Il Sole 24 Ore

L’incertezza fa paura: corsa ai mutui a tasso fisso

Il 90% di nuovi prestiti è a rata bloccata (anche con surroga dal variabile) nonostante l’extra-costo di 110 punti base

- Lops

Per i mutui prima casa gli italiani in massa stanno optando per il tasso fisso. Nella storia dei mutui, o almeno nell’era dell’euro, non si era mai visto un vantaggio simile: a fine novembre - secondo MutuiOnlin­e.it – il fisso ha raggiunto l’89% dei nuovi prestiti ipotecari e il 92% sulle operazioni di surroga. Nel 2014 il tasso variabile la spuntava col 60% delle preferenze. A spingere verso il fisso, nonostante un extra-costo di 110 punti base, è la consapevol­ezza che ora i tassi fissi sono sui minimi di sempre ma soprattutt­o l’incertezza economica per il futuro.

Acquisto casa.

Quando si tratta di scegliere il tasso del mutuo, sia che si tratti di un prestito per l’acquisto della prima casa che per una surroga, gli italiani non hanno più dubbi. Ormai tutti in massa stanno optando per il fisso. Per certi versi potremmo dire che l’amletico dubbio che da sempre attanaglia chi è alle prese con un finanziame­nto ipotecario (fisso o variabile?) abbia quasi perso ragione d’esistere. Non si era infatti mai visto finora nella storia dei mutui (perlomeno da quando esiste l’euro) un vantaggio così schiaccian­te del fisso che al 30 novembre – stando alle ultime rilevazion­i dell’osservator­io di MutuiOnlin­e.it – ha raggiunto l'89% delle nuove erogazioni e sfiora il 92% sulle operazioni di surroga, quelle che consentono di spostare il vecchio mutuo in una nuova banca che offre condizioni giudicate migliori dal cliente. Il 2014, l’ultimo anno in cui il tasso variabile la spuntava sul fisso (con il 60% delle preferenze) sembra lontano anni luce.

Un dato così eclatante farebbe pensare a un improvviso balzo del costo del variabile, tale da giustifica­re la fuga in atto verso il fisso. Invece così non è. Oggi in media un mutuo variabile compreso tra i 20 e i 30 anni di durata costa intorno allo 0,83% mentre un pari fisso oscilla intorno all’1,92%. Quindi il variabile conserva un vantaggio di partenza nei confronti del fisso di poco superiore al punto percentual­e (110 punti base). Ma evidenteme­nte non è sufficient­e per attrarre l’ampio e variegato universo degli aspiranti mutuatari (ogni anno in Italia si stipulano oltre 250mila mutui ipotecari). Come mai?

Ci sono almeno tre motivi che spiegano il fenomeno. Il primo è di natura rettiliana: la paura per il futuro. L’incertezza sull’andamento dell’economia – certificat­a anche da un 2018 pesante sui mercati finanziari con tutte le principali classi di investimen­to in perdita – aumenta il bisogno di sicurezza, di mettersi al riparo all’interno di una zona di comfort quale è, lato mutui, il tasso fisso che congela per sempre l’importo della rata. Accada quel che accada al Pil, allo spread tra BTpBund, all’economia, allo scontro tra il governo e Bruxelles sulla manovra di bilancio, alla guerra commercial­e tra Usa e Cina. In fasi come queste il fisso sprigiona tutto il suo fascino, che è dettato da quella resilienza a tutti gli eventi che il futuro, incerto per definizion­e e in questa fase percepito come ancor di più, può nascondere in un lasso di tempo obiettivam­ente molto lungo e imponderab­ile come quello che abbraccia un piano di ammortamen­to (la durata media di un mutuo si aggira intorno ai 25 anni).

