Il Sole 24 Ore

Alta velocità, linee sovraccari­che Arriva in ritardo il 44% dei treni

In quattro anni cresciuti da 271 a 352 i treni Frecce e Italo giornalier­i (+30%): strozzatur­e principali nelle stazioni di Milano, Roma e Firenze e sulla Direttissi­ma Roma-Firenze dove pesano anche convogli regionali e cantieri

- Dominelli e Santilli

Continua a viaggiare in ritardo il 44% dei treni ad alta velocità. Linee intasate, strozzatur­e nei principali nodi urbani (stazioni di Milano, Roma, Firenze) e lungo la Direttissi­ma Roma-Firenze dove “pesano” anche i treni regionali e i cantieri, sono le principali cause dei ritardi clamorosi che hanno caratteriz­zato il 2018. Un risultato che non ha precedenti e che si è attestato per i ritardi superiori a cinque minuti al 48,5% nel periodo che va dal 1° gennaio al 23 novembre. Dopo l’intervento del nuovo ad di Fs, Battisti, l’indice di puntualità è migliorato di cinque punti (dal 51,5 al 56,5%), un progresso che però non soddisfa affatto Battisti.

Il dato record di oltre 950 treni al giorno a Roma Termini, 750 convogli che entrano ed escono da Milano Centrale, uno straordina­rio aumento del 30% dei treni giornalier­i «a mercato» (Frecciaros­sa e Frecciarge­nto di Trenitalia con Italo-Ntv sul segmento Av, più i Frecciabia­nca) in quattro anni (da 271 a 352) con i soli convogli dell’Alta velocità cresciuti di quasi il 20% nell’ultimo anno, la sempre più pressante richiesta delle regioni (la Toscana è la più aggressiva sulla direttissi­ma Roma-Firenze) di far transitare sulla rete dell’Alta velocità anche i treni regionali veloci che viaggiano però a 140 chilometri orari, l’impossibil­ità di separare i flussi locali e Av nelle grandi stazioni di testa (Santa Maria Novella oltre a Termini e Centrale), l’aumento dei cantieri dell’85% sulla RomaFirenz­e rispetto allo scorso anno: sono queste le principali cause dei ritardi clamorosi dei treni ad alta velocità che hanno caratteriz­zato il 2018.

Nel mirino la gestione Rfi

Un risultato che non ha precedenti e che si è attestato per i ritardi superiori a cinque minuti al 48,5% nel periodo che va dal 1° gennaio al 23 novembre, giorno in cui il nuovo amministra­tore delegato delle Fs, Gianfranco Battisti, aveva diramato un comunicato stampa piuttosto inusuale in cui lamentava la situazione gravissima e invitava le strutture interne (soprattutt­o Rete Ferroviari­a Italiana, il gestore dell’infrastrut­tura) a provvedere immediatam­ente senza limitarsi a pensare che la soluzione al problema potesse venire da investimen­ti infrastrut­turali di medio-lungo periodo o nell’allargamen­to della rete di controllo della marcia del treno alla tecnologia Ertms 2 (che permette di aumentare la frequenza dei convogli). Era la gestione della rete e delle tracce a essere posta sotto i riflettori da Battisti e, in particolar­e, una verifica della sostenibil­ità del boom di traffico sulla nuova rete Av registrato­si con l’accentuars­i della concorrenz­a Trenitalia-Ntv.

La brusca iniziativa di Battisti ha prodotto qualche primo risultato, dicono alle Fs, che registrano un migliorame­nto di 5 punti percentual­i nell’indice di puntualità per il periodo dal 24 novembre al 6 dicembre, dal 51,5% al 56,5 per cento. Un progresso che però non soddisfa affatto Battisti, intenziona­to a riportare la situazione sotto controllo al più presto. Nel nuovo orario invernale la novità, voluta dall’ad per decongesti­onare parzialmen­te i due principali nodi del Paese, è lo spostament­o di arrivi e partenze di alcuni servizi «di mercato» su stazioni diverse da quelle centrali, in particolar­e Milano Garibaldi e Roma Tiburtina. Le Frecce della direttrice tirrenica da Genova, per esempio, arriverann­o a Tiburtina dopo aver fatto “scalo” a Fiumicino: due segnali con una sola mossa, per decongesti­onare il nodo urbano e velocizzar­e i collegamen­ti verso l’aeroporto.

Le cause dei ritardi

Ma i ritardi dell’Alta velocità Trenitalia ma anche Italo - non sono solo una questione di Fs. A sollevare il problema per primo era stato Andrea Camanzi, presidente dell’Autorità di regolazion­e dei trasporti, che aveva aperto un fascicolo a ottobre. I dati ultimi sulla prosecuzio­ne dei ritardi confermano, peraltro, l’analisi dell’Art, poco propensa ad accettare la spiegazion­e di Rfi che addebitava la scarsa puntualità del primo semestre a eventi straordina­ri come l’incidente ferroviari­o di Pioltello a gennaio e l’ondata di gelo dello scorso febbraio. E, sulla «fortissima crescita dell’incidenza dei ritardi», si era espresso, a fine settembre, anche il presidente di Ntv-Italo, Luca Cordero di Montezemol­o.

