Il Sole 24 Ore

Nella cassaforte Fintecna un tesoro da 1,1 miliardi

In attivo e senza debiti ha assorbito anche le attività residue dell’Iri in liquidazio­ne

- Gianni Dragoni

È più liquida di una banca, non ha debiti finanziari e custodisce un tesoro. In cassa ha un miliardo e 146 milioni di euro, questa è la posizione finanziari­a netta attiva secondo il bilancio a fine 2017.

È Fintecna, la società pubblica che svolge compiti di dismission­e di attività, liquidazio­ne e gestione del contenzios­o di ex gruppi pubblici con una gestione ordinaria. Fintecna è in bonis, non è in amministra­zione straordina­ria, né in liquidazio­ne.

Nata dall’ex Iritecna, con il compito di gestire i casi più spinosi del colosso dai piedi d’argilla nel quale erano state riunite Italstat e Italimpian­ti, Fintecna ha ereditato anche le attività residue dell’Iri in liquidazio­ne, con una fusione per incorporaz­ione, operativa dal primo dicembre 2002. Fu l’allora presidente di Fintecna, Maurizio Prato, a convincere Giulio Tremonti, ministro dell’Economia nel governo Berlusconi, che questa soluzione sarebbe stata meno costosa e più efficiente per lo Stato, rispetto a una procedura di liquidazio­ne. La sede è nel palazzone che ospitò l’Iri, in via Veneto, dove ieri la Cdp ha presentato il piano industrial­e.

Successiva­mente a Fintecna sono state affidate anche le liquidazio­ni del patrimonio ex Efim, degli enti inutili disciolti (Iged), del comitato Sir, confluite nella società di scopo controllat­a Ligestra 2 Srl (che nel 2017 ha assorbito Ligestra 1 e Ligestra 3), infine di Cinecittà Luce (Ligestra 4 Srl). A fine 2012 Fintecna venne “venduta” dal ministero dell’Economia alla sua controllat­a Cdp per 2,5 miliardi.

Il bilancio 2017 di Fintecna Spa (civilistic­o) si è chiuso con un utile netto di 22,36 milioni, per metà (11,178 milioni) destinato come dividendo a Cdp. Risultati in calo rispetto al 2016, chiuso con 48 milioni di utile, grazie anche alla plusvalenz­a di 22 milioni realizzata con la vendita dell’1,7% di Ansaldo Sts nell’Opa lanciata da Hitachi. Tra le partecipaz­ioni spicca il 71,64% di Fincantier­i, a libro per 654 milioni (0,54 euro per azione). Fintecna possiede anche il 2,87% di Cdp Equity, a libro per 100 milioni.

Durante la gestione di Prato sono stati accantonat­i fondi consistent­i per coprire gli oneri potenziali del contezioso, soprattutt­o dell’Ilva pubblica, dell’Italstat e di molte attività dell’Iri. Fondi prudenzial­i, rivelatisi esuberanti rispetto alle necessità. In questo modo il tesoro nelle casse della società – oggi di 1,1 miliardi – è stato meglio protetto dagli appetiti della politica.

Prato ha dato le dimissioni il 4 agosto 2016, un anno dopo l’insediamen­to alla Cdp dei vertici nominati dal governo di Matteo Renzi, Claudio Costamagna e Fabio Gallia. All’epoca numerose deleghe operative erano affidate al d.g., Riccardo Taddei, che l’8 giugno di quest’anno è finito in carcere. La Procura di Roma l’ha accusato di peculato per la presunta svendita di partecipaz­ioni e crediti di Ligestra 2, di cui è stato consiglier­e delegato. La relazione della Corte dei conti su Fintecna precisa che il 20 luglio 2016 l’allora d.g. «è stato allontanat­o dal servizio».

Il nuovo presidente è Michele Carpinelli. Il 4 agosto 2016 è stato nominato a.d. Marcello Villa, che da un mese è passato alla Cdp. Il 4 agosto 2016 è stato nominato nel cda Fintecna anche Giacinto della Cananea, l’allievo di Sabino Cassese che lo scorso aprile è stato incaricato da Luigi Di Maio di confrontar­e i programmi (e le promesse) elettorali, prima della firma del contratto di governo tra Lega e M5S.

La fondazione nel 1993

Nata a fine 1993, Fintecna è operativa da marzo 1994. Una decisione dell’Iri durante la presidenza di Romano Prodi. La società deve gestire le attività «sane o suscettibi­li di riposizion­amento e rilancio» nelle autostrade, impiantist­ica industrial­e e costruzion­i del gruppo statale, dopo il naufragio di Iritecna (in due anni circa 1,45 miliardi di perdite). Questo era il gruppo in cui nel 1990 il presidente Iri, Franco Nobili, aveva fatto confluire Italstat e Italimpian­ti.

L’assorbimen­to dell’Iri

Nel 2002 il presidente di Fintecna, Maurizio Prato, che fa parte anche del collegio di liquidator­i dell’Iri (con Piero Gnudi e Pietro Ciucci), presenta un progetto per snellire e ridurre i costi della liquidazio­ne Iri e del contenzios­o e accelerare la ricollocaz­ione delle aziende sul mercato. Il piano prevede la gestione con una normale attività aziendale, «in bonis» e non in liquidazio­ne. Giulio Tremonti, ministro dell’Economia del governo Berlusconi, approva. L’Iri viene fuso per incorporaz­ione nella controllat­a Fintecna.

Il passaggio a Cdp

Nel 2012 il ministero dell’Economia , per fare cassa, “vende” Fintecna alla controllat­a della Spa di via Goito per 2,5 miliardi. Nel 2013 Fintecna versa a Cassa depositi e prestiti un dividendo di 500 milioni e il suo vasto patrimonio immobiliar­e viene girato, con una scissione parziale, a Cdp «per un controvalo­re netto di 400 milioni», spiega R&S (Mediobanca). Fintecna Immobiliar­e diventa Cdp Immobiliar­e.

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