La Silicon Valley alle porte di Lecco
«Ogni anno, quando esce un nuovo modello, si riparte con una nuova gara. E vincere non è mai scontato».
Precisazione doverosa quella di Roberto Crippa, perché un’occhiata rapida ai numeri di Technoprobe, con ricavi moltiplicati per 14 in dieci anni, potrebbe dare invece l’impressione di un percorso in discesa, quasi da “pilota automatico”. Convincere però i big dell’elettronica mondiale a venire qui, tra Monza e Lecco, ad acquistare strumenti di test per i propri gioielli hitech, non è certo un pasto gratis. Fiducia che l’azienda di Cernusco Lombardone, 700 addetti nel mondo, 380 in Italia, si è dovuta conquistare negli anni a suon di investimenti, 60 milioni solo dal 2016, utilizzati per nuovi macchinari e ampliamenti produttivi. Necessari, del resto, per affrontare la massa crescente di commesse in arrivo da Apple, Samsung e ora Huawei, che hanno scelto l’azienda di Cernusco Lombardone come fornitore chiave per testare la qualità dei propri circuiti integrati prima che finiscano negli smartphone. «Anche ora - spiega il vicepresidente, che guida l’azienda insieme al fratello Cristiano - lavoriamo su tre turni e siamo decisamente “tirati”. Il prossimo anno investiremo altri 25 milioni, per impianti, spazi produttivi e nuovi uffici. Fondamentali, visto che nell’ultimo anno abbiamo assunto un centinaio di persone e ancora oggi abbiamo una quindicina di posizioni aperte».In prevalenza ingegneri e tecnici di alto livello, competenze cruciali per continuare ad alimentare il percorso di innovazione dell’azienda fondata dal padre Giuseppe nel 1993, che dispone ad oggi di oltre 400 brevetti attivi. «Proprio ieri - aggiunge Crippa - abbiamo siglato con l’Agenzia delle Entrate l’accordo per il Patent Box e sulla base dell’impatto sui conti del know-how che abbiamo generato andremo a risparmiare 15 milioni di imposte. Cifra che sale a 35 milioni se consideriamo l’intero effetto del piano Industria 4.0, per noi uno strumento davvero fondamentale». Risorse che ancora una volta saranno utilizzate per finanziare gli investimenti, uno dei pilastri di una strategia di famiglia basata su poche ma ferree regole: nessun dividendo ai soci, tutti gli utili (100 milioni dal 2013 al 2017) restano nel perimetro aziendale per finanziare la crescita, dagli istituti di credito si resta prudentemente lontani. E infatti, alla voce ”debiti con le banche”, da anni il bilancio espone la cifra “zero”. Una leva nulla che tuttavia non ha mai rappresentato un
Leader globale nei test per i circuiti degli smartphone: in dieci anni i ricavi si sono moltiplicati 14 volte
limite allo sviluppo, con Technoprobe (95% di export) in grado di diventare terzo costruttore al mondo per sistemi di test dei circuiti integrati, leader assoluto negli smartphone. Oggetti che stanno nel palmo di una mano e che possono costare anche 2-300mila euro, concentrati di tecnologia che in pochi istanti sono in grado di decidere se una scheda funziona come dovrebbe oppure no. «Anno dopo anno - spiega Crippa - continuiamo ad investire in Italia, riducendo progressivamente la quantità di componenti acquistati dall’estero. È anche un modo per riportare qui pezzi di know-how che negli anni sono scappati altrove. Credo che gli spazi per crescere per noi siano ancora rilevanti». Accade da anni, del resto: per la sede italiana i dieci milioni di ricavi del 2008 sono ora diventati 145.