Il cuore di Roma. studiato, tutelato e aperto a tutti
Vivere e lavorare nel Parco Archeologico del Colosseo
Alfonsina Russo
Ituristi sono già in fila alle biglietterie quando, al mattino presto, arrivo in ufficio. Dalla finestra osservo gli operai preposti alla manutenzione che svuotano i cestini dei rifiuti, un braccio mobile che solleva uno dei nostri restauratori nel punto più alto dell’Arco di Tito perché possa rimuovere la vegetazione infestante. È la grande macchina del Parco archeologico del Colosseo che si mette in moto preparandosi ad aprire le porte – alle 8.30 di tutti i giorni della settimana – di uno dei luoghi più suggestivi del mondo.
Tengo molto al decoro – ho creato un ufficio dedicato all’area Foro Romano-Palatino – e a garantire adeguate forme di accoglienza. Mi impegno quotidianamente, insieme al mio staff, affinché tutto sia ben organizzato e gli spazi siano correttamente fruibili. A tal riguardo, i temi su cui si concentra la mia attenzione sono molti e diversificati: dalla manutenzione alla cura del verde, dall’accessibilità agli spazi ristoro. Riguardo a questi ultimi, sto dedicando energie e anche finanziamenti al progetto di apertura di due caffetterie all’interno dell’area: una all’ingresso di Via dei Fori Imperiali e una all’ultimo piano del Museo Palatino. La stessa attenzione che ripongo per rendere sempre più soddisfacente l’esperienza di visita dei turisti, la dedico a migliorare spazi e condizioni di lavoro del personale.
Frequenti riunioni impegnano gran parte della mia giornata. Gli incontri affrontano temi imprescindibili e prioritari: la tutela e la manutenzione programmata del patrimonio, nonché la valorizzazione e l’ampliamento dell’offerta culturale. Nella stessa giornata posso aver predisposto un tavolo con gli Enti che contribuiscono al monitoraggio degli edifici e dei monumenti del Parco (anche attraverso tecnologie sofisticate come la rilevazione da satelliti), e una riunione con il concessionario dedicato all’organizzazione delle prossime mostre in programma, o ancora con stakeholders interessati a realizzare eventi presso il Parco. Tutto si inserisce in una più vasta cornice programmatica, che consiste nell’apertura a un nuovo pubblico tramite l’arricchimento delle iniziative culturali. La mostra Roma Universalis. L’impero e la dinastia venuta dall'Africa, pretta inqueste pagine, risponde anch’essa a questa linea: ogni mostra deve lasciare una traccia, restituendo nuove aree e implementando le informazioni didattiche del percorso di visita del Parco archeologico del Colosseo, al di là della data di chiusura dell’esposizione stessa.
Ritengo fondamentale che il Parco torni ad essere uno spazio inclusivo, di condivisione, che abbia, anche in sinergia con il Comune di Roma, un ruolo “sociale” di aggregazione per le famiglie, le scuole, le diverse etnie che vivono a Roma, in cui la Bellezza possa svolgere una funzione “curativa”. Per questo abbiamo creato il progetto «Il Parco fuori dal parco», che tessendo una rete con le associazioni, i quartieri e le scuole dovrà compiere la missione più importante: restituire il cuore di Roma ai romani.
Mentre lavoro su questi temi squilla di continuo il telefono. Spesso sono richieste di interviste, che cerco sempre di soddisfare e inserire nella mia agenda. Con la stampa preferisco un contatto diretto, non solo con conferenze stampa ma anche con “passeggiate” nel Parco, per raccontare la bellezza di questo maestoso e monumentale sito dalla complessa gestione.
I numerosi cantieri attivi richiedono costanti sopralluoghi e la mia attività comprende ogni giorno visite alle zone interessate da scavi archeologici in concessione alle università, a lavori di restauro o di allestimento per la realizzazione di mostre.
Il primo pomeriggio solitamente lo dedico alla distribuzione dell’attività lavorativa, sottoposta alla mia firma su documenti e circolari: momento fondamentale per garantire l’efficienza e l’operatività degli uffici. Quando non sono convocata dal Ministero al Collegio Romano o non sono chiamata a partecipare a incontri che riguardano, come i lavori della Metro C e la “sistemazione” della piazza del Colosseo con l’amministrazione di Roma Capitale, monitoro e rispondo alle richieste pervenute sulla mia e-mail personale.
Salvo qualche eccezione, la porta del mio ufficio resta sempre aperta e il personale del Parco mi rende partecipe delle problematiche e delle esigenze quotidiane, nonché consapevole degli importanti risultati raggiunti. Il confronto con la loro esperienza e professionalità è per me di particolare importanza.
Mentre gli altoparlanti segnalano la chiusura dell’area archeologica, le luci negli uffici restano accese, gli impegni per tutti noi sono continui e pressanti. A sera, quando esco dall’ufficio, lascio in mani sicure e professionali, quelle del personale di vigilanza, la custodia di questo luogo unico al mondo. E sono tranquilla.
Due le priorità, la conservazione dei monumenti e l’accessibilità per il pubblico