Il caso del grande exploit di Fedeli
Lostranocasodelcaneuccisoamezzanotte,lanuovaproduzionedel Teatro dell’ Elfo, è per tanti aspetti l’ opposto del precedente progetto sull’ Afghanistan: è un racconto fresco, delicato là dove l’ altro era un potente affresco storico; ha uno stile sottilmente inventivo là dove l’ altro andava dritto al losco podi informaree far pensare. Sembra un emblema di ciò che è stato l’ Elfo in questi anni, un luogo di consumo intelligente, capace di rivolgersi a un vasto pubblico sostanzialmente popolare, non in quanto a composizione sociale, ma perla mescolanza di età, culture, aspettativeteatrali diverse. Lo spettacolo, ispirato a un best-seller di MarkHadd on, abilmente ridotto perla scena da un altro autore inglese, SimonStephens,e tradotto da Emanuele Al dr o van di, vive soprattutto attorno alla figura del protagonista, un quindicenne affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismoche rende difficile il rapporto con gli altri e il contatto con la realtà, ma sviluppa invece singolari talenti logici e scientifici. Bruni e De Capitani, che firmano la regia, hanno ovviamente studiatola patologia, si sono documentati, ne evocano scrupolosamente alcuni sintomi alla ribalta. Si sono tenuti però ben lontani da qualunque idea di un teatro di testimonianza clinica o di retorica del disagio.
I problemi del ragazzo sono anzi, al contrario, la chiave romanzesca della sua avventura, ciò che rende avvincenti anche gli aspetti più ordinari della trama: amante diSherlockHolm es, decide infattidi indagare sulla morte del cane di una vicina di casa, e procedendo nell’ inchiesta arriva anche a fare luce sul mistero della scomparsa di sua madre. Fra incertezze e paure, nella fase culminantesi trova addirittura a dover raggiungere Londra, lui che non ha mai visto un treno, e a cimentarsi con successo in un’ importante prova matematica. Poichèqu este sue gesta sonori costruite attraverso il resoconto che egli ne fa in un diari oche è stato invitato ascrivere da una sua insegnante, il tema delle pagine, dei fogli bianchi che si riempiono delle sue fantasie è il filo conduttore dell’ intero allestimento. Nella scena di Andrea T ad dei, dove tutto è chiaro, privo di colore, spicca so lola felpa rossa del protagonista, l’ unica presenza concreta in un mondo irreale.
Ad accentuare questo sfondo dolcemente visionario ci sono i bellissimi disegni - proiettati su tre schermi - di Ferdinando Bruni, le videoanimazioni di FrancescoFrongia, le maschere spettrali che trasformano tutti i personaggi del viaggio londinese in creature oniriche. Ma a rendere credibile e appassionante la proposta è in special modo il magnifico exploit attorale del giovane Daniele Fedeli, che, al centro di un’ interpretazione corale, crea un impressionante ordito di piccoli gesti sconnessi, di intonazioni stralunate, di atteggiamenti maniacali. Ha ventiquattro anni, ma è difficile non scambiarlo per un vero adolescente disturbato.