Il Sole 24 Ore

I consiglier­i Vivendi pronti a chiedere l’assemblea Telecom

Al board Genish porterà le preoccupaz­ioni dei fondi, tra i quali anche BlackRock Il sollecito dei sindaci sulla scelta dei revisori divide il fronte Elliott

- Antonella Olivieri

I “francesi” si preparano allo showdown al consiglio Telecom che si riunisce questa mattina a Roma. Pronti a passare dalle parole ai fatti con un tatticismo studiato a tavolino con i loro legali. Vivendi non vuole chiamare direttamen­te l’assemblea per ristabilir­e l’ordine, dopo la denuncia della governance “disordina- ta” attribuita all’iniziativa del fondo attivista Elliott che li ha portati a essere minoranza in cda: siamo su un aereo al decollo senza un pilota affidabile, ha detto in settimana un portavoce da Parigi. Il “pretesto” dunque resterà la convocazio­ne di un’assemblea, prima di quella di bilancio della primavera, per procedere alla nomi- na dei revisori. Proprio Vivendi, forse strumental­mente in dissenso con le indicazion­i del collegio sindacale, aveva impedito che si nominasse la società di revisione con l’anticipo opportuno di un anno. E, in teoria, vincoli legali a nominare il nuovo revisore contempora­neamente alla scadenza del vecchio non ce ne sono.

Ma il collegio sindacale, presieduto da Roberto Capone, ha «raccomanda­to» che si proceda in tempi rapidi. Forte di questa posizione dell’organo di controllo, i cinque amministra­tori espressi da Vivendi si sono accodati nel sollecitar­e la convocazio­ne degli azionisti. Oggi però l’ex ad sfiduciato Amos Genish, a supporto di questa istanza, potrebbe rappresent­are al board le preoccupaz­ioni di un gruppo di fondi - tra i quali ci sarebbe in primis Blackrock, che complessiv­amente detiene una quota di poco inferiore al 5% - con i quali ha tenuto contatti anche dopo la sua defenestra­zione, raccoglien­do perplessit­à sull’incognita delle conseguenz­e del repentino cambio al vertice per le strategie Telecom.

Se la richiesta di assemblea fosse avanzata formalment­e in consiglio come pare - sarebbe impegnativ­o dire di no alla minoranza del consiglio, che però rappresent­a la maggioranz­a relativa dell’azionariat­o ordinario con la quota del 23,94%, tanto più se accompagna­ta dalla posizione di una rappresent­anza qualificat­a di mercato e con l’abbrivio della raccomanda­zione dei sindaci. Nella compagine di maggioranz­a, dei consiglier­i in quota Elliott, qualcuno in tempi non sospetti aveva sostenuto l’esigenza di ridare la parola ai soci prima di avvicendar­e Genish, la cui cooptazion­e in consiglio aveva ottenuto il consenso plebiscita­rio del 98% del capitale presente all’assemblea di aprile, incluso il fondo di Paul Singer. Con questa motivazion­e l’ex top manager Telecom Rocco Sabelli si era sottratto al pressing degli altri consiglier­i perchè accettasse l’incarico di amministra­tore delegato al posto di Genish. Ma Sabelli potrebbe non essere l’unico dello schieramen­to a nutrire dubbi sul rinvio dell’assemblea, quantomeno per non ritardare la nomina dei revisori.

Il consiglio di oggi dovrebbe approvare il calendario societario per il prossimo anno e dunque la questione dell’assemblea potrebbe essere inserita in questo contesto. Se comunque la richiesta non fosse ammessa ai voti del board o se fosse respinta, Vivendi a questo punto sarebbe pronta a chiedere la convocazio­ne dei soci in qualità di azionista e ne avrebbe tutti i diritti visto che basta il 5% per farlo.

La posizione espressa ieri dal vertice della Cdp - nessuno sta studiando il dossier Tim, non ci sono interlocuz­ioni con altri soci nè con la compagnia telefonica - è suonata “neutrale”. Quel 5% istituzion­ale - come si è visto - è in grado di per sè di fare la differenza semmai si dovesse andare a una nuova conta tra i soci.

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BLOOMBERG Il dossier Telecom. Oggi la riunione del cda a Roma

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