Privatizzazioni, nessun dossier ma pronti se ci sarà l’occasione
«Crescere in Tim? Non escludo alcunché No all’ingresso in Alitalia»
«La Cassa depositi e prestiti è ben patrimonializzata (35 miliardi il patrimonio netto, ndr), c’è un’ampia capacità di manovra finanziaria. La nostra priorità sono, però, gli investimenti a supporto allo sviluppo dell’economia, della sostenibilità e del sociale. Al momento sul tema privatizzazioni non c’è nessun dossier allo studio. Qualora si presentasse l’occasione ci sono le risorse, anche se sarà il cda a valutare l’interesse e la convenienza per investimenti che comunque devono essere redditizi». Massimo Tononi, presidente della Cassa depositi e prestiti risponde così alle domande su possibili operazioni di privatizzazione che potrebbero coinvolgere la società, per rilevare quote di aziende controllate dal ministero dell’Economia o immobili pubblici. È sempre Tononi, presidente espresso dalla fondazioni bancarie azioniste di minoranza di Cdp, la voce delegata a parlare di gestione delle partecipazioni, valutate a bilancio della holding per 33 miliardi, alle quali però il management ieri ha voluto lasciare un ruolo marginale nell’ambito della presentazione del piano industriale.
Nonostante ciò, l’attenzione fuori resta alta per partecipazioni come quella del 5% nel capitale di Tim, sul quale potrebbe aprirsi presto una nuova partita per la governance visto che i francesi spingono per la convocazione di un’assemblea straordinaria. Cassa depositi e prestiti potrebbe aumentare la sua partecipazioni in Tim?
«Su Tim, che è una società quotata, non sono qui per escludere o ipotizzare alcunché sulla nostra partecipazione azionaria – ha replicato il presidente –. Al momento non è allo studio. Non ci sono conversazioni in atto con alcun azionista. Questa è la quota ad oggi».
Tononi risponde in modo ambiguo sul senso dell’investimento di Cdp nella società telefonica. «Siamo entrati nel capitale a supporto di Tim», esordisce. E da quando, chiedono i giornalisti, Cdp ha come strategia l’investimento negli operatori telefonici in senso lato? Allora l’ingresso non fu piuttosto deciso perché la strategia del fondo Elliott puntava allo scorporo della rete fissa e dunque alla separazione di una nuova infrastruttura in cui potesse investire Cdp. È cambiata la strategia? «La finalità dell’investimento in Tim non è cambiata», ha tagliato corto Tononi. Il presidente si è soffermato, invece, sulla politica del governo per incentivare la creazione di una rete unica della fibra. «Mi sembra una iniziativa ragionevole – ha detto –. La duplicazione della rete può rappresentare uno spreco di risorse». L’allusione è ai percorsi sperati e concorrenti che al momento stanno seguendo Tim e Open Fiber (la jv condivisa da Cdp e Enel) nei progetti di cablatura del paese. Il presidente ha poi precisato che, in ogni caso, «quello che accadrà in futuro va lasciato alle società coinvolte, in primis Tim e poi Open Fiber».
Escluso, infine, qualunque coinvolgimento su Alitalia.
«Non è assolutamente ipotizzabile un investimento di Cdp in Alitalia – ha detto –. È evidente che non c’è sul tappeto una transazione che ci può riguardare».