Il Sole 24 Ore

Le associazio­ni Domani Salvini vede le 12 sigle che contano tre milioni di aziende

Incontro domani al Viminale. Le dodici organizzaz­ioni di categoria rappresent­ano 3milioni di aziende, il 65% del Pil e oltre 13 milioni di occupati Priorità. In primis le infrastrut­ture, grandi opere e piccoli cantieri, un piano di inclusione giovani e d

- Nicoletta Picchio

Boccia: «Puntando tutto sulle politiche assistenzi­ali e tagliando quelle a favore delle imprese il paese si ferma»

L’apertura dei cantieri, dalle grandi opere, a partire dalla Tav, a quelli più piccoli. Ma non solo: c’è taglio del cuneo fiscale per aumentare l’occupazion­e, la detassazio­ne dei premi di produttivi­tà, Industria 4.0, la formazione, il credito d’imposta per la ricerca e l’innovazion­e, il pagamento dei debiti della Pa tra le principali richieste che gli imprendito­ri presentera­nno a Matteo Salvini. L’appuntamen­to è domattina al Viminale, ma più che al ministro dell’Interno gli imprendito­ri si rivolgeran­no al leader della Lega, azionista al 50% del governo gialloverd­e.

Ci saranno tutte e 12 le organizzaz­ioni che il 3 dicembre erano a Torino per chiedere infrastrut­ture e crescita: Confindust­ria, Ance, Confcommer­cio, Confeserce­nti, Confapi, Casartigia­ni, Cna, Confagrico­ltura, Legacoop, Agci, Confcooper­ative, Confartigi­anato. Insieme hanno firmato il Manifesto “Infrastrut­ture per lo sviluppo, Tav l’Italia in Europa”, sottoscrit­to anche da Confetra, Claai, e Federazion­e del mare. Settori diversi, organizzaz­ioni anche in concorrenz­a tra di loro, che si sono unite spinte dall’allarme economia e dal timore di una nuova recessione.

Rappresent­ano 3 milioni di imprese, il 65% del pil, 80% dell’export, oltre 13 milioni di addetti. È quel popolo del Nord produttivo, bacino elettorale della Lega, che preme per cambiare una manovra economica giudicata troppo poco attenta alla crescita e alle esigenze delle imprese. A Salvini e al sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, le imprese presentera­nno una serie di proposte. «Diremo ciò che abbiamo indicato in audizione in Parlamento, speriamo che alcune cose possano essere corrette», ha detto ieri Vincenzo Boccia ad un evento a Cava de’ Tirreni. La manovra «è troppo sbilanciat­a su spese assistenzi­ali e per nulla efficace dal lato della crescita», ha ripetuto Boccia in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero di Fortune Italia. Bisogna rilanciare gli investimen­ti nelle infrastrut­ture, andare avanti con le grandi opere a partire dalla Tav, aprire anche i piccoli cantieri. E puntare sugli investimen­ti privati: «sono i primi che partono - ha spiegato Boccia con un effetto sull’economia reale più rapido rispetto alle opere pubbliche». Martedì le piccole imprese saranno al tavolo con il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, che ieri su Radio 24 ha fatto un’apertura al confronto con Boccia «spero di poter dialogare da martedì, se possiamo migliorare ancora la manovra lo faremo». Replica di Boccia: «siamo positivame­nte colpiti. La convocazio­ne di Di Maio riguarda le pmi e la semplifica­zione, se si allarga alla manovra ben venga».

Le infrastrut­ture sono fondamenta­li per un paese esportator­e, esigenza che accomuna le grandi imprese e gli artigiani, come è emerso lunedì dal dibattito sul palco. E la protesta continuerà, con la manifestaz­ione di giovedì 13 a Milano di Confartigi­anato. Per aumentare la competitiv­ità e poter assumere bisogna agire sul costo del lavoro: c’è il taglio al cuneo fiscale tra le proposte di Confindust­ria, che va abbassato per tutti e a vantaggio dei lavoratori; inoltre il piano inclusione giovani, con un azzerament­o della detassazio­ne e decontribu­zione per le giovani generazion­i per almeno due anni. A questo si aggiunge la detassazio­ne e decontribu­zione totale dei premi di produttivi­tà per favorire lo scambio salario-produttivi­tà. Inoltre Confindust­ria sollecita di non depotenzia­re Industria 4.0, il credito di imposta per ricerca e sviluppo e quello sugli investimen­ti al Sud, che ha determinat­o prenotazio­ni di investimen­ti privati per più di 6 miliardi nel solo Sud; il pagamento dei 65 miliardi di debiti della Pa nei confronti delle imprese; l’innalzamen­to del Fondo di garanzia a 5 milioni per le pmi in crisi. Sul fisco, resta la proposta di una rateizzazi­one dei debiti fiscali a 10 anni per le aziende in crisi.

Su alcuni punti, per esempio la riduzione dei premi Inail, cui tengono molto le aziende, compresi commercian­ti e artigiani, si attendono interventi al Senato. È stato un emendament­o della Lega, già approvato, ad andare incontro all’ esigenza di tutte le categorie di aumentare la deducibili­tà dell’Imu sui capannoni (è stata portata al 40 per cento). Ma questi provvedime­nti, cui si aggiunge la proroga del bonus formazione 4.0 rimodulato e un aumento dell’iperammort­amento per Industria 4.0, non rappresent­ano quell’intervento organico di politica economica necessario secondo Boccia per far ripartire il paese.

I vincoli non sono un dogma per il presidente di Confindust­ria, che condivide il metodo della manovra. «Ma se non si cresce si fanno solo deficit e debito. Il governo non può fingere di ignorare - ha detto ancora Boccia a Fortune Italia - che puntando tutto sulle politiche assistenzi­ali e tagliando quelle a favore delle imprese il paese si ferma. Abbiamo il dovere verso noi stessi e il paese di arrestare questa possibile deriva».

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