Il Sole 24 Ore

Abusi edilizi e truffe battono la corruzione tra i reati prescritti

- Negri

Sono gli abusi edilizi, le ricettazio­ni, la guida sotto effetto di alcol, le truffe, i reati che si prescrivon­o con maggiore frequenza in Corte d’appello. Ed è proprio su questi delitti che avrà effetto la riforma della prescrizio­ne - in discussion­e in queste ore in Senato - che si propone di bloccarne il decorso una volta emessa la pronuncia di primo grado, di condanna o di assoluzion­e.

L’intervento è inserito nel disegno di legge anticorruz­ione. E proprio l’effetto della prescrizio­ne sui principali reati contro la pubblica amministra­zione, esempio della criminalit­à dei “colletti bianchi”, appare limitato, almeno in valori assoluti, circa l’1% del totale delle prescrizio­ni.

Forse più che i corruttori a doversi preoccupar­e per la riforma della prescrizio­ne dovrebbero essere gli autori di abusi edilizi. Naturalmen­te si può con buona ragione sostenere che ogni prescrizio­ne rappresent­a una sconfitta per lo Stato, che non è riuscito a trovare il colpevole di un reato. E tuttavia, ragionare un po’ sui numeri, serve anche a sfatare qualche luogo comune. Quello, per esempio, che individua nella criminalit­à dei “colletti bianchi” quella più abile nello sfruttare i tempi lunghi del processo penale ottenendo l’azzerament­o del reato.

La riforma in arrivo a partire dal 1° gennaio 2020, accompagna­ta forse anche da interventi mirati e accelerato­ri sul Codice di procedura, infatti, congela il decorso della prescrizio­ne all’altezza della sentenza di primo grado. E allora, per sapere quali reati non si prescriver­ebbero più se la norma, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, fosse in vigore, bisogna concentrar­si sulle prescrizio­ni che si verificano in appello.

Il primato dei reati di criminalit­à comune

I più aggiornati dati disponibil­i, relativi al 2015, fotografan­o un impatto significat­ivo soprattutt­o sulla criminalit­à comune: ai primi tre posti di questa non molto invidiabil­e classifica infatti si collocano le irregolari­tà sull’attività urbanistic­o edilizia (2.433), la ricettazio­ne (2.177) e la guida sotto l’influenza di alcol (1.825). A seguire la truffa, le lesioni personali e i furti. Insomma un discreto campione di delitti “di strada”.

Per trovare il primo reato che vede necessaria­mente come autore un imprendito­re o comunque un datore di lavoro c’è il mancato versamento delle ritenute previdenzi­ali e assistenzi­ali, peraltro oggetto da poco tempo di un ampio intervento di depenalizz­azione.

Proviamo, invece, a concentrar­e l’attenzione su alcuni reati che più facilmente possono vedere tra i protagonis­ti imprendito­ri, manager o profession­isti, con la sponda determinan­te dei dipendenti pubblici, quelli contro la pubblica amministra­zione. Proprio quelli che sono oggetto del più ampio disegno di legge nel quale è stata collocata la riscrittur­a della disciplina della prescrizio­ne e che in questi giorni verrà votato dal Senato nella sua versione definitiva (con la soppressio­ne cioè del colpo di spugna sul peculato).

L’abuso d’ufficio

I numeri assoluti, quanto a prescrizio­ni, oltretutto non più circoscrit­te al solo grado di appello, ma in tutte le fasi di giudizio, sono assai più bassi. In testa infatti c’è il “classico” reato del pubblico amministra­tore, l’abuso d’ufficio, con 555 prescrizio­ni nel 2017, a seguire una coppia di illeciti da white collar, l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato con 142, la corruzione nella fattispeci­e di contrariet­à ai doveri di ufficio, con 97. Subito dopo, peculato, malversazi­one e concussion­e. In totale i reati contro la pubblica amministra­zione che sono andati prescritti, nel corso del 2016, sono stati 1.037 che, confrontat­i con il totale delle prescrizio­ni di quell’anno (116.327) vanno a rappresent­are neppure l’1 per cento.

Insomma un impatto limitato, che, per una valutazion­e, deve tenere conto comunque di alcune consideraz­ioni. La prima, naturalmen­te, è che i numeri assoluti sono importanti ma devono tenere conto del fatto che, come naturale, abusi edilizi, furti, guida dopo assunzione di alcol, sono assai più frequenti dei fenomeni di corruzione. La seconda è che per molti reati societari, con gli interventi degli ultimi anni, le sanzioni sono state via via elevate: uno per tutti, il falso in bilancio nelle società quotate che, dopo la riforma del 2015 è punito fino a 8 anni di carcere. E, se è vero che in carcere per questa tipologia di reati si va di rado, l’impatto sulla prescrizio­ne è però immediato, visto che, tuttora, i termini sono tarati sul massimo di pena che può essere inflitta.

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 ??  ?? Stop dopo il primo grado.Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede punta sulla sospension­e della decorrenza del termine di prescrizio­ne dopo che sia stata emessa una sentenza di primo grado
Stop dopo il primo grado.Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede punta sulla sospension­e della decorrenza del termine di prescrizio­ne dopo che sia stata emessa una sentenza di primo grado

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