Organizzare bandi e concorsi di architettura diventa una professione
Creatività e competenza per un lavoro che non è solo burocrazia
Ideare, organizzare e coordinare un concorso di architettura non è ancora un mestiere, ma potrebbe diventarlo, quando questo strumento si affermerà come quello preferito dai committenti per ottenere un progetto di qualità. Sia nel pubblico che nel privato. «Il concorso è uno strumento molto potente, ma altrettanto delicato – spiega Pier Giorgio Giannelli, presidente dell'Ordine degli Architetti di Bologna - per una sua perfetta riuscita è necessario che tutta una serie di tasselli essenziali vadano al proprio posto, lato committente e lato partecipanti, e che il processo sia lineare ed efficiente». Aver partecipato a concorsi nazionali ed internazionali costituisce sicuramente una buona palestra; bisogna conoscere bene la normativa e saperla leggere ed interpretare in modo “creativo”, e serve una bella dose di passione sia per la procedura, ma soprattutto per la possibilità insita nel concorso di incidere favorevolmente sulla qualità delle trasformazioni urbane e del paesaggio. Secondo Giannelli, che ha progettato e gestito i concorsi per due scuole a Riccione e Cesenatico, ed è al lavoro per un concorso che uscirà il 12 dicembre ad Aosta «questi sono gli skill richiesti per chi si vuole avventurare in questo mercato».
L’Alto Adige da una ventina d’anni ha formato una task force di coordinatori di concorsi e in paesi come Francia, Austria e Germania le competizioni sono progettate e gestite da advisor con competenze specifiche. «L’ipotesi della Centrale unica di progettazione, prevista dal Governo e in discussione in Parlamento – commenta Giannelli – lascia perplessi, perché l'architettura non è replicabile serialmente sul territorio: ogni volta che facciamo un progetto questo è un prototipo che tiene conto di diversi fattori ambientali, paesaggistici e sociali». Il dibattito è aperto, la categoria sollecita con determinazione una Legge per l'Architettura, intanto una grande spinta in questi ultimi anni pro-concorso l'hanno data le piattaforme telematiche degli Ordini provinciali di Bologna, Milano con Concorrimi, per poi arrivare a quella del Cnappc. Insieme, negli ultimi due anni hanno promosso più di 80 concorsi. Se la quantità crea il mercato, sulla qualità si può incidere proprio anche attraverso la leva del coordinatore, che pone come priorità la certezza dell'incarico e della realizzazione, garantisce montepremi commisurati all'impegno, bilancia la richiesta di requisiti che non possono escludere a priori una buona fetta di possibili competitor, spesso i più giovani.
Anche gli operatori privati credono nei concorsi, (si veda il servizio del 5 novembre dedicato all'esperienza Generali) e proprio loro potrebbero utilizzare più agevolmente lo strumento, dato che non sono legati necessariamente al Codice Appalti. Cosa ci guadagnano? La possibilità di scegliere tra diverse opzioni possibili, e un ritorno mediatico importante. «Non solo – aggiunge Giannelli - un privato può attivare formule estremamente innovative che la Pa non riuscirà mai a bandire: nel progettare un concorso bisogna essere creativi, esattamente come per progettare qualsiasi altro prodotto».