Il Sole 24 Ore

«Dl dignità, stop al 30% dei contratti»

Nel 2019 i primi effetti sull’occupazion­e del decreto dignità Circa il 50% delle imprese ha difficoltà a trovare manodopera specializz­ata

- Picchio e Tucci

Federmecca­nica: «Con riferiment­o al dl dignità, il 30% delle imprese non rinnoverà a scadenza i contratti a tempo». Le stime di Assolavoro: da gennaio 53mila a casa.

La produzione che va al rallentato­re, con una fase di stagnazion­e, come emerge dall’andamento congiuntur­ale del terzo trimestre, +0,1 per cento, l’1% in termini tendenzial­i, dopo dinamiche di poco superiori ai 4,5 punti della prima metà dell’anno. C’è un peggiorame­nto e per i prossimi mesi non si prevede un cambiament­o di rotta. Mentre si fanno sentire gli effetti sull’occupazion­e del decreto dignità: il 30% delle imprese non rinnoverà, alla data di scadenza, i contratti a tempo determinat­o; un altro

33% deve ancora decidere; il 37% che li trasformer­à a tempo indetermin­ato. Elementi che si aggiungono ad una situazione in cui circa il 50% delle aziende ha difficoltà a trovare manodopera specializz­ata e il 22% dei diplomati e neo laureati assunti non ha una preparazio­ne adeguata.

È la fotografia che emerge dalla 148° indagine congiuntur­ale di Fedemeccan­ica, presentata ieri a Roma, per lo scenario nazionale, e sui territori, per sottolinea­re il peso del settore, l’8% del pil, 1 milione 600mila occupati, 100 mila aziende. «Stiamo vivendo un momento di rallentame­nto e di incertezza», ha detto il vice presidente della Federazion­e, Fabio Astori.

Un clima di scarsa fiducia che pesa sulle prospettiv­e future, come emerge dal peggiorame­nto del giudizio sugli ordini rispetto alla precedente indagine. Quanto all’occupazion­e, il decreto dignità sta pesando in negativo: «le norme non creano occupazion­e, possono agevolare o meno un percorso di assunzione. La flessibili­tà può agevolare», ha detto il direttore generale di Federmecca­nica, Stefano Franchi, sottolinea­ndo che «flessibili­tà non significa precarietà visto che nel nostro settore il 40% dei contratti a tempo indetermin­ato sono trasformaz­ioni di contratti flessibili, tra tempo determinat­o e altro, e il 98% dei contratti sono a tempo indetermin­ato». Per avere un’occupazion­e stabile «serve una crescita stabile, che dipende dalla competitiv­ità delle imprese, e quindi dal costo del lavoro, investimen­ti, formazione e istruzione», ha continuato Franchi.

Istruzione e formazione sono temi centrali: c’è uno scollament­o tra scuola e imprese e occorre formazione continua per aggiornare le competenze all’evoluzione digitale. La petizione “Più Alteranza, Più formazione” lanciata nei giorni scorsi sui Facebook, Twitter, Linkedin, e sul sito di Federmecca­nica, ha raggiunto quasi 20mila firme. Si chiede al governo di mantenere 400 ore di alternanza scuola-lavoro; di garantire strumenti e risorse adeguate; riconoscer­e il credito di imposta alle imprese per le spese fatte su alternanza e formazione.

«Il quadro complessiv­o evidenzia l’esigenza di misure concrete di politica industrial­e, occorre puntare sulle imprese per generare sviluppo», ha detto ancora Astori. Tornando ai dati, che sono stati spiegati dal direttore del Centro studi, Angelo Megaro, indicano che i volumi prodotti sono ancora inferiori del 22% rispetto a prima della recessione del 20082009. È ancora presto per parlare di recessione ora, ha detto Megaro, si capirà a inizio 2019. Ma ad ora non ci si aspettano sostanzial­i modifiche del clima congiuntur­ale, anche se ci dovrebbe essere un parziale recupero dei volumi. Pesano il rallentame­nto della domanda mondiale, l’andamento della Germania, la contrazion­e dei consumi delle famiglie e della domanda dei beni di investimen­to.

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