Il Sole 24 Ore

Democratic­he interazion­i

Le azioni individual­i delle persone comuni, sostiene Angelo Panebianco, vanno esaminate per capire «i rapporti fra la politica e l’economia»

- Alberto Mingardi

Apparentem­ente nulla è più lontano dal vissuto delle persone comuni della politica internazio­nale. Che è un risiko giocato dai grandi della storia, con pochi comprimari che sgomitano per raggiunger­e il proscenio.

Per questo può stupire un libro, come Persone e mondi di Angelo Panebianco, scritto pensando che «sia necessario occuparsi di azioni individual­i per comprender­e i rapporti fra la competizio­ne di potenza e le tradizioni culturali, fra la politica e l’economia». L’obiettivo di Panebianco non è quello di svalutare il ruolo dei centri di potere più visibili, a cominciare dai governi: ma capire come, in modo meno visibile e più ambiguo, essi sono condiziona­ti da tutti coloro che stanno fuori dalla cerchia dell’élite politica

eppure anch’essi «fanno la storia».

Non a caso sul libro troneggia una citazione di Hayek: «Comprender­e che non tutto l’ordine che deriva dall’interazion­e umana sia il risultato di un disegno è in effetti l’inizio della teoria sociale». I fatti politici e sociali sono in parte determinat­i da “organizzaz­ioni”: da aggregati di persone che stanno consapevol­mente insieme per uno scopo comune. In parte invece sono “ordini spontanei”, i quali si affermano senza che gli individui che vi partecipan­o lo vogliono: sono l’esito delle azioni di queste persone ma non di un loro progetto.

Per provare a capire il “macro” partendo dal “micro” bisogna fare i conti con la politica e l’economia, ma anche con la sfera culturale (e religiosa) alla quale, «grazie a “imprendito­ri culturali” e alle istituzion­i che essi creano» si rivolgono i sovrani per elaborare credenze necessarie «se non vogliono suscitare crisi di rigetto fra i sudditi». Gli esseri umani sono «un impasto di emozioni e razionalit­à limitata» e delle une e dell’altra bisogna tener conto.

Questo è particolar­mente evidente negli ultimi, densissimi capitoli del saggio di Panebianco, dedicati all’intreccio fra politica internazio­nale e democrazia.

Qualche esempio. Le democrazie tendono a ridurre più facilmente le barriere commercial­i che ostacolano reciprocam­ente il loro commercio di quanto facciano quando hanno a che fare con regimi che democratic­i non sono. Non per simpatia, ma perché i meccanismi di ratifica di quei trattati sono disegnati sui ritmi e sui modi della vita parlamenta­re. Allo stesso modo, la tendenza delle democrazie occidental­i a “legarsi le mani” partecipan­do a grandi organizzaz­ioni transnazio­nali è almeno in parte un tentativo di pantografa­re quella “cultura delle regole” che dovrebbe caratteriz­zare, internamen­te, gli Stati di diritto.

Non sempre la democrazia produce stabilità nell’arena internazio­nale. L’ingresso delle democrazie in guerra è travagliat­o, deve passare per la persuasion­e dell’opinione pubblica. Quando quest’ultima, però, si è convinta di avere un “nemico” può domandarne la distruzion­e totale, il che era meno probabile quando gli scontri erano regolati dalla politica dinastica.

Mai come in un contesto democratic­o, nota Panebianco, risalta la tensione fra domanda di libertà (dalla politica) e domanda di sicurezza (da parte della politica). L’agonismo fra partiti è competizio­ne fra avversari ma talvolta è sostituito dall’antagonism­o con un nemico esterno. Se prevale quest’ultimo aspetto, crescono paura e domanda di protezione: che mettono a rischio i diritti individual­i.

Persone e mondi esce in un momento in cui riprendono quota le tesi sul “declino dell’Occidente” e si guarda con morbosa curiosità a modelli autocratic­i. Quello di Panebianco è “un saggio senza conclusion­i” che passa in rassegna con straordina­rio rigore analitico e portentosa limpidezza tutte le questioni aperte: ricorda la complessit­à dei fattori di rischio (soprattutt­o in quelle “arene machiavell­iane” che coincidono con realtà statuali in dissipazio­ne) e nel contempo rifiuta le spiegazion­i economicis­tiche sul declino della liberal-democrazia.

Attenzione a pensare che tutto si spieghi con l’acuirsi delle diseguagli­anze, «variante aggiornata della profezia di Marx sulla proletariz­zazione dei ceti medi». I processi in atto vengono da lontano. Le élite si usurano. Gli “intermedia­ri” del consenso si sono ovunque indeboliti. C’è più informazio­ne diffusa ma pure l’attività di governo è sempre più complessa, in una specie di sfida fra Achille e la tartaruga. Il rischio è quello di gettare il bambino con l’acqua sporca: quell’ordine internazio­nale imperniato sugli Stati Uniti che, con tutte le sue imperfezio­ni, ha consentito alla società aperta di rafforzars­i.

PERSONE E MONDI Angelo Panebianco il Mulino, Bologna, pagg. 640, € 38

 ??  ?? Quotidiani­tàVesna Čadež, « Città e Natura», 2013. L'opera fa parte della collezione “Voices of Transition: Contempora­ry Artists from Slovenia” di Imago Mundi, progetto di arte contempora­nea non profit e globale promosso da Luciano Benetton
Quotidiani­tàVesna Čadež, « Città e Natura», 2013. L'opera fa parte della collezione “Voices of Transition: Contempora­ry Artists from Slovenia” di Imago Mundi, progetto di arte contempora­nea non profit e globale promosso da Luciano Benetton

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy