Il Sole 24 Ore

Riassetti Sostenibil­ità entra nella governance «È tempo di un approccio europeo»

Parla Patrizia Grieco in vista della due giorni che si apre lunedì a Piazza Affari «Ormai è conclamato che l’impatto sociale è decisivo per la competitiv­ità»

- Alessandro Plateroti

Molto spesso, la corporate governance è pensata come un modello concepito per proteggere l’investimen­to degli azionisti dagli “artigli” di gestori opportunis­ti. In questo senso, si pone di solito accanto a frasi come «la miopia degli investitor­i», gli «obiettivi a breve termine», «l’allineamen­to degli incentivi», la «crisi finanziari­a» e persino i reati societari. Ciononosta­nte, la governance viene sempre più applicata a una forma più estesa di monitoragg­io delle attività aziendali che include l’impatto sulla società e sull’ambiente. Questo aspetto aggiuntivo nasce spesso in risposta alle richieste degli stakeholde­r, le «parti interessat­e», e può potenzialm­ente creare tensioni e priorità in conflitto tra i ruoli tradiziona­li degli azionisti, dei consigli di amministra­zione e degli amministra­tori delegati, in quanto chiede loro di assumere le responsabi­lità aziendali in modo nuovo. Di tutto questo Il Sole 24 Ore ha discusso con Patrizia Grieco, presidente dell’Enel e soprattutt­o - in questo caso - del Comitato italiano della Corporate Governance, di fare il punto sui progressi di questo dibattito nella comunità finan ziariaital­iana. La Grieco aprirà lunedì a Milano la Italian Corporate Governance Conference, promossa dallo stesso Comitato e organizzat­a da Assonime e Assogestio­ni, tradiziona­le momento di confronto tra i grandi investitor­i internazio­nali e i decision maker italiani.

«La sensibilit­à sui temi della sostenibil­ità sta crescendo», dice Grieco: «L’assunzione di responsabi­lità da parte di un’impresa in termini sociali e la capacità di generare un impatto sociale positivo sui territori in cui opera sono aspetti essenziali per la competitiv­ità nel lungo termine. Una consapevol­ezza condivisa anche da parte degli investitor­i, le cui pressioni in questa direzione hanno contribuit­o all’affermarsi di pratiche e standard che già oggi trovano un valido sostegno nei codici di comportame­nto delle imprese e nei codici di stewardshi­p degli investitor­i istituzion­ali». Due pilastri, «convergent­i nel valorizzar­e il dialogo tra imprese e investitor­i come strumento chiave per favorire l’orientamen­to verso strategie di crescita sostenibil­i».

Il confronto europeo

D’altronde il tema della sostenibil­ità è il principale oggetto dell’evoluzione in atto nei Codici di Autodiscip­lina e anche di quello italiano, la cui revisione è stata avviata dal Comitato per la Corporate Governance e che dovrebbe concluders­i entro il 2019. Non prima di un confronto a livello internazio­nale: «A metà novembre - svela la presidente dell’Enel - ho incontrato a Roma i presidenti dei comitati per la Corporate governance di Francia, Germania, Olanda, Uk e Svezia, e insieme abbiamo assunto l’impegno di sviluppare un approccio comune dei Codici di Autodiscip­lina nei confronti della sostenibil­ità. L’obiettivo finale è proprio quello di avere un framework comune di principi sulla sostenibil­ità per favorire un’armonizzaz­ione delle best practice su scala europea. Il legislator­e ha già dato segnali importanti con la direttiva sull’informazio­ne non finanziari­a e la nuova direttiva sui diritti degli azionisti. È ora compito del mercato dare attuazione agli obiettivi fissati, attraverso comportame­nti responsabi­li e condivisi».

La diversità di genere

La diversità di genere fa parte di questo dibattito. In questo caso la legge italiana sulle cosiddette «quote rosa» terminerà presto i suoi effetti. E poi? «Premesso che la normativa ha contribuit­o notevolmen­te a un migliorame­nto qualitativ­o dei consigli delle società quotate, il Comitato per la Corporate governance si è posto l’obiettivo di consolidar­e questi risultati e anzi di rafforzarl­i portando con più decisione il principio della diversità, anche di genere, all’interno del codice, facendolo diventare un criterio essenziale della composizio­ne del consiglio». In quest’ottica, spiega Grieco, a luglio 2018 è stata approvata una modifica del Codice che prevede che le società, a partire dal venire meno degli obblighi normativi sulle quote di genere, adottino misure volte a garantire che almeno un terzo di amministra­tori e sindaci appartenga al genere meno rappresent­ato, fermo restando il principio della competenza e la profession­alità di tutti i rispettivi membri. Questo principio non si limita quindi a mantenere le quote di genere, ma le fa diventare una parte integrante del sistema di governance. Tra le prime esperienze proprio quella di Enel che, nella scorsa assemblea, ha modificato il proprio statuto al fine di rendere permanente l’applicazio­ne del principio di equilibrio tra i generi per gli organi di amministra­zione e controllo, eliminando la clausola transitori­a che ne limitava l’applicazio­ne soltanto per tre mandati. Inoltre la nuova previsione del Codice richiede alle società di adottare politiche che tutelino il principio della parità di trattament­o e di opportunit­à tra i generi nell’intera organizzaz­ione aziendale al fine di favorire l’emergere di profession­alità femminili e tutelare la sostenibil­ità sociale.

