«Il contratto stabile conviene»
Pasquale Tridico. «Costa meno, non vedo perché non trasformare i rapporti precari»
«Il contratto a tempo indeterminato costa meno; e non vedo perché le imprese debbano lasciare a casa quei lavoratori vicini alla scadenza del rapporto precario. Il decreto dignità punta a favorire una ricomposizione del mercato del lavoro verso i contratti stabili e contrastando la precarietà. I primi numeri, dal mio punto di vista - spiega al Sole24Ore Pasquale Tridico, consigliere economico del vice premier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio mostrano una inversione di tendenza. Se poi il problema sono le causali, lo dico con chiarezza: i lavoratori devono avere il diritto di sapere perché lavorano a termine».
Professore, le aziende, dalla meccanica al terziario, si aspettano un calo di occupati e più turn-over... Preciso una questione: a parità di domanda di lavoro e di investimenti, non si capisce perché le imprese che si trovino con dei lavoratori vicini alla scadenza del contratto temporaneo, debbano lasciare quei lavoratori a casa piuttosto che trasformali a tempo indeterminato, in virtù anche di un incentivo economico in particolare per gli sgravi previsti per i giovani sotto i 35 anni, e in virtù del fatto che il contratto a tempo indeterminato costa anche di
meno. Se invece di essere al 24° mese, fossimo al 36° mese, all’interno dell’orizzonte temporale lungo dell’impresa, non ci sarebbe differenza. Se decide di lasciarli a casa dopo il 24° mese, li lascerà a casa anche dopo il 36° mese se rimane invariata la domanda di lavoro e il livello di investimento. Non mi sembra si possa ragionevolmente argomentare il contrario da un punto di vista economico. Se il problema invece è la causale, anche qui la coerenza è dalla parte del decreto dignità: i lavoratori devono avere il diritto di sapere perché lavorano a tempo determinato, in modo da sapere quali sono orizzonti lavorativi, prospettive, possibilità future, ed organizzarsi di conseguenza.
Il punto è che contratti a termine e in somministrazione crollano. C’è il rischio di più partite Iva o nero? Non credo. E non credo nemmeno che i rischi del lavoro nero, debbano essere il cavallo di troia che serva ad abbassare la guardia sulla tutela dei diritti dei lavoratori. Al contrario è previsto un aumento considerevole di risorse per l’incremento di ispettori presso l’Inl (Ispettorato nazionale lavoro, ndr). L’obiettivo del decreto dignità è quello di favorire una ricomposizione del mercato del lavoro a favore del tempo indeterminato, a parità di domanda di lavoro. Questo oggi sta accadendo.
Istat e Inps parlano però di economia in frenata e lavoro stagnante... Io ho una lettura diversa dei dati, compresi quelli delle comunicazioni obbligatorie. Abbiamo una inversione di tendenza: aumentano le attivazioni e le trasformazioni a tempo indeterminato e diminuiscono quelle a tempo determinato. Questa è una buona indicazione e va nella direzione anche della Job strategy dell’Ocse appena lanciata. Si deve aumentare l’occupazione aumentando il lavoro di qualità.
Si farà un tagliando al dl dignità? Non penso che ci sia, nel breve periodo, tale possibilità. In Europa il contratto a termine dura massimo 24 mesi e la causale esiste quasi dappertutto. In Francia esiste un termine di 18 mesi e l’obbligo di causale. In Spagna si fissano tre condizioni precise e alternative tra loro per le quali è possibile sottoscrivere contratti a tempo. In Germania esiste un modello di causale attenuata, simile al nostro modello. Nelle direttive Ue il lavoro a termine viene scoraggiato, e viene in generale ammesso un contratto a termine libero solo per i primi sei mesi, considerati come una sorta di prova. Il decreto dignità permette un contratto libero più generoso di quanto previsto dalla direttiva Ue, di 12 mesi.
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Le causali? I lavoratori devono avere il diritto di sapere perché lavorano a termine