Il Sole 24 Ore

Pensioni 2019: un tesoretto da 760 milioni

Durigon: in pensioni con 41 anni di contributi i precoci e niente rinvii per quota 100

- Davide Colombo

C’è una minore spesa di 760 milioni, rispetto al previsto, su due canali di flessibili­tà pensionist­ica attivati nel 2017: l’Ape sociale e il pensioname­nto con 41 anni di contributi per i lavoratori precoci. Ed è proprio grazie a questo margine di bilancio che il governo accompagne­rà il debutto di “quota 100” senza chiudere le due misure. Come ha spiegato ieri il sottosegre­tario al Lavoro, Claudio Durigon, per i precoci (un anno di impiego prima dei 19 anni di età) oggi disoccupat­i o con un’invalidità civile o un carico familiare, viene confermato il requisito dei 41 anni di contributi con l’aggiunta di una finestra di tre mesi, il che significa un risparmio di due mesi rispetto allo scatto previsto per il 2019. E ci sarà pure la proroga dell’Ape sociale.

Nel Rendiconto sociale 2017 pubblicato ieri dal Consiglio di indirizzo e vigilanza Inps è dedicato un approfondi­mento proprio sulle flessibili­tà introdotte negli ultimi due anni. Si apprende che sono rimasti inutilizza­ti il 75,9% dei fondi per il pensioname­nto anticipato dei precoci, mentre per l’Ape sociale nel 2017 sono stati spesi 170 milioni (sui 300 previsti), e quest’anno ci si dovrebbe fermare attorno ai 180. Secondo gli ultimi dati sono state accolte 33.623 domande per l’Ape sociale (durata media 42 mesi di anticipo, con un assegno medio di 1.250 euro al mese), mentre i precoci con domanda di pensioname­nto accolta sono stati 24.129 nel biennio. Nel documento si parla di «risorse residue che possono consentire una proroga», ipotesi evocata nel corso del suo intervento di presentazi­one al Senato anche dal presidente del Civ, Guglielmo Loy. Durigon ha confermato l’impegno anche per la proroga di “opzione donna” per un altro anno. Nel rendiconto si legge anche che al Nord ci sono 2,4 pensioni di invalidità su 100 abitanti, al Sud 6,7 su 100. «Nel 2017 erano 932.289 con un calo del 3,3% rispetto al 2016».

L’anno prossimo si potrà andare in pensione anticipata, indipenden­temente dall’età, con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi le donne), senza lo scatto di cinque mesi dell’aspettativ­a di vita che era previsto, mentre per la nuova anzianità «non ci sarà alcun paletto che sposti in avanti “quota 100”. Chi avrà 62 anni di età e 38 di contributi l’anno prossimo potrà andare in pensione» ha ribadito Durigon, spiegando che la misura varrà per un triennio come ponte per arrivare a “quota 41” per tutti. Per i lavoratori privati la finestra per “quota 100” sarà di 3 mesi, per i pubblici la finestra dovrebbe essere di 6 mesi ma si ragiona sulla possibilit­à che sia di 9, con la prima uscita a settembre. Se i requisiti si raggiungon­o durante il 2019 si dovranno aspettare 3 mesi (6 o 9 per i pubblici). Il governo confida in un’adesione inferiore al 100% degli aventi diritto anche in virtù del divieto di cumulo pensione/reddito da lavoro fino a 5 anni . E, dunque, su una minore spesa. «Quota 100 e il reddito di cittadinan­za entreranno in vigore all’inizio dell’anno» hanno dichiarato di nuovo Matteo Salvini e Luigi Di Maio, mentre il taglio alle pensioni alte, ha aggiunto il leader M5S, «sarà inserito in legge di Bilancio al Senato».

Il rendiconto sociale Inps: pensioni di invalidità a 2,4 abitanti su 100 al Nord e a 6,7 abitanti su 100 al Sud

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