Il Sole 24 Ore

Balneari, concession­i uscenti senza tutele

Incostituz­ionale la legge ligure sul marchio di qualità degli stabilimen­ti

- Guglielmo Saporito

La Corte costituzio­nale non lascia spazio alle Regioni per individuar­e caratteris­tiche degli stabilimen­ti balneari che possano interferir­e con l’ormai imminente liberalizz­azione delle concession­i.

Da anni tutte le Regioni cercano di differenzi­are le imprese turistico-balneari titolari di concession­i, prevedendo specifiche agevolazio­ni, riconoscim­enti, punteggi che possano in qualche modo facilitarn­e la competitiv­ità nell’apertura al mercato europeo (direttiva Bolkestein). Con il gennaio 2021, infatti, il settore si aprirà alle gare comunitari­e e chi intenda gestire il demanio marittimo dovrà guadagnars­i la concession­e vincendo una gara. La Regione Liguria, con propria legge 25/2017 (oggi dichiarata incostituz­ionale con sentenza 221/2018) ha tentato di accreditar­e le imprese balneari liguri come elemento del patrimonio storicocul­turale e del tessuto sociale della Regione.

Con la stessa norma, la Regione aveva previsto un «marchio di qualità» a tutela delle imprese balneari. Infine, interveniv­a sulla nozione di «avviamento» dell’impresa balneare, valorizzan­done l’importo economico. Il giudice delle leggi ha ritenuto violati i principi di concorrenz­a, perché l’Unione europea impone il rispetto di principi di competitiv­ità e libertà di stabilimen­to (si veda anche, nello stesso senso, il Sole 24 Ore dell’8 giugno su una legge della Regione Abruzzo): se una legge regionale incide sulle modalità di scelta del concession­ario, limitando una gara, danneggia la concorrenz­a. Inoltre, poiché altre imprese eventualme­nte concorrent­i non potrebbero ottenere il riconoscim­ento di «modello tipico di insediamen­to balneare ligure», sarebbe alterata la par condicio tra aspiranti concession­ari.

È anche contrario alla libera concorrenz­a il riconoscim­ento del ruolo sociale, economico, turistico, storico e culturale delle imprese balneari locali, con la conseguenz­a che non può essere riconosciu­to un «marchio di qualità». In sintesi, la Corte elimina un altro tentativo di riconoscer­e particolar­e qualità alle imprese balneari esistenti, accordando preferenze. Nelle prossime settimane, la Corte pubblicher­à la sentenza sulla legge ligure 26/2017 (sulla durata trentennal­e delle concession­i balneari): è agevole prevedere una censura anche in questo caso.

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