Benetton e Zebre rincorrono i quarti nella Challenge Cup
La legge della meritocrazia si afferma in toto. E per la prima volta non ci sono italiane nella Heineken Champions Cup di rugby, equivalente della Champions League calcistica e fonte di guadagni di gran lunga prevalente per l’Epcr (European professional club rugby), il cui ultimo bilancio si è attestato sui 53 milioni di euro.
Andrea Rinaldo - rappresentante italiano nella struttura organizzatrice - parla di «una scelta di principio sostanzialmente giusta». D’altronde la federazione italiana continuerà, almeno per il momento, a incassare da Epcr 5 milioni a stagione.
L’anno scorso Benetton e Zebre hanno fatto meglio del solito nel Pro14 - campionato che vede al via anche selezioni irlandesi, gallesi, scozzesi e sudafricane - ma, non essendoci più un posto riservato a una squadra italiana, il loro piazzamento finale nel torneo non è stato sufficiente a entrare fra le 20 elette che si giocano la Champions.
Le due “franchigie” con sede a Treviso e a Parma stanno ora affrontando la fase a gironi di Challenge Cup (una sorta di Europa League) nella quale ieri le Zebre hanno vinto 31-14 a Sochi contro i russi dell'Enisei-Stm mentre il Benetton, che giocava a Treviso, ha ottenuto un successo di prestigio sugli Harlequins inglesi, battuti 26-21. Ci sarebbe da abbattere un tabù, visto che nessuno dei nostri club è mai riuscito ad accedere ai quarti di finale: «Possiamo essere più fiduciosi del solito», sostiene Rinaldo.
Nella Coppa più importante Heineken si ripresenta come sponsor unico, titolo che aveva ricoperto fino al 2014. Si pensò poi che un “pool” avrebbe potuto portare a incassi maggiori ma così non è stato. E allora il colosso olandese della birra è tornato in prima fila, con un accordo di quattro anni per una cifra di 8-9 milioni a stagione.
L’edizione 2017/2018 ha totalizzato oltre un milione di persone sugli spalti e la finale di Bilbao è stata vista in 115 Paesi.
I diritti tv fanno la parte del leone negli introiti di Epcr. L’organismo prevede audience in aumento, grazie alle trasmissioni in chiaro dei match nel Regno Unito e in Irlanda e al recente accordo con NBC Sports per gli Usa. In Italia si registra l’esordio di Dazn, che ha acquisito anche i diritti del Pro14.
La volontà di estendere la platea di appassionati ha portato a ipotizzare che nel 2022 le finali di Heineken e Challenge Cup possano essere assegnate a una città statunitense.
A maggio di quest’anno, intanto, si sono giocate per la prima volta al di fuori di Francia, Regno Unito e Irlanda. È stata Bilbao ad afferrare l’occasione e ad accogliere più di 40mila persone provenienti dall'estero. In 32mila hanno assistito il venerdì alla finale di Challenge tra Cardiff Blues e Gloucester, vinta dai gallesi, mentre il sabato lo stadio San Mames ha fatto il pieno (52mila appassionati) per l'incoronazione degli irlandesi del Leinster, che hanno superato il Racing di Parigi e si sono laureati campioni europei. L’impatto economico per il capoluogo basco ha raggiunto i 30 milioni di euro.
Nel 2019 toccherà all'inglese Newcastle, nel 2020 a Marsiglia. Non c'è ancora una decisione per il 2021 ma ricorre il nome di Amsterdam, magari anche in omaggio alla nazionalità dello sponsor della Coppa maggiore.
In Heineken Cup non manca comunque una mini-rappresentanza italiana. Sono già scesi in campo un paio di giocatori azzurri (Leonardo Ghiraldini nel Tolosa e Jake Polledri nel Gloucester), l’arbitro veneto Marius Mitrea e due sponsor tecnici “principali” di casa nostra: a Macron, che veste Edinburgh e Glasgow in Scozia, Scarlets e Cardiff in Galles, Lou di Lione in Francia, si aggiunge Kappa, che ha sotto contratto i francesi del Montpellier. Macron, legata anche alle Nazionali di Italia e Scozia, afferma così una supremazia continentale a livello di rugby, mentre un'altra azienda emiliana, Erreà, rifornisce sia il Benetton che le Zebre.