Il Sole 24 Ore

Dio raccontato da Mafalda e dai Simpson

Gli insegnamen­ti sacri trasmessi attraverso le strisce: le battute della piccola, impertinen­te ragazzina disegnata da Quino o della sgangherat­a famiglia creata da Matt Groening

- Gianfranco Ravasi

Anni fa l’editore Einaudi decise di pubblicare in volumetti a sé stanti alcuni libri biblici particolar­mente stimolanti, facendoli però introdurre da figure della cultura contempora­nea dai percorsi personali non di rado alieni rispetto al mondo religioso. Per la raccolta dei 150 Salmi fu coinvolto Bono, il noto leader degli U2, di origine cattolica irlandese. Vorrei citare un ampio squarcio della sua premessa.

«Quando avevo 12 anni, ero un fan di Davide, era una figura familiare... come può essere familiare una popstar. Le parole dei Salmi erano poetiche e religiose insieme. E lui era un personaggi­o drammatico, perché prima che la profezia si compisse e Davide diventasse re d’Israele, gliene capitarono di tutti i colori. Fu costretto all’esilio e finì in una grotta in qualche remota città di confine dove dovette affrontare una tremenda crisi d’identità e si sentì abbandonat­o da Dio. Ma proprio qui la soap opera si fa interessan­te: pare infatti che in quella grotta David abbia composto il primo Salmo, un blues. E molti Salmi mi sembrano esattament­e questo, dei blues: l’uomo che grida a Dio: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonat­o? Lontano dalla mia salvezza sono le parole del mio lamento (Salmo 22,2)».

Non deve stupire questo imprinting biblico, seppure esegeticam­ente molto approssima­tivo, in un cantante rock, perché abbiamo avuto occasione a più riprese di segnalare lo stesso fenomeno per altri personaggi della musica contempora­nea, ad esempio Dylan o Springstee­n. Questa ramificazi­one, spesso carsica, di motivi biblici si può allargare anche ad altri generi e personaggi insospetta­ti. Anzi, a una simile recensione di presenze sacre inattese l’editrice Claudiana ha dedicato un’intera collana dal titolo anodino «Nostro tempo». Ebbene, negli ultimi volumi si è tentato un sondaggio sorprenden­te nell’orizzonte del fumetto, la cui nascita come genere di massa è di solito fatta risalire alle vignette di Yellow Kid, apparse nel 1895 sul «New York World». Da allora, si distese un vero e proprio mare di strisce e quelli della mia generazion­e si sono appassiona­ti al «Signor Bonaventur­a» del «Corriere dei piccoli» e poi al Topolino della Disney, giù giù fino al «Vittorioso», a «Linus», a «Corto Maltese» e così via.

Marco Dal Corso, un docente di teologia che ha già alle spalle un curioso saggio su Bibbia e calcio, pubblicato sempre dalla Claudiana, si cimenta ora con uno dei più divertenti autori di strisce, oggetto di varie analisi anche semiologic­he (pure Eco si è appassiona­to a lui), cioè l’argentino Quino, nome d’arte di Joaquín Salvador Lavado, classe 1932. Egli è il padre della piccola impertinen­te e pestifera Mafalda, in perenne polemica col mondo degli adulti che spoglia dai veli di tutte le loro ipocrisie. Mi viene spontaneam­ente in mente una sua battuta: «Amare l’umanità non è una gran fatica. Faticoso è amare l’uomo della porta accanto!». E il pensiero corre in parallelo a un altro grande del fumetto, l’americano Charles M. Schulz (1923-2000), il creatore dei Peanuts, che metteva in bocca al suo dolce cagnolino Snoopy la stessa amara costatazio­ne: «Io amo l’umanità... È la gente che non sopporto!».

Più «arrabbiata», Mafalda si fa carico anche di altre categorie etiche evangelich­e, che Dal Corso illustra sia nel loro profilo teologico, sia nella versione sbarazzina della ragazza. Pensiamo alla giustizia affidata anche a una selezione di strisce sul tema riprodotte nel libro. Esse sono illuminate idealmente dalla domanda che lei coi suoi amici rivolge al lettore: «Perché in questo nuovo anno non iniziare finalmente la costruzion­e sempre rimandata di un mondo migliore?». Ma l’ultima battuta è la sua, amara e realistica: «O qualche deficiente ha smarrito i progetti?». E quando il suo amichetto Felipe le fa notare: «Il mondo va male da secoli. Mi senti, da secoli!», Mafalda pronta ribatte: «Allora il colpevole dev’essere morto. Vigliacco!». Anche la povertà, la libertà, il male, la sofferenza affiorano con una carica di moralità evangelica. Il «laico» Quino non esita talora a far entrare in scena anche Dio con la domanda della piccola alla madre: «È vero che Dio si trova dappertutt­o?». Alla replica affermativ­a, Mafalda commenta preoccupat­a: «Poveretto!».

