto chiave, a riguardo, è il prezzo e i termini a cui i due offerenti sono disposti a farsi carico del rilancio di Astaldi.
Ecco perché il vaglio del Tribunale di Roma di metà dicembre sui passi avanti compiuti dalla società per definire un progetto di concordato rappresenterà una sorta di spartiacque rispetto al futuro dell’azienda. Sul cui destino si innesta anche la battaglia che sono pronti a intraprendere i bondholder. Proprio martedì l’associazione “Comitato Bondholders Astaldi” ha dato mandato allo studio legale Legance di presentare ricorso per la nomina del rappresentante comune degli obbligazionisti della Astaldi. Il Comitato rappresenta gli obbligazionisti che hanno in mano una parte del bond da 750 milioni con scadenza al 2020. L’emissione, che avrebbe dovuto pagare la cedola in questi giorni, è finita in parte a clienti retail.