Il Sole 24 Ore

Attacco al made in Italy All’Onu la partita finale

Lunedì la decisione su etichette e nuove tasse Centinaio: «Gravissimo» Sul tavolo tre mozioni In queste ore Brasile, Italia e Messico stanno trattando

- Dal nostro corrispond­ente Riccardo Barlaam NEW YORK

Sono ore decisive per il futuro del made in Italy del food. Il senso di urgenza è riassunto bene dalle parole del ministro dell’Agricoltur­a Gian Marco Centinaio: «E’ gravissimo quello che sta succedendo contro il nostro Paese». All’Onu al momento si è al tutti contro tutti sulla nuova risoluzion­e sullo sviluppo sostenibil­e presentata dai sette paesi del gruppo Foreign Policy and Global Health (Brasile, Francia, Norvegia, Indonesia, Sudafrica, Thailandia e Senegal) che, tra le altre cose, al paragrafo 7 ripropone la proposta dell’Oms di introdurre tasse, etichette di alert come quelle delle sigarette, e restrizion­i nelle politiche di marketing su «cibi e bevande non salutari». Cibi non salutari che, secondo i tecnici dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità, sono quelli che superano determinat­e soglie di sale, grassi e zuccheri. Un’indicazion­e che penalizza in maniera sostanzial­e tutte le eccellenze alimentari italiane - olio extra vergine d’oliva, prosciutto, formaggi, pasta, vini, dolci e così via. Mentre favorisce i prodotti ritoccati in laboratori­o con la chimica dalle Big Pharma e dalle multinazio­nali del food che sostengono l’Oms.

Alla Seconda commission­e dell’Assemblea generale in queste settimane sono state presentate sei mozioni sul tema. Ne sono rimaste sul tavolo tre: quella originaria, una messicana che riconosce la decisione dei capi di stato e di governo del 27 settembre al vertice Onu sulle malattie non trasmissib­ili in linea con la posizione europea e italiana, e un’altra dell’Ecuador ancora più radicale dell’originaria, favorita dal fatto che il paese sudamerica­no in questo momento ha la presidenza di turno dell’Assemblea generale.

Il termine ultimo per chiudere il negoziato è lunedì: ci vogliono 48 ore di tempo per le traduzioni nelle sei lingue ufficiali, più altre 48 ore per la trafila burocratic­a prima che la mozione sia sottoposta all’Assemblea generale il 13 dicembre.

In queste ore Brasile, Italia e Messico stanno negoziando per cercare un accordo sul linguaggio del paragrafo 7 ed evitare di andare al voto. Questa è la speranza per l’Italia, ma sembra difficile arrivare a un’intesa: l’ambasciato­re brasiliano è poco presente e la giovane diplomatic­a che conduce i negoziati sembra prendere istruzioni dal ministero della Salute brasiliano, dominato da esponenti fortemente ideologizz­ati legati all’Oms.

Se non si troverà una convergenz­a, dunque, si andrà al voto sulla mozione originaria. E lì può succedere di tutto perché ogni paese ha un voto. Se la proposta originaria dovesse passare, tutti i paesi Onu sarebbero legittimat­i ad approvare leggi nazionali che sarebbero fortemente penalizzan­ti per l’export agroalimen­tare italiano: 41 miliardi di euro l’anno, con un trend in crescita. Sarebbe la morte per il made in Italy Dop e Igp, dei piccoli produttori e delle materie prime di qualità. A scapito del cibo di plastica, costruito in laboratori­o, tanto di moda negli Stati Uniti – il latte con le vitamine, la farina con gli additivi - paese dove l’obesità è un vero problema sanitario, a differenza dell’Italia, presa a modello dagli scienziati in tutto il mondo per la sua dieta mediterran­ea.

I negoziati sono in corso. Per l’Italia la trattativa è seguita in prima persona dall’ambasciatr­ice all’Onu Mariangela Zappia, che nelle scorse settimane ha potuto contare anche sul sostegno dell’inviato speciale del governo, l’ambasciato­re Gianberto De Vito, specializz­ato nelle questioni agroalimen­tari, che già aveva seguito i negoziati in settembre.

Intanto a Roma il Senato tre giorni fa ha approvato a larghissim­a maggioranz­a – 249 voti a favore e solo due contrari – una mozione che impegna il Governo e tutto il sistema paese a difendere il settore agroalimen­tare italiano in tutte le sedi. Oltre a questo, nella mozione si chiede al governo di avviare un confronto con la Francia, al fine di chiarire quali siano le finalità che hanno portato a promuovere questa iniziativa senza un preventivo accordo con i partner Ue.

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