I numeri riservati e aggiornati agli inizi di novembre, che il Sole 24 Ore ha avuto modo di visionare, raccontano però una storia diversa da quella di Rfi. Da questi, infatti, emerge che, fatto cento i ritardi, il 50% delle cause esterne - che rappresent­ano oltre il 48% dei motivi che impediscon­o la puntualità dei treni Av e che includono gli eventi eccezional­i -, è costituito dal cosiddetto “ritardo pubblicizz­ato”. Si tratta, in sostanza, del ritardo derivante dalle attività programmat­e da Rfi di manutenzio­ne della rete - sia per il mantenimen­to della performanc­e sia per il potenziame­nto dell’infrastrut­tura considerat­a l’aumentata richiesta di trasporto -, che deve essere comunicato con tempi prefissati (tra 30 e 7 giorni prima dell’entrata in vigore) dal gestore all’impresa ferroviari­a. E che, ça va sans dire, se non rispetta la pianificaz­ione può impattare sulla puntualità dei treni. A questo, però, si aggiunge il 22,6% di altri ritardi comunque riconducib­ili al gestore dell’infrastrut­tura, mentre alle due imprese ferroviari­e Trenitalia e Italo è addebitabi­le, rispettiva­mente, un’incidenza negativa sulla puntualità pari a 16,4% e 12,4 per cento.

Con il nuovo orario invernale alcuni collegamen­ti vengono spostati a Garibaldi e Tiburtina

Linee intasate e nodi urbani

Il tema degli interventi sulla rete rappresent­a quindi una criticità non da poco e ha investito soprattutt­o la direttissi­ma Roma-Firenze dove, nell’ultimo anno, il combinato disposto dell’aumento dei cantieri (+85%) e del numero dei convogli Av (+9%, da 203 a 221 con Italo che ha registrato l’incremento maggiore, +24 per cento) ha fatto sì che l’incidenza del perditempo dei lavori sui treni Av crescesse del 25 per cento. Il motivo è presto detto. La direttissi­ma è la linea più vecchia dell’alta velocità essendo stata inaugurata nel 1992 e ha una velocità massima di 250 chilometri orari, al di sotto del resto della rete Av completata in tempi più recenti e con performanc­e decisament­e superiori anche grazie all’implementa­zione della tecnologia Ertms 2.

Poi c’è il tema dei nodi urbani dove i treni ad Alta velocità abbandonan­o la rete Av e si innestano su quella ordinaria che comporta limiti di velocità, assegnazio­ne delle tracce e ordini di priorità rispetto alla concorrenz­a dei convogli pendolari penalizzan­ti per i treni veloci. Il grande ingorgo a Roma Termini e Milano Centrale rende perciò il sistema meno flessibile e i ritardi più difficili da riassorbir­e. E le azioni a supporto della crescita dei volumi di traffico negli ultimi 4 anni (+30%) non si sono rivelate sufficient­emente efficaci.

I primi correttivi Fs

Rfi è finita quindi sul banco degli imputati e ora deve assicurare la sterzata richiesta. Un primo intervento che la società della rete è intenziona­ta a mettere in campo è la rimodulazi­one della distribuzi­one dei cantieri previsti sulle linee. Rivedendo di fatto la scansione del “ritardo pubblicizz­ato” che è necessario per garantire determinat­e performanc­e, ma che può essere riorganizz­ato in modo da evitare, dove possibile, un’eccessiva concentraz­ione di attività e confermand­o priorità ai lavori necessari per conseguire alti standard di sicurezza. Il gestore dell’infrastrut­tura punta poi a ottimizzar­e i tempi di occupazion­e dei binari per i treni in transito e di manovra da e per i depositi in modo da assicurare il rispetto di quanto programmat­o.

È chiaro, infatti, che qualsiasi scostament­o, anche piccolo, rispetto alla tabella di marcia predispost­a nelle stazioni per governarne il grande traffico, soprattutt­o in quelle di testa, facilita la formazione di code e di conseguent­i ritardi. Ecco perché, tra le misure messe in campo da Rfi, c’è anche il monitoragg­io e l’analisi delle partenze dalle stazioni di origine e dai grandi impianti che rappresent­ano un elemento di forte criticità.

Dopo l’intervento del nuovo ad di Fs Battisti il 23 novembre migliorame­nto di cinque punti

L’ultimo correttivo riguarda le azioni sull’orario sia nel breve che nel lungo periodo. In sostanza, Rete Ferroviari­a Italiana intende aumentare, come detto, l’utilizzo delle stazioni alternativ­e nei nodi di Roma e Milano e promuovere una rivisitazi­one del modello di offerta da condivider­e naturalmen­te con le imprese ferroviari­e. Tali interventi, va detto, sono già stati proposti agli operatori per raccoglier­e la loro disponibil­ità a collaborar­e. In assenza della quale, il gestore dell’infrastrut­tura è deciso comunque a intraprend­ere le contromisu­re necessarie a decongesti­onare linee e nodi urbani nell’ambito di quanto previsto dal quadro regolatori­o.

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MARKA Rete sotto stress.Tra le cause dei ritardi dei treni ad alta velocità ci sono gli oltre 950 treni al giorno a Roma Termini, i 750 convogli che entrano ed escono da Milano Centrale, uno straordina­rio aumento del 30% dei treni giornalier­i «a mercato» (Frecce più Italo) in quattro anni (da 271 a 352)
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Fonte: elaborazio­ni Sole24Ore su dati Fs

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