Il Sole 24 Ore

Testimoni del Mare Nostrum

Non persone ma oggetti e procedimen­ti che nel tempo hanno caratteriz­zato il Mediterran­eo e l’umanità compresa nelle sue traiettori­e, incidendo su costumi e saperi

- Valerio Castronovo

Oggi numerosi cittadini europei vorrebbero che il Mediterran­eo, quel braccio di mare che ci separa dall’Africa e dal Medio Oriente, venisse trasformat­o in una sorta di fossato sempre più profondo e insuperabi­le a presidio della “Fortezza Europa”. A tal punto è giunta l’ondata di paura, istintiva o alimentata strumental­mente, diffusasi nei confronti dell’immigrazio­ne, in quanto vista (anche perché composta per lo più da musulmani) alla stregua di una vera e propria invasione e, quindi, come una grave minaccia alla sicurezza e all’identità del Vecchio Continente.

Sta di fatto che, dopo il blocco pressoché totale degli sbocchi occidental­i concordato a suo tempo dalla Spagna con il Marocco, e la chiusura della rotta balcanico-danubiana determinat­a dalla convenzion­e siglata nel 2016 (a nome dell’Unione europea) dalla cancellier­a tedesca Angela Merkel con il leader turco Recep Tayyp Erdogan, è sopraggiun­to negli ultimi mesi (come è noto) un altro sbarrament­o ai flussi migratori lungo il Canale di Sicilia verso l’Europa, in seguito al divieto d’approdo ai porti italiani stabilito dal governo gialloverd­e.

Il Mediterran­eo è così divenuto, nella visione di parecchia gente e di parte della classe politica, non più un luogo di scambi e incroci, di inte

ressi comuni e di forme di conviven

za, nel mezzo di alterne fasi di guerra e di pace, quale è stato nel corso di una storia ultramille­naria, ma un coacervo di ansie e incognite, e per il resto il retaggio di un lontano passato carico soprattutt­o di conflitti e di acri controvers­ie, e quindi da cancellare dalla nostra memoria.

Questa sindrome emotiva, tanto più pervadente quanto di facile maneggio, ha indotto due storici a rievocare, senza alcun intento agiografic­o ma in base a un’analisi rigorosa ed equilibrat­a, la trama e l’ordito delle relazioni intercorse e intrecciat­esi per molti secoli fra differenti genti e civiltà, culture e religioni, idee e passioni, liturgie e leggende, che hanno caratteriz­zato la configuraz­ione e le complesse vicende del Mediterran­eo. Senza per questo sorvolare, naturalmen­te, sulle diffidenze e le inimicizie, sulle dissonanze e contrappos­izioni susseguite­si fra le diverse comunità che hanno popolato le contrade circostant­i il grande specchio d’acqua fra lo stretto di Gibilterra e le coste del Medio Oriente, fra le sponde del Tirreno e dell’Adriatico e quelle nord-africane.

Gli autori di questo profilo storico del Mediterran­eo lo hanno fatto raccontand­o quanta importanza abbiano avuto, nello spazio e nel tempo, non solo per la storia dell’Europa, ma per quella dell’umanità, una ventina di oggetti e procedimen­ti per lo più analoghi, altrettant­o semplici ma essenziali sia per la vita quotidiana e l’evoluzione dei costumi, sia per lo sviluppo dei saperi e delle conoscenze: da certi ingredient­i e modi di confeziona­re il pane e il riso, ad alcuni tipi di piante e coltivazio­ni; da determinat­i recipienti e strumenti di lavoro, a talune pratiche nautiche; dalla bussola all’abaco; dal conio di monete auree largamente condivise, alla diffusione delle spezie e di altre mercanzie; da particolar­i consuetudi­ni nella cura del corpo a vari ornamenti femminili. Né mancano, fra gli oggetti presi in consideraz­ione, quelli che servivano anche per armarsi, difendersi dagli avversari o batterli negli scontri e tenerli in prigionia.Dalle pagine di questa narrazione tracciata secondo una scelta tematica e una chiave interpreta­tiva emblematic­a, emerge un vivido affresco dell’area mediterran­ea nei suoi svariati aspetti e risvolti, eventi ed episodi. Ci si può così render conto della portata e delle implicazio­ni determinat­e man mano non solo dagli sviluppi della cultura materiale ma anche dalla propagazio­ne di certi rituali e orientamen­ti, miti e simboli, principi e valori sociali condivisi o contrappos­ti.

D’altro canto, tornando ai giorni nostri, non è affatto detto che il Mediterran­eo non abbia più alcuna funzione di rilievo: come se fosse destinato a essere emarginato via via dalle traiettori­e dei traffici e dalle nuove dinamiche del mondo globalizza­to. È vero invece che le sue fortune stanno conoscendo una fase di rilancio dovuto, fra l’altro, al raddoppio del Canale di Suez, all’incremento degli interscamb­i commercial­i sino ai Paesi del Golfo, alla scoperta (davanti alle acque del Libano, di Israele e di Cipro) di nuovi giacimenti di gas, ai progetti dalla Cina per la realizzazi­one di una nuova “via della Seta”. Si delinea quindi, per l’area mediterran­ea, un futuro segnato da ampie potenziali­tà in settori nevralgici come l’energia, la logistica, le infrastrut­ture e le telecomuni­cazioni.

 ??  ?? Migranti e zibetti Alcuni disegni dell’illustrato­reAndrea Antinori tratti dal libro qui recensito, «Storia del Mediterran­eo in 20 oggetti»
Migranti e zibetti Alcuni disegni dell’illustrato­reAndrea Antinori tratti dal libro qui recensito, «Storia del Mediterran­eo in 20 oggetti»
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