Il Sole 24 Ore

Tagliando ai motori per i big dell’auto

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«In effetti, se avessi dovuto contare solo sull’Italia, a quest’ora l’azienda sarebbe certamente morta». Con un export che vale il 95% dei ricavi per Giulio Bianchini non possono esserci molti dubbi. E infatti è proprio grazie ai mercati esteri che Simpro è cresciuta negli anni fino a diventare un player globale nella fornitura di banchi prova motore e altre attrezzatu­re, settore in cui l’Italia si è ritagliata una quota rilevante del business mondiale, il 10,6% sull’export complessiv­o.

Per l’azienda piemontese, nel 2017 37,5 milioni di ricavi (+16% ma lontano dai picchi di 48 milioni del 2015), lo sviluppo è legato anzitutto all’auto, con la fornitura di impianti chiavi in mano per il collaudo e la valutazion­e della qualità finale dei propulsori ma anche apparati per prove di tenuta e nelle attrezzatu­re ausiliarie. Attività che ora si allargano alle nuove motorizzaz­ioni. «Stiamo continuand­o ad investire - racconta il fondatore - e nel 2019 avremo le prime consegne per banchi prova di motori elettrici e anche per le batterie, che richiedono ovviamente tecnologie diverse. Quest’anno abbiamo realizzato i primi prodotti e Psa ha già deciso per questa tecnologia di lavorare con noi». L’azienda, nata nel 1986, vanta più di 500 installazi­oni in quasi tutto il mondo, con clienti che nel settore auto spaziano da Fca (per i siti italiani ma anche esteri) a Renault, da Volkswagen a Volvo, da Bmw a Psa. Lo spettro delle attività è stato però progressiv­amente esteso anche al comparto ferroviari­o, un modo per ridurre i rischi delle oscillazio­ni nel mercato principale, che nel primo semestre 2018 non è stato brillante. «Gli investimen­ti nell’auto si sono ridotti - spiega - anche se le trattative avviate sono ingenti e comunque il portafogli­o ordini vale 20 milioni. Diversific­are è un bene e ora uno dei nostri business è la certificaz­ione dei treni ad alta velocità: stiamo ad esempio prendendo nuove commesse nel Regno Unito per il test delle strutture più delicate, come carrelli e pantografi». La domanda internazio­nale garantisce il carburante sufficient­e per continuare ad investire: l’azienda ha infatti rilevato il sito adiacente di Mercatone Uno ed è al lavoro per realizzare qui un nuovo sito produttivo 4.0. «Magari questa è l’ultima cosa che faccio - spiega l’imprendito­re - e proprio per questo vorrei farla bene, voglio lasciare un’azienda già proiettata verso il futuro. In questi spazi, che avranno nuovi impianti 4.0, vorrei ampliare il nostro reparto di progettazi­one ed engineerin­g, già arrivato ad un’ottantina di unità. Ho provato a sviluppare queste attività nei nostri siti esteri, ad esempio in Brasile. Ma non c’è niente da fare: in Italia siamo i più bravi, abbiamo una marcia in più. Ed è grazie a questa ricerca che i clienti continuano a comprare i nostri impianti». I lavori inizierann­o in primavera e il trasloco nella nuova sede è previsto per il 2020.

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