Le associazioni Domani Salvini vede le 12 sigle che contano tre milioni di aziende
Incontro domani al Viminale. Le dodici organizzazioni di categoria rappresentano 3milioni di aziende, il 65% del Pil e oltre 13 milioni di occupati Priorità. In primis le infrastrutture, grandi opere e piccoli cantieri, un piano di inclusione giovani e d
Boccia: «Puntando tutto sulle politiche assistenziali e tagliando quelle a favore delle imprese il paese si ferma»
L’apertura dei cantieri, dalle grandi opere, a partire dalla Tav, a quelli più piccoli. Ma non solo: c’è taglio del cuneo fiscale per aumentare l’occupazione, la detassazione dei premi di produttività, Industria 4.0, la formazione, il credito d’imposta per la ricerca e l’innovazione, il pagamento dei debiti della Pa tra le principali richieste che gli imprenditori presenteranno a Matteo Salvini. L’appuntamento è domattina al Viminale, ma più che al ministro dell’Interno gli imprenditori si rivolgeranno al leader della Lega, azionista al 50% del governo gialloverde.
Ci saranno tutte e 12 le organizzazioni che il 3 dicembre erano a Torino per chiedere infrastrutture e crescita: Confindustria, Ance, Confcommercio, Confesercenti, Confapi, Casartigiani, Cna, Confagricoltura, Legacoop, Agci, Confcooperative, Confartigianato. Insieme hanno firmato il Manifesto “Infrastrutture per lo sviluppo, Tav l’Italia in Europa”, sottoscritto anche da Confetra, Claai, e Federazione del mare. Settori diversi, organizzazioni anche in concorrenza tra di loro, che si sono unite spinte dall’allarme economia e dal timore di una nuova recessione.
Rappresentano 3 milioni di imprese, il 65% del pil, 80% dell’export, oltre 13 milioni di addetti. È quel popolo del Nord produttivo, bacino elettorale della Lega, che preme per cambiare una manovra economica giudicata troppo poco attenta alla crescita e alle esigenze delle imprese. A Salvini e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, le imprese presenteranno una serie di proposte. «Diremo ciò che abbiamo indicato in audizione in Parlamento, speriamo che alcune cose possano essere corrette», ha detto ieri Vincenzo Boccia ad un evento a Cava de’ Tirreni. La manovra «è troppo sbilanciata su spese assistenziali e per nulla efficace dal lato della crescita», ha ripetuto Boccia in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero di Fortune Italia. Bisogna rilanciare gli investimenti nelle infrastrutture, andare avanti con le grandi opere a partire dalla Tav, aprire anche i piccoli cantieri. E puntare sugli investimenti privati: «sono i primi che partono - ha spiegato Boccia con un effetto sull’economia reale più rapido rispetto alle opere pubbliche». Martedì le piccole imprese saranno al tavolo con il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, che ieri su Radio 24 ha fatto un’apertura al confronto con Boccia «spero di poter dialogare da martedì, se possiamo migliorare ancora la manovra lo faremo». Replica di Boccia: «siamo positivamente colpiti. La convocazione di Di Maio riguarda le pmi e la semplificazione, se si allarga alla manovra ben venga».
Le infrastrutture sono fondamentali per un paese esportatore, esigenza che accomuna le grandi imprese e gli artigiani, come è emerso lunedì dal dibattito sul palco. E la protesta continuerà, con la manifestazione di giovedì 13 a Milano di Confartigianato. Per aumentare la competitività e poter assumere bisogna agire sul costo del lavoro: c’è il taglio al cuneo fiscale tra le proposte di Confindustria, che va abbassato per tutti e a vantaggio dei lavoratori; inoltre il piano inclusione giovani, con un azzeramento della detassazione e decontribuzione per le giovani generazioni per almeno due anni. A questo si aggiunge la detassazione e decontribuzione totale dei premi di produttività per favorire lo scambio salario-produttività. Inoltre Confindustria sollecita di non depotenziare Industria 4.0, il credito di imposta per ricerca e sviluppo e quello sugli investimenti al Sud, che ha determinato prenotazioni di investimenti privati per più di 6 miliardi nel solo Sud; il pagamento dei 65 miliardi di debiti della Pa nei confronti delle imprese; l’innalzamento del Fondo di garanzia a 5 milioni per le pmi in crisi. Sul fisco, resta la proposta di una rateizzazione dei debiti fiscali a 10 anni per le aziende in crisi.
Su alcuni punti, per esempio la riduzione dei premi Inail, cui tengono molto le aziende, compresi commercianti e artigiani, si attendono interventi al Senato. È stato un emendamento della Lega, già approvato, ad andare incontro all’ esigenza di tutte le categorie di aumentare la deducibilità dell’Imu sui capannoni (è stata portata al 40 per cento). Ma questi provvedimenti, cui si aggiunge la proroga del bonus formazione 4.0 rimodulato e un aumento dell’iperammortamento per Industria 4.0, non rappresentano quell’intervento organico di politica economica necessario secondo Boccia per far ripartire il paese.
I vincoli non sono un dogma per il presidente di Confindustria, che condivide il metodo della manovra. «Ma se non si cresce si fanno solo deficit e debito. Il governo non può fingere di ignorare - ha detto ancora Boccia a Fortune Italia - che puntando tutto sulle politiche assistenziali e tagliando quelle a favore delle imprese il paese si ferma. Abbiamo il dovere verso noi stessi e il paese di arrestare questa possibile deriva».