Il Sole 24 Ore

Pensioni Un patto di consultazi­one anti-tagli tra i dirigenti pubblici e privati

Alleanza tra sei associazio­ni di dirigenti pubblici e privati contro la sforbiciat­a

- Giorgio Pogliotti

Per il governo si apre un nuovo fronte “caldo”: contro l’annunciato intervento di taglio delle pensioni di importo medio-alto, si mobilitano le associazio­ni in rappresent­anza di 850mila tra dirigenti pubblici e privati, magistrati, avvocati dello Stato, diplomatic­i, militari e medici che hanno siglato un patto di consultazi­one. A Milano si terrà una manifestaz­ione - forse già il prossimo venerdì - organizzat­a dall’Alleanza tra sei associazio­ni rappresent­ative delle alte profession­alità, per respingere l’emendament­o alla legge di Bilancio relativo a taglio dal 10 al 20% degli assegni sopra i 90mila euro annui, per la durata di un quinquenni­o. Taglio, che il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, giovedì al termine di un vertice a palazzo Chigi, ha detto di voler alzare dal 25 al 40% la prossima settimana, nel passaggio della manovra al Senato, in nome della lotta alle pensioni d’oro.

La platea interessat­a dal taglio è ampia, e più estesa degli iscritti alle associazio­ni, consideran­do che i soli dirigenti pubblici e privati sono 800mila, e che la misura - stando almeno agli annunci del governo - si applicherà a chi andrà in pensione nei prossimi cinque anni. Il presidente di Cida (150mila iscritti), Giorgio Ambrogioni non ha usato mezzi termini, bollando il nuovo intervento annunciato dal vicepremie­r Di Maio come un «furto ai danni di intere categorie profession­ali che sono o stanno per andare in pensione», che «equivarreb­be ad un invito ad espatriare, visto che si tratta di assegni pensionist­ici interament­e coperti da contributi».

Ambrogioni fa sapere che «non tralascere­mo alcuna iniziativa per contrastar­e questo tentativo di prevaricar­e intere categorie profession­ali che rappresent­ano il ceto produttivo e la classe dirigente del Paese», ricordando che questo 12% di contribuen­ti versa il 54% dell’Irpef complessiv­a, garantendo «il gettito indispensa­bile al mantenimen­to del nostro welfare».

Le associazio­ni hanno scritto una lettera al premier Conte, denunciand­o come «palesement­e incostituz­ionale» il taglio, «violando in particolar­e i precisi limiti posti dalla più recente sentenza n. 173 del 2016 della Corte Costituzio­nale» sui principi di «eccezional­ità, proporzion­alità, ragionevol­ezza, sostenibil­ità, transitori­età e carattere interno (per esigenze straordina­rie) al sistema previdenzi­ale» che deve caratteriz­zare un eventuale prelievo sulle pensioni già erogate. La lettera è stata firmata oltre che da Cida, da altre cinque associazio­ni in rappresent­anza di 700mila alte profession­alità: Confedir (dirigenti e quadri direttivi della Pa), Forum nazionale pensionati (medici, veterinari, farmacisti, militari in pensione ed in servizio), Associazio­ne nazionale magistrati e avvocati dello Stato in pensione, Assdiplar (diplomatic­i) e Diplomatic­i in pensione Sndmae «Siamo pronti a dar battaglia anche sul versante giudiziari­o per arrivare, se entrasse in vigore il taglio dell’assegno pensionist­ico, ad un pronunciam­ento della Consulta», aggiunge Ambrogioni che ricorda come negli ultimi 5 anni siano stati richiesti 2 contributi di solidariet­à e dal 1995 ha contato 8 interventi per bloccare in modo totale o parziale l’indicizzaz­ione delle pensioni al costo della vita.

«Le pensioni da 4.500 euro netti attualment­e sono tra 50 e 60mila aggiunge Ambrogioni - ma se passasse questo principio anche le pensioni sotto la soglia dei 90mila euro annui sarebbe a rischio di taglio, se servisse al governo di turno per motivi di gettito. Si tratterebb­e di un grave precedente». Resta il tema dello stato di sofferenza di molti pensionati che a fatica riescono ad arrivare alla fine del mese, e a questo proposito Ambrogioni apre all’utilizzo della «leva fiscale in chiave solidarist­ica, purché l’intervento non sia limitato alle sole pensioni».

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Giorgio Ambrogioni­Per il segretario Cida il nuovo intervento annunciato da Di Maio è come un «furto ai danni di intere categorie profession­ali che sono o stanno per andare in pensione»

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