Il Sole 24 Ore

La parabola del presidente arroccato all’Eliseo

- Attilio Geroni

Violenza, sospetti di manipolazi­one straniera sui social network, una protesta spontanea e con comprensib­ili rivendicaz­ioni economiche e sociali di partenza che via via si organizza lungo direttrici inquietant­i, fino a esplodere in maniera organizzat­a e distruttiv­a. Non tutti i conti tornano nell’interpreta­zione del fenomeno dei “Gilet Gialli”, movimento polimorfo in grado di federare la Francia che si sveglia presto al mattino per andare al lavoro a decine di chilometri da casa, l’estremismo di destra e di sinistra e una guerriglia urbana profession­ale.

Non ci sono volti, nomi, responsabi­lità precise. Resta però una solida tradizione protestata­ria e conservatr­ice sulla quale far leva. Sappiamo che dietro la fosforesce­nza del giallo, unico elemento di riconoscib­ilità, si leva una cortina fumogena che avvolge e soffoca le ideologie tradiziona­li, e non solo i cortei di protesta. Il tentativo è di riuscire dove Marine Le Pen e altre forze estreme avevano fallito alle elezioni del 2017 grazie a un Macron allora in sintonia con lo spirito del tempo (un misto di anti-politica e competenza tecnocrati­ca che però oggi mostra tutti i suoi limiti) e al meccanismo istituzion­ale di pesi e contrappes­i rappresent­ato dal sistema di voto a doppio turno. Si parte dal no all’aumento della tassa sul carburante, si arriva allo slogan populista del “meno tasse e più spesa pubblica”, e si finisce per contestare il Global Compact, la dichiarazi­one dell’Onu sui migranti, il tutto tenendo in ostaggio con il caos la vita di intere città.

Finora silenzioso e arroccato all’Eliseo, il presidente medita le sue prossime mosse, nella consapevol­ezza che mai come in questi giorni la V Repubblica è stata così vulnerabil­e.

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