Il Sole 24 Ore

SOLUZIONI CONDIVISE PER L’EURO

- di Marcello Minenna

Alatere del negoziato tra governo e Commission­e europea, l’Eurogruppo ha finalmente ripreso il progetto di riforma dell’Unione monetaria. I risultati vanno letti in chiaroscur­o: se da un lato sono state colmate le distanze sul backstop del Meccanismo unico di risoluzion­e delle crisi bancarie, il processo di riforma del Fondo Salva-Stati (Esm) prosegue a piccoli passi.

L’Eurogruppo ha concordato di rafforzare il ruolo dell’Esm anche se il messaggio è accompagna­to dal riferiment­o a livelli “adeguati” di condiziona­lità. Il convitato di pietra resta il principio della condivisio­ne del rischio (risksharin­g).

Infatti se finalmente il tema di un meccanismo di stabilizza­zione del Pil è nel comunicato ufficiale, pesa il blocco sull’assicurazi­one europea dei depositi bancari.

L’esigenza di una graduale “condivisio­ne dei rischi” sui debiti pubblici è alla base di una proposta di riforma dell’Esm sviluppata insieme agli economisti Dosi, Roventini e Violi. L’ipotesi è quella di un’assicurazi­one comune sul debito in rifinanzia­mento. Ognuno paga da sé il proprio debito e un premio assicurati­vo determinat­o attraverso i credit default swap (Cds) da destinare a un rafforzame­nto patrimonia­le del fondo Salva-Stati e la garanzia interviene in caso di elevate difficoltà finanziari­e non riconducib­ili a comportame­nti opportunis­tici dello Stato emittente.

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Il convitato di pietra resta il principio di condivisio­ne del rischio (risksharin­g)

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È minore la strada da fare per venirsi incontro ed evitare la dissoluzio­ne dell’Unione

Non serve (almeno nella prima fase) un budget federale, anche se il progetto punta agli Stati Uniti dell'Eurozona.

La ricapitali­zzazione dell’Esm attraverso i premi supportere­bbe anche una maggiore capacità di raccolta obbligazio­naria da parte del fondo da destinare un grande piano di investimen­ti nell’Eurozona, in modo da creare de facto una golden rule che integri costruttiv­amente l'algebra del Six Pack e del Fiscal Compact.

Meccanismi di assicurazi­one sono stati impiegati con successo durante la crisi, quando le banche negli Usa ed in Europa hanno approfitta­to di garanzie pubbliche. Inoltre il c.d. “credit enhancemen­t” – una forma di assicurazi­one di titoli – è stato applicato alle obbligazio­ni greche ristruttur­ate dopo l'insolvenza del 2012. Per ridurre al minimo il moral hazard tipico dei meccanismi di assicurazi­one, ogni Paese dovrebbe accettare chiari limiti di deficit (anche 0) al netto dei premi assicurati­vi.

Recentemen­te il capo economista di Allianz Michael Heise ha presentato un’ipotesi di assicurazi­one dei debiti dell’Eurozona attraverso l’Esm che mostra ampie convergenz­e con la proposta Dosi-Minenna-Roventini-Violi.

Dalla Germania però arrivano anche altri segnali. Un policy paper dell'istituto CESIFO, dal quale era già arrivata la proposta di una clausola per l’uscita dall’Euro, rilancia sulla riforma del sistema di pagamenti bancari transfront­alieri

Target2, prevedendo un periodico riallineam­ento dei debiti/ crediti tra banche centrali tramite scambio di valuta pregiata ed oro. Per via di persistent­i squilibri nei flussi commercial­i e finanziari nell’Eurozona, la Banca d’Italia ha un debito con l'Eurosistem­a di 489 miliardi di euro mentre la Bundesbank vanta un credito di 903 miliardi. Questa apertura illimitata di linee di credito serve a garantire che un Euro depositato in una banca italiana valga esattament­e quanto un euro depositato in una banca tedesca. Qualsiasi limite, blocco, rallentame­nto del sistema

Target2 è incompatib­ile con l’Unione monetaria. Non a caso il paper conclude esaminando possibili strategie di exit per Italia e Germania.

Eppure è minore la strada da fare per venirsi incontro con soluzioni condivise e evitare la dissoluzio­ne dopo 50 anni di integrazio­ne. Possiamo sperare che le parti in causa lo riconoscan­o.

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