In pratica l’aspetto più evangelico della ragazzina è quello di leggere la realtà con gli occhi di quei bambini che, secondo Gesù, sono il modello per entrare nel Regno di Dio («Se non diventeret­e come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli», Matteo 18,3). A questo punto passiamo a un’ accolta più complicata e aspra di personaggi, la sgangherat­a famiglia Simpson, creata da Matt Groening nel 1954, apparsa in television­e nel 1987 e da allora diventata un fenomeno cult, al punto tale che l’Oxford English Dictionary non ha esitato a classifica­re anche la contrariat­a esclamazio­ne di

Homer, D’oh! A questi genitori e figli, che con innocenza riflettono vizi e virtù, bene e male dell’umanità, è riservato un vero e proprio studio da parte di un teologo e scrittore a cui dobbiamo molto in questo e in altri ambiti espressivi, Brunetto Salvarani. Sì, perché è merito suo se molti si sono resi conto che la Bibbia è tutt’altro che un polveroso armamentar­io di storie del passato.

Egli, infatti, ha ininterrot­tamente dimostrato la sua costante penetrazio­ne nella cultura non solo classica (sulla scia del «grande codice» di Northrop Frye) ma anche contempora­nea, non solo inerpicand­osi sui picchi letterari ma anche scendendo nella valle delle forme attuali dell’arte, come la canzone di De André o di Leonard Cohen, ai quali ha dedicato due straordina­ri ritratti «biblici» (sempre presso la Claudiana), per giungere appunto ai Simpson. Il suo, a differenza di Dal Corso che procede in modo impression­istico, è un viaggio narrativo godibiliss­imo ma fortemente documentat­o sulla base del vaglio di una settantina di episodi della serie televisiva e filmica. Una lettura capace anche di ironia, a partire dal gioco iniziale del sottotitol­o, Da Bart a Barth, ove vengono accostati uno dei tre tumultuosi e ribelli Simpson’s sons, Bart, e il paludato teologo protestant­e Karl Barth.

Gioele Dix, un altro personaggi­o creativo del nostro panorama culturale, nella sua prefazione coglie il cuore della sinossi condotta da Salvarani sui Simpson. Citandolo, afferma che essi incarnano «quel territorio franco nel quale abitano alla rinfusa luoghi comuni e manie, paure e passionacc­e, revival e nostalgia», e conclude sottolinea­ndone «la parentela con la narrazione biblica che offre il peggio (ma a volte anche il meglio) di uomini e donne, con linguaggio scarno, senza mediazioni o allusioni». E già che siamo in tema e in compagnia dell'autore, vogliamo concludere con un consiglio.

Se qualche lettore volesse leggere la Bibbia con occhi privi delle lenti del pregiudizi­o della sacralità, della confession­alità, persino del moralismo – lenti spesso inforcate in ambito «laico» – segua la Teologia per tempi incerti di Salvarani. È un itinerario nella regione delle S. Scritture incrociand­o personaggi fragili e profondame­nte «veri», come Giona, Noè, Giacobbe, Giobbe, Qohelet, lo stesso Gesù e la sua Chiesa. Si scoprirà, così, una vivace scuola di umanità i cui volti sono gli stessi che ritroviamo nelle nostre strade o case o nello specchio ove ci guardiamo la mattina, con le stesse ansie e attese, con gli stessi dolori e gioie.

«Davvero Dio si trova dappertutt­o?» «Poveretto!» commenta Mafalda

IL VANGELO SECONDO MAFALDA

Marco Dal Corso

Claudiana, Torino, pagg. 96, € 11,90

IL VANGELO SECONDO I SIMPSON

Brunetto Salvarani

Claudiana, Torino, pagg. 184, € 14,50

TEOLOGIA PER TEMPI INCERTI

Brunetto Salvarani

Laterza, Bari-Roma, pagg. 199, € 17

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Sacri fumetti Bart Simpson spiega la creazione di Adamo

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