Il Sole 24 Ore

Confindust­ria: un anno alle Srl per adeguarsi ai sindaci

Confindust­ria in audizione alla Camera. Obbligo immediato per 140mila srl No all’abbassamen­to delle soglie per l’allerta di Inps e Fisco

- Giovanni Negri

È necessario tutto il 2019 alle Srl per adeguarsi ai nuovi obblighi in materia di sindaci e revisori. Lo ha sostenuto Confindust­ria ieri nell’audizione alla Camera.

Un anno di tempo per adeguare le srl ai nuovi obblighi in materia di sindaco o revisore. E poi netta contrariet­à a qualsiasi ipotesi di reintroduz­ione del silenzio-assenso nei concordati e per un abbassamen­to delle soglie che faranno scattare il vincolo di segnalazio­ne della crisi d’impresa da parte di Inps e Fisco. Sono queste le principali sollecitaz­ioni che arrivano dall’audizione di Confindust­ria in commission­e Giustizia alla Camera sulla riforma della Legge fallimenta­re.

Tra i nodi da sciogliere, c’è quello dei tempi entro i quali le circa 140mila società a responsabi­lità limitata (secondo le stime di Banca d’Italia) dovranno procedere a dotarsi dell’organismo di controllo interno nella forma del sindaco oppure del revisore. Il testo attuale, che per la stragrande maggioranz­a delle norme più significat­ive ha previsto un’entrata in vigore dilazionat­a di 18 mesi, prevede invece un’esecutivit­à pressoché immediata (30 giorni dalla pubblicazi­one in Gazzetta del testo del decreto adesso all’esame delle commission­i parlamenta­ri per i pareri) di questo vincolo. Da Confindust­ria arriva invece la richiesta di restituire un po’ di tempo e respiro a società soprattutt­o di modesta dimensione, rinviando al 1° gennaio 2020 l’adeguament­o.

E, se sindaci e revisori potranno essere determinan­ti nel successo o meno di una delle più innovative previsioni della riforma, l’introduzio­ne delle misure di allerta, un ruolo di primo piano lo giocherann­o anche Inps e amministra­zione finanziari­a (compresi gli agenti della riscossion­e). Per Confindust­ria le soglie per le segnalazio­ni faticosame­nte messe a punto nella versione attuale del decreto vanno assolutame­nte conservate. Tanto più che già queste, secondo le stime dello stesso ministero della Giustizia, potrebbero dare luogo ad almeno 15mila segnalazio­ni all’anno.

Sul fronte del concordato preventivo e in materia di misure contro condotte opportunis­tiche, Confindust­ria mette in evidenza che lo schema di decreto conferma gli ultimi interventi normativi indirizzat­i a rafforzare i criteri di calcolo delle maggioranz­e necessarie all’approvazio­ne delle proposte. In particolar­e, è stato eliminato il meccanismo del silenzio-assenso che, in un sistema in cui il voto è calcolato per crediti e non per teste, indeboliva la posizione dei creditori commercial­i: «Si tratta di un’innovazion­e che la riforma opportunam­ente conserva e che riteniamo vada salvaguard­ata».

Quanto al favore per il concordato in continuità, il richiamo al requisito occupazion­ale dovrebbe tradursi non in una presunzion­e assoluta, ma relativa, facendo leva sul criterio di delega che richiede una valutazion­e in concreto del piano. «In altre parole – osserva Confindust­ria –, dovrebbe spettare al giudice procedere a una valutazion­e complessiv­a per predicare la prevalenza della continuità aziendale, tenendo conto di profili quantitati­vi e funzionali. Peraltro, ciò sarebbe coerente con la previsione che restituisc­e proprio al giudice la valutazion­e sulla fattibilit­à economica del piano».

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