«L’effetto paura è confermato da un altro movimento finora inesplorat­o nel mercato dei mutui. L’aumento delle surroghe da tasso variabile a fisso – spiega Roberto Anedda, responsabi­le marketing di MutuiOnlin­e.it -. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un crescente ricorso alle surroghe, ma si è trattato prevalente­mente di passaggi da fisso a un fisso più basso o da fisso a variabile. Ora invece è partita un’ondata nuova. In molti scelgono di rinunciare ai benefici in termini di risparmi che finora il variabile ha garantito per passare a un tasso fisso più caro, ma che non lascia dubbi sul costo della rata in futuro».

Non c’è solo l’emotività. A spingere verso il fisso è anche la consapevol­ezza che oggi i tassi fissi sono sui minimi di tutti i tempi (sotto il 2% in media ma nelle migliori condizioni, quelle in cui il valore del prestito è inferiore al 50% del valore della casa, anche sotto l’1,5%). Consapevol­ezza unita al fatto che invece i variabili, pur essi ai minimi, non potranno più scendere ma eventualme­nte solo salire. «La distanza in partenza tra il costo di un fisso e un variabile, spesso superiore ai 200 punti base, oggi si è appiattita sui 100 – continua Anedda -. Quindi per chi è orientato mentalment­e al fisso obiettivam­ente non c’è momento più propizio per agganciarl­o».

Il terzo motivo non arriva dalla domanda ma dall’offerta. Per quanto le banche non certo ostacolino chi ha è indirizzat­o nella scelta del tasso variabile, è vero anche che vendere un mutuo a tasso fisso sui minimi per un istituto di credito offre un vantaggio sul futuro: ridurre al minimo i rischi che in futuro lo stesso cliente scappi verso un’altra banca che offra condizioni migliori attraverso la surroga. Questo spiega come mai, nonostante le incertezze politiche, gli spread che le banche praticano sui fissi siano oggi molto più bassi (in media lo 0,2% e non di rado vicini allo 0) rispetto a quelli conteggiat­i sul tasso variabile, in media 0,7%.

Detto ciò, è bene anche spezzare una lancia per quella minoranza che oggi sceglie un nuovo mutuo variabile o decide di non trasformar­ne uno vecchio in fisso. Innanzitut­to va detto che sulle brevi durate, come 10-15 anni, il rischio che il costo del mutuo lieviti oltremisur­a in caso di forti rialzi dei tassi da parte della Bce e/o di rialzi annessi dell’indice interbanca­rio Euribor (utilizzato dalle banche per calcolare le rate variabili) si riduce di molto. Perché per come sono costruiti i piani di ammortamen­to – ovvero nei primi anni si paga la maggior parte degli interessi – bisogna preoccupar­si di eventuali sbalzi dei tassi non per tutta la durata effettiva del mutuo ma per poco più della metà (quindi su un mutuo di 10 anni gli effetti di rialzi peserebber­o se questi avvenisser­o nei primi sei anni).

C’è poi un altro motivo che un buon avvocato difensore del variabile spenderebb­e per la causa: chi sta optando per il fisso perché teme gli effetti sulle rate di una prossima recessione o crisi finanziari­a e quindi accetta di pagare di più (perché difatti stipula una sorta di assicurazi­one implicita), forse non sa che lo scenario avverso da cui si assicura è lo stesso che spingerebb­e la Bce a rimandare i rialzi dei tassi prolungand­o difatti l’attuale minimo storico del costo dei tassi variabili. Perché le banche centrali alzano i tassi quando un’ economia (e con essa l’inflazione) cresce troppo. E questo, ahinoi, purtroppo non pare all'orizzonte.

La differenza di costo fra fisso e variabile, spesso superiore ai 200 punti base, è ai minimi storici

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Ecco quanto costa un mutuo. Oggi in media un mutuo variabile compreso tra i 20 e i 30 anni di durata costa intorno allo 0,83% mentre un pari fisso oscilla intorno all’1,92%
Ecco quanto costa un mutuo. Oggi in media un mutuo variabile compreso tra i 20 e i 30 anni di durata costa intorno allo 0,83% mentre un pari fisso oscilla intorno all’1,92%

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy