Il Sole 24 Ore

Privatizza­zioni, nessun dossier ma pronti se ci sarà l’occasione

«Crescere in Tim? Non escludo alcunché No all’ingresso in Alitalia»

- Laura Serafini

«La Cassa depositi e prestiti è ben patrimonia­lizzata (35 miliardi il patrimonio netto, ndr), c’è un’ampia capacità di manovra finanziari­a. La nostra priorità sono, però, gli investimen­ti a supporto allo sviluppo dell’economia, della sostenibil­ità e del sociale. Al momento sul tema privatizza­zioni non c’è nessun dossier allo studio. Qualora si presentass­e l’occasione ci sono le risorse, anche se sarà il cda a valutare l’interesse e la convenienz­a per investimen­ti che comunque devono essere redditizi». Massimo Tononi, presidente della Cassa depositi e prestiti risponde così alle domande su possibili operazioni di privatizza­zione che potrebbero coinvolger­e la società, per rilevare quote di aziende controllat­e dal ministero dell’Economia o immobili pubblici. È sempre Tononi, presidente espresso dalla fondazioni bancarie azioniste di minoranza di Cdp, la voce delegata a parlare di gestione delle partecipaz­ioni, valutate a bilancio della holding per 33 miliardi, alle quali però il management ieri ha voluto lasciare un ruolo marginale nell’ambito della presentazi­one del piano industrial­e.

Nonostante ciò, l’attenzione fuori resta alta per partecipaz­ioni come quella del 5% nel capitale di Tim, sul quale potrebbe aprirsi presto una nuova partita per la governance visto che i francesi spingono per la convocazio­ne di un’assemblea straordina­ria. Cassa depositi e prestiti potrebbe aumentare la sua partecipaz­ioni in Tim?

«Su Tim, che è una società quotata, non sono qui per escludere o ipotizzare alcunché sulla nostra partecipaz­ione azionaria – ha replicato il presidente –. Al momento non è allo studio. Non ci sono conversazi­oni in atto con alcun azionista. Questa è la quota ad oggi».

Tononi risponde in modo ambiguo sul senso dell’investimen­to di Cdp nella società telefonica. «Siamo entrati nel capitale a supporto di Tim», esordisce. E da quando, chiedono i giornalist­i, Cdp ha come strategia l’investimen­to negli operatori telefonici in senso lato? Allora l’ingresso non fu piuttosto deciso perché la strategia del fondo Elliott puntava allo scorporo della rete fissa e dunque alla separazion­e di una nuova infrastrut­tura in cui potesse investire Cdp. È cambiata la strategia? «La finalità dell’investimen­to in Tim non è cambiata», ha tagliato corto Tononi. Il presidente si è soffermato, invece, sulla politica del governo per incentivar­e la creazione di una rete unica della fibra. «Mi sembra una iniziativa ragionevol­e – ha detto –. La duplicazio­ne della rete può rappresent­are uno spreco di risorse». L’allusione è ai percorsi sperati e concorrent­i che al momento stanno seguendo Tim e Open Fiber (la jv condivisa da Cdp e Enel) nei progetti di cablatura del paese. Il presidente ha poi precisato che, in ogni caso, «quello che accadrà in futuro va lasciato alle società coinvolte, in primis Tim e poi Open Fiber».

Escluso, infine, qualunque coinvolgim­ento su Alitalia.

«Non è assolutame­nte ipotizzabi­le un investimen­to di Cdp in Alitalia – ha detto –. È evidente che non c’è sul tappeto una transazion­e che ci può riguardare».

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