Sanchez sfida gli alleati: Finanziaria o elezioni a maggio
La sconfitta in Andalusia costringe il premier socialista a contrattaccare
La batosta subita dai Socialisti in Andalusia si fa sentire anche sulla tenuta del governo a Madrid. Il premier Pedro Sanchez ha deciso di portare la Finanziaria in Parlamento entro gennaio, per arrivare così alla resa dei conti con gli alleati di governo (la sinistra radicale di Podemos e i nazionalisti di Catalogna e Paesi Baschi) e per sfidare, senza perdere tempo e consensi, l’opposizione dei Popolari e di Ciudadanos. «Il governo farà il proprio dovere e presenterà la legge sul budget per il 2019 entro il mese di gennaio. Poi toccherà al Parlamento approvarla», ha spiegato Sanchez aggiungendo che i partiti che non voteranno la Finanziaria «dovranno spiegarlo», al Paese e agli elettori.
Le elezioni in Andalusia di domenica scorsa hanno segnato la fine dell’egemonia della sinistra dopo 36 anni consecutivi di governo nella regione: anche con il sostegno di Podemos i Socialisti non raggiungono la maggioranza assoluta che invece la destra potrebbe riuscire a mettere insieme. I Popolari e Ciudadanos stanno discutendo se allearsi con Vox, il primo partito xenofobo di estrema destra ad entrare nelle istituzioni spagnole nella storia democratica del Paese e sono tornati a chiedere le dimissioni di Sanchez.
Per evitare di perdere il credito conquistato in questi sei mesi di governo il premier socialista ha deciso quindi di rilanciare. La Finanziaria anti-austerity concordata con Podemos è stata criticata dalla Commissione europea perché pur portando il deficit sotto il 3% del Pil non rispetta pienamente gli obiettivi di risanamento e non intacca come promesso il debito pubblico oggi vicino al 97% del Pil. È indubbio però che le misure contenute nel nuovo budget - soprattutto l’aumento del salario minimo e l’aumenmto delle tasse per le fasce più ricche della popolazione - abbiano già portato consensi al leader socialista.
Sanchez considera acquisito l’appoggio di Podemos, e manda un chiaro messaggio ai nazionalisti della Catalogna che hanno fino a qui frenato la Finanziaria cercando di ottenere il massimo nella trattativa parallela sulla, mai risolta, questione dell’indipendenza: se non ci sostenete sarete voi a consegnerete la Spagna alle destre, con tutto ciò che questo comporta anche per le rivendicazioni autonomiste.
Se la Finanziaria dovesse essere bocciata infatti, partirebbe il conto alla rovescia verso le elezioni politiche nazionali: Sanchez e i fedelissimi della nuova linea socialista vorrebbero guadagnare tempo, almeno fino all’autunno, per definire meglio l’alleanza con la sinistra radicale di Podemos. Ma, dopo la sconfitta in Andalusia, prende forza anche l’ipotesi del superdomingo, ovvero un piano per accorpare le elezioni generali a quelle europee di fine maggio.
I continui progressi dell’economia spagnola potrebbero dare ulteriore vantaggio a Sanchez: il Pil quest’anno dovrebbe crescere del 2,6% e per poi replicare nel 2019 con un +2,3 per cento. Mentre la disoccupazione nell’ultimo anno è scesa dal 16,6% a 14,8 per cento. E gli ultimi sondaggi realizzati dal Cis in novembre confermano un distacco di oltre dieci punti tra i Socialisti, primo partito al 31,2% e i Popolari (al 19,1%) incalzati da Ciudadanos (18,2%) e Podemos (18%).