SENSUALITÀ FATALE IN BIANCO E NERO
Dive! “Stasera Bertini”: bastava l’apparizione di questo striscione per far accorrere al cinema le folle. Correvano gli anni 10 del secolo scorso e per il cinema italiano era davvero un gran bel momento. Le pellicole di produzione nazionale godevano dei favori del pubblico, grazie soprattutto alla presenza delle dive, «donne dal passo vacillante e convulso, le loro mani di naufraghe dell’amore...», come le descriveva Salvador Dalì. A due di loro, a due delle massime tra loro, Lyda Borelli e Francesca Bertini, è dedicato l’imperdibile cofanetto Dive”, edito dalla Cineteca di Bologna. Con la Borelli sono proposti, in edizione come sempre esemplarmente restaurata, Ma l’amor
mio non muore! (1913) e Rapsodia satanica (1917), quest’ultimo accompagnato dalla partitura musicale composta da Pietro Mascagni. Della seconda possiamo gustare Sangue bleu (1914) e il celeberrimo Assunta Spina, da lei diretto oltre che interpretato nel 1915. Persona fantastica, la Bertini, vera antesignana del nuovo ruolo che le donne stavano cominciando ad avere all’inizio del Novecento. «Un prototipo di donna che ella seppe non solo inventare–sottolinea il compianto Vittorio Martinelli nell’ introduzione al volumetto che accompagna i dvd – ma anche far resistere nel tempo, ben al di là della sua carriera cinematografica, iniziatasi e conclusasi nel breve arco di una decina d’anni». Ne ricordiamo l’eco nella Grande guerra di Monicelli: il soldato semplice siculo Nicotra, impersonato da Tiberio Murgia, attende ogni giorno la distribuzione della posta per riceverne l’agognata foto con dedica. Come lui, migliaia di altri giovani combattenti, alla ricerca di una fugace, straziante consolazione nel fango delle trincee.