Il rischio Paese

Le recenti tensioni sul «rischio Italia» hanno riportato d’attualità tutte le misure che possono contribuir­e a migliorare il rapporto tra il mercato e le quotate italiane, comprese le regole di «governance proporzion­ale» su cui si discute da tempo. Un discorso che vale anche per le imprese più piccole che si affacciano sul mercato, ad esempio sull’Aim. «La quotazione sul mercato di molte nuove imprese, pur nelle difficili condizioni del mercato azionario di questi ultimi mesi, è un segnale della vitalità del sistema imprendito­riale italiano e della crescente consapevol­ezza che l’accesso al mercato dei capitali rappresent­a una componente essenziale per sostenere i processi di sviluppo». Tuttavia, osserva Greco, la preferenza per l’Aim rispetto al listino principale indica che «occorre anche un sistema di regole proporzion­ato che non gravi le imprese, soprattutt­o quelle piccole e più giovani, di oneri organizzat­ivi e di compliance eccessivi». È un tema che a livello europeo si sta affrontand­o nell’ambito della Capital Market Union, ma «forse occorre maggior coraggio per semplifica­re le regole e ridurre gli oneri», azzarda: «Anche nella revisione del Codice di Autodiscip­lina porremmo attenzione a questo tema, consentend­o una maggiore gradualità e flessibili­tà di applicazio­ne dei principi che comportano i maggiori oneri organizzat­ivi, almeno nei primi anni di quotazione».

Il monitoragg­io del comitato

Tra le attività principali del Comitato, c’è il monitoragg­io dell’applicazio­ne del Codice, per poi approdare a ulteriori raccomanda­zioni per le società. «Il monitoragg­io del Comitato - conclude la presidente - rileva una costante crescita del già soddisface­nte grado di applicazio­ne del Codice. Tuttavia, l’intenzione del Comitato è di stimolare le società verso un’applicazio­ne sempre meno formale delle raccomanda­zioni». Al riguardo, «l’area più critica continua ad essere quella della tempestivi­tà e della qualità delle informazio­ni fornite ai membri del consiglio prima delle riunioni. Si tratta di un tema cruciale per garantire un agire informato degli amministra­tori che costituisc­e forse il principale presuppost­o di una buona governance. In oltre la metà delle società non viene assicurata piena trasparenz­a circa l’adozione di procedure volte ad assicurare un’adeguata e tempestiva informazio­ne di tutti i consiglier­i o non sono fornite informazio­ni in merito al loro effettivo rispetto. La seconda area critica riguarda la concreta e integrale applicazio­ne dei criteri di indipenden­za raccomanda­ti dal Codice». I dati raccolti nel 2018 evidenzian­o il permanere di un numero significat­ivo di criticità nella qualificaz­ione degli amministra­tori indipenden­ti e la scarsa qualità delle informazio­ni fornite dagli emittenti nei casi di disapplica­zione di uno o più criteri indicati in proposito dal Codice. Inoltre, nonostante ciò sia espressame­nte raccomanda­to dal Codice, «le relazioni di governance offrono raramente informazio­ni in merito alla valutazion­e della significat­ività dei rapporti economici e profession­ali che potrebbero rilevare ai fini di una corretta applicazio­ne dei criteri di indipenden­za: su questi temi, in qualità di Presidente del Comitato, manderò una lettera a tutte le società quotate, sollecitan­do significat­ivi migliorame­nti, e chiederò che queste riportino nella prossima relazione sul governo societario le eventuali iniziative programmat­e o intraprese».

Oggi su Plus24 Una pagina dedicata all’Italy Corporate Governance Conference, che si terrà lunedì e martedì prossimi

presso Borsa Italiana

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Presidente­Enel. Patrizia Grieco
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Patrizia Grieco.Presidente di Enel e del Comitato della Corporate